I risultati sono ancora parziali, solo la metà dei voti sono stati
scrutinati. Ma i primi dati forniti dalla Commissione elettorale
mescolano le carte irachene: alle elezioni parlamentari iracheni, che si
sono svolte sabato (bassa l’affluenza, poco superiore al 44%) il favorito, l’attuale primo ministro al-Abadi a capo della coalizione Nasr, “Vittoria”, sarebbe solo terzo.
Eppure un recente sondaggio dava la sua popolarità alle stelle: il 79%
degli iracheni gradiva la sua politica, soprattutto dopo l’annuncio
dello scorso dicembre di sconfitta dello Stato Islamico.
In testa al momento c’è la coalizione Sairoun, “In cammino
insieme”, formata dal movimento del religioso sciita Moqtada al-Sadr e
dal Partito Comunista iracheno. Segue al secondo posto la coalizione
Fatah, “Conquista”, che riunisce le unità di mobilitazione popolare,
ovvero le milizie sciite legate all’Iran e guidate dal potente Hadi
al-Amiri.
Secondo la Reuters che ha visionato un documento della
Commissione elettorale, Sairoun sarebbe prima con 1.3 milioni di voti e
54 seggi su 329, Fatah seconda con 1.2 milioni di voti e 47 seggi e
al-Abadi terzo con un milione di preferenze e 42 seggi.
Sul piano geopolitico lo sconquasso è visibile: se al-Sadr
non è affatto un filo-iraniano, anzi, ha sempre criticato la longa manus
di Teheran sugli affari iracheni tanto da far visita alla
monarchia saudita lo scorso anno (stessa cosa fece quasi in
contemporanea al-Abadi) le milizie sciite sono in qualche modo la
principale espressione dell’Iran in Iraq, armate e addestrate dalla unità di élite delle Guardie Rivoluzionari del generale Suleimani.
Si resta in attesa, dunque, dei risultati definitivi: la vittoria di
al-Sadr non significa in automatico la possibilità di formare un
governo, una coalizione più ampia sarà di certo necessaria. C’è
ancora molto da capire, soprattutto in termini di disaffezione della
popolazione (più di un iracheno su due non si è recato alle urne) e di
priorità nel post Isis: in molti hanno riconosciuto la loro preferenza a
forze relativamente nuove o comunque di rottura, vuoi la forza
militare delle milizie sciite, vuoi il discorso anti-corruzione,
riformista e a sostegno della classe operaia di al-Sadr. Amiri e al-Sadr
sono al momento primi in quattro delle dieci province scrutinate.
Certa è la presa di Baghdad da parte di sadristi e comunisti: Sairoun è prima nella capitale,
ma anche nelle province di Wasit, al-Muthanna, Diyala e Dhi Qar. Fatah
delle milizie sciite vincerebbe invece Bassora, Kerbala, Babil e al
Qadisiya, dunque le aree sud a maggioranza sciita. A Baghdad al-Abadi
sarebbe solo quinto, prima di lui il rivale diretto, l’ex premier
al-Maliki al terzo posto, e la coalizione sunnita Watanuya dell’ex primo
ministro Allawi.
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