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28/03/2017

Livorno - Darsena? I cinesi sono già a Livorno

Gli articoli sul possibile interessamento, alla costruzione della Darsena Europa, da parte di investitori cinesi hanno causato un certo interesse. Prima di tutto verso gli investitori, ai quali si cerca di vendere sia la Darsena Europa che qualche prodotto tecnologico del territorio, poi marginalmente verso i cinesi in sé. Soggetti che sono visti come portatori di capitali, quando li hanno, in grado di comprare quello che i bianchi non riescono a vendere. Magari senza capire che i cinesi tanti prodotti li hanno già e che, in caso di finanziamento di qualche infrastruttura, sono ben dotati di idee chiare su come far crescere i cantieri in un posto straniero. Idee che, magari, non collimano certo con l’immaginazione, tutta italiana, su come fare affari.
 
Ma il punto che qui interessa di più è parlare dei cinesi di cui non parla nessuno: quelli livornesi. In modo da poter analizzare qualche cifra che riguarda sia il fenomeno che la nostra città. Si tratta di una immigrazione silenziosa, sia per le barriere linguistiche sia per la tendenza a lavorare tra simili, meno avvertita dei fenomeni più tradizionalmente integrati in città (quelli provenienti dal continente africano o sudamericano): Eppure anche la nostra città, assieme alla ristorazione giapponese grazie a qualche nota catena di sushi a prezzo fisso, si è sviluppata l’immigrazione cinese. E lo si vede nel panorama urbano dalle scritte sui negozi. Parrucchieri, negozianti di articoli di abbigliamento e di elettronica, ristoratori, gestori di bar. Nell’ultimo caso c’è la tendenza a fornire prodotti italiani, dal caffè al classicissimo ponce, in altri casi si notano anche assunzioni di dipendenti livornesi.

Ma di che tipo di comunità stiamo parlando? Di una comunità che nel 2013 vedeva, come persone che hanno spostato la propria residenza all’estero, un incremento del 235% rispetto al 2007. Ed era una tendenza molto più marcata rispetto al totale delle emigrazioni sia di cittadini italiani che stranieri. In ogni caso la comunità cinese è la terza in Italia per dimensioni dopo quelle albanese e marocchina con 332 mila persone, che nel 2014 rappresentavano l’8,5% dei cittadini non comunitari in Italia. Erano in diminuzione però i nuovi permessi di soggiorno, 3000 in meno solo dal 2013 al 2014 per un totale di 17 mila nel 2014, e fra questi la fetta più grossa era rappresentata non da chi viene in Italia per lavorare, ma per chi cerca il ricongiungimento familiare. In ogni caso, si tratta di una comunità stabile, a livello nazionale, dove i ricongiungimenti fanno la parte del leone e c’è anche una forte tendenza, quando possibile, all’uscita dall’Italia.

Se andiamo a vedere le caratteristiche dell’immigrazione cinese a Livorno i numeri sono in controtendenza. Da dati ufficiali, negli ultimi sei anni, dal 2010 al 2016, ufficialmente la comunità cinese a Livorno ha visto una crescita quasi del 30% dei propri effettivi (da 333 a 472). E questo in una città, dati del 2015, dove il saldo migratorio non compensa il rapporto nascite-morti (+900 di saldo migratorio a cui vanno sottratte oltre 2000 persone “perse” dalla città nel saldo negativo nascite-morti ogni anno). Una crescita quindi superiore al tasso, stabile, di crescita nazionale, non solo legata al ricongiungimento naturale ma anche, basta guardare il territorio, a nuove attività.

Ma come mai questa attenzione verso Livorno? Basta avere un attimo un’idea, legata ai processi storici, dei flussi migratori cinesi. Si tratta di una combinazione di due fattori. Da un lato c’è una componente, diciamo così, genetica: i cinesi hanno da sempre un “DNA” mercantile, che nel corso dei secoli li ha spinti ad insediarsi lungo le coste. Le coste della Cina hanno favorito, infatti, sia lo sviluppo portuale che quello mercantile. Senza questa tendenza storica, di lungo periodo, non ci sarebbe stato l’inserimento della Cina nella globalizzazione. Dall’altro c’è la componente storica più recente: a partire dal 1978, con la “liberalizzazione” di Deng, l’apertura dei mercati fece emergere velocemente imprese a conduzione familiare. Il Boom economico degli anni ’80 e ’90, poi, spinse i cinesi a considerare l’Europa e l’America come le nuove terre dell’oro, verso cui emigrare per garantirsi un successo imprenditoriale.

Imprese a conduzione familiare in zone portuali. Un “must” per le tendenze storiche dell’immigrazione cinese. Se qualcuno vuol sviluppare i rapporti tra la nostra città e la Cina dovrebbe coltivare questa comunità, come abbiamo visto, in crescita. Ma Livorno non appare ancora matura per questi processi.

Redazione, 27 marzo 2017

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