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26/02/2017

Quando la storia si ripete: i migranti come merce di scambio

Se dunque il trattato di amicizia tra Libia e Italia, firmato proprio a Bengasi, dovesse saltare potrebbe scattare l’emergenza. In quel documento il nostro governo, in cambio di concessioni economiche e politiche al regime di Gheddafi, ha ottenuto impegni libici a controllare le coste per impedire le partenze di barconi dalla zona nord del Paese... (Il fatto quotidiano, 2011).

Sono merce di scambio pregiata. I migranti Senza Nome fanno funzionare l’economia e la politica. Permettono accordi commerciali, di frontiere e soprattutto danno garanzia di continuità al futuro del sistema. Una storia che si ripete, si riproduce e si arricchisce di nuovi paesaggi geopolitici. Sono stati avanzati dubbi sull’impegno reale del Marocco a contenere gli assalti alle reti di difesa di Ceuta. In appena un paio di giorni diverse centinaia di migranti hanno raggiunto l’Europa dei Campi di Detenzione. Merce di scambio e insieme ritorsione per le minacce agricole sui commerci tra l’Europa e questo paese. Il Marocco che a sua volta ha costruito una frontiera di sabbia con l'Sahara ex spagnolo contro il popolo Sarahoui in cerca di remota indipendenza. Ad ognuno i suoi ostaggi.

"Il primo ministro Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi stanno costruendo il loro accordo di amicizia a spese di individui, di altri paesi, ritenuti sacrificabili da entrambi", afferma Bill Frelick, direttore per le politiche dei rifugiati di Human Rights Watch, nel giorno della visita del leader libico in Italia. "Più che un trattato di amicizia – aggiunge – si direbbe uno sporco accordo per permettere all'Italia di scaricare i migranti e quanti sono in cerca di asilo in Libia e sottrarsi ai propri obblighi". (La Repubblica, 2008)

Non importa come. Il fine giustifica i mezzi e questo si sa. In questo si è semplicemente conseguenti col sistema che esclude i poveri che non si rassegnano a scomparire nella sabbia. Il sistema li accoglierà, ne ha bisogno, ma a condizione di prestarsi, docili e sottomessi ai dettami delle leggi del mercato. Il Niger ha fatto dei migranti una delle sue pregiate mercanzie, insieme alle cipolle per piangere da esportazione e l’uranio che illumina la politica della Francia. Compravendite inedite nel Sahel: controllo dei migranti in cambio di soldi e progetti. L’epoca della tratta umana non è terminata, ha solo cambiato di modalità operative e di soggetto. Un recente rapporto delle Nazioni Unite sulla Popolazione Mondiale parla di migrazione da ripopolamento. Secondo questo documento in Italia sarebbero necessari 6.500 migranti all’anno per ogni milione di abitanti. Quanto circonda il ‘controllo’ delle migrazioni è solo una grande menzogna.

Come durante il regime di Gheddafi, l’Europa si gira dall’altra parte quando non ritiene opportuno denunciare le violazioni dei diritti umani in Libia. Basta che Tripoli mantenga il suo ruolo di controllore dei flussi di migranti e rifugiati... (Il fatto quotidiano, 2012).

Ed è la storia di oggi. Perché parlare di ‘corridoi umanitari’ quando esiste un diritto a migrare, riconosciuto dalla dichiarazione universale dei diritti umani. Corridoi pieni di polvere che, sotto i riflettori degli schermi televisivi, sono funzionali al sistema. Come se i diritti fossero una pesca di beneficenza da commercializzare in TV. Non corridoi ma riconoscimento di dignità e trasformazione del mondo così com’è adesso. Questo processo si chiama ancora oggi rivoluzione. Proprio quella di cui i migranti sono gli irregolari portatori.

Niamey, febbraio 017

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