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29/01/2017

Da Prodi a D’Alema a Pisapia. La fiera degli illusionisti del centrosinistra

Si moltiplicano le iniziative di una presunta sinistra governativista che punta a recuperare l’idea del centro – sinistra (o del Nuovo Ulivo) con diverse azioni che, alla fine, si riveleranno conseguenti al velleitario tentativo del PdR di arrivare al famoso 40% presumibilmente confluendo nel già evocato e troppo prontamente esorcizzato “listone”. E’ già partito infatti il tam-tam del “voto utile”.

Naturalmente le cose stanno in maniera molto complessa e, in questo caso, ci siamo permessi di schematizzare: ma la situazione, nella sostanza, sta così.

In realtà è l’insieme del centrosinistra, Renzi o non Renzi, che non esiste più come formula e prospettiva politica (se mai questa prospettiva è concretamente esistita in passato) considerati i dati del completamento di una vera e propria “mutazione genetica” che si è verificata al centro del sistema politico e, di conseguenza, nell’insieme del PD con il passaggio dall’ipotesi di sistema “bipolare” a quello di un centro di governo che svolge una funzione “pivotale” proponendo l’aggancio ad altri soggetti (nel caso del PD a Forza Italia) come fu nel “centrismo” degasperiano.

Manca totalmente nel panorama politico italiano una elaborazione di “opposizione per l’alternativa” da parte della sinistra.

Non c’è lo spazio per enucleare i singoli passaggi in questo senso e neppure analizzare i contenuti: vale l’asseverazione di fondo.

Basterà riassumere le tre grandi contraddizioni operanti sul piano internazionale e su quello interno al riguardo delle quali è necessario ricercare un’adeguata elaborazione innovativa rispetto al passato ma legata strettamente alla qualità delle condizioni materiali nelle quali versano le masse popolari a tutti i livelli.

Ecco di seguito, proseguendo nella schematizzazione:

1) Il nuovo assetto a livello planetario nella fase di superamento del tipo di globalizzazione che era stata imposta dalla gestione del ciclo della finanziarizzazione capitalista oggi in via di sostituzione da una ripresa di ruolo egemone da parte di un bipolarismo fondato su le rispettive vocazioni imperialiste delle superpotenze in un quadro complessivo di “nazionalismo – protezionismo”;

2) Su questa base l’avvio di una fase di possibile scioglimento dell’Unione Europea. E’ necessario elaborare una iniziativa politica che caratterizzi l’alternativa di contenuto allo stato di cose che potrebbe presentarsi a questo proposito in tempi che potrebbero rivelarsi non lunghissimi. Il tema dello scioglimento dell’Unione Europea, già evocato dal consigliere economico del cancelliere tedesco e concretamente ipotizzato in studi elaborati dai principali centri finanziari come Mediobanca, esige da parte della sinistra d’alternativa un’elaborazione politica e non soltanto esercitazioni analitiche pur molto interessanti. E’ necessaria – su questo punto – una linea di iniziativa affatto diversa, com’è ovvio da quella della destra propagandistica rappresentata dal M5S o da quella isolazionista – neonazionalista della Lega Nord (che ha ormai smarrito del tutto la venatura federalista).

3) Sul piano interno l’esito referendario del 4 Dicembre e lo stesso schieramento che ha sostenuto la contestazione giudiziaria alla legge elettorale Italicum ha tracciato una nuova linea di faglia all’interno del sistema politico italiano, quella che non riesce a vedere le ipotesi di riesumazione del centro – sinistra e/o dell’Ulivo in chiave di governabilità. Si tratta della demarcazione tracciata dalla ripresa di centralità della Costituzione Repubblicana nel senso della centralità del Parlamento e del conseguente primato del concetto fondamentale della rappresentatività politica.

E'  dunque necessaria una sinistra di nuova soggettività fondata, oggi come oggi, sull’esigenza ineludibile di rappresentare un’opposizione e un’alternativa di sistema, connessa con le contraddizioni sociali di fondo, mossa politicamente su di una proposta fondata sulla centralità delle istituzioni elettive e sulla ricerca di forme incisive di espressione democratica.

Una sinistra capace anche di ricercare, nel suo lavoro collettivo di costruzione di una qualità di quadri operativi sul territorio, anche adeguate forme di organizzazione politica che siano espressione immediata di questo comune dato di identità fornito dal legame alla visione complessiva dell’affermazione della Costituzione Repubblicana.

Dal punto di vista dei riferimenti politici cui è destinato questo intervento riprendo una parte del testo dell’appello lanciato nel 2013 dal blog “Perché la sinistra d’alternativa ritorni nel Parlamento Italiano” ritenendolo tuttora valido nel suo complesso,anche se ovviamente alcuni riferimenti sono assolutamente datati: ”Quando parliamo di “sinistra d’alternativa” delimitiamo già con grande chiarezza il campo: alternativa all’insieme dell’area politica che ha gestito, attraverso il governo dei cosiddetti “tecnici”, il disastro economico–sociale registratosi in questa fase; una gestione che ha riguardato sia quanti hanno sostenuto, in passato, il governo populista di estrema destra che è rimasto in carica tra il 2008 e il 2011; sia coloro che, dopo aver avversato quel governo, hanno sostenuto l'attuale soluzione autoritaria-liberista-antipopolare. In questa direzione non possono essere possibili malintesi propositi unitari.” Al governo dei cosiddetti tecnici va aggiunto nel tempo il governo Renzi con il suo tentativo di limitazione della democrazia in senso autoritario – personalistico e la conseguente crescita del peso delle contraddizioni sociali così come è stato comunque indicato nel corso di questo intervento.

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