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28/11/2016

Afghanistan. Sei ufficiali indagati (e uno suicida) per truffa

Le missioni militari all'estero sono una fogna. Da un lato costituiscono interventi imperialisti travestiti da “operazioni di polizia internazionale”, dall'altra un'occasione per fare soldi. A molti livelli diversi, che vanno dalla spesa militare vera e propria in Italia alle “mazzette” pagate da militari di professione di basso grado agli alti ufficiali che decidono chi va in missione (per guadagnare anche più di 6.000 euro al mese).

Tutte cose che si sapevano, già oggetto di inchieste della magistratura, anche se sono state sempre trattate “con i guanti” dalla stampa mainstream, incaricata di giustificare a prescindere tutto ciò che i governi stabiliscono su questo punto.

Chissà se andrà così anche stavolta...

La notizia arriva da Kabul, uno dei fronti più caldi e pericolosi per i militari italiani impegnati in operazioni all'estero. Un ufficiale di stanza laggiù – il capitano Marco Callegaro, 35 anni, originario di Rovigo ma residente a Bologna – si è infatti suicidato nei mesi scorsi. Ma non pare che sia accaduto per motivi personali…

Il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, ha infatti avviato una lunga e complicata inchiesta che lo ha portato ad iscrivere nel registro degli indagati sei ufficiali per truffa militare aggravata. Ufficiali, non soldati semplici o sottufficiali.

I sei avrebbero in varia misura collaborato con una ditta locale, afgana, incaricata di fornire la blindatura supplementare per alcuni mezzi militari dell'esercito. Due problemi gravi:
a) il titolare della ditta è risultato vicino agli “ambienti terroristici” contro cui l'esercito è istituzionalmente stato schierato (e fin qui si potrebbe pensare a uno dei tanti infortuni che capitano in ambienti dove la maggioranza della popolazione è ostile all'invasione straniera);
b) la blindatura è risultata assai più leggera e “forabile” di quanto preventivato. E soprattutto di quanto fosse necessario a proteggere sia i soldati ai propri ordini che gli ufficiali stessi.

L'intera pratica incriminata – corredata da un certificato di blindatura contraffatto – era stata curata dagli uffici amministrativi di Kabul dove l'ufficiale suicida – Callegaro – lavorava.

Ora ci sono 28 “blindati” sotto sequestro e sei ufficiali ufficialmente indagati.

Che si tratti di Tav o di guerra, pare proprio che le “procedure eccezionali” nella definizione degli appalti riescano a produrre solo corruzione e disastri. Forse è anche per questo che è diventato di moda "mettere i militari nelle strade" del paese. Forse è anche per questo che vogliono cambiare la Costituzione per facilitare la “decisionalità eccezionale” di governi obbedienti al mondo del business.

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