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26/10/2016

La Tav in mano alle mafie: 21 arresti, per oggi

Ma che strano... La Tav produce crimine e dissipazione di denaro pubblico, anziché sviluppo... Chi l'avrebbe mai detto!

A voler esser seri l'avevano detto in molti a cominciare dal movimento No Tav in Val Susa, in cui a lungo ha campeggiato la scritta “Tav=Mafia” sul fianco di una montagna. Difficile non vederlo, per procuratori impegnati soltanto a perseguire il movimento anziché il sottobosco politico-mafioso che cresce intorno alle “grandi opere”.

A poche ore dalla scoperta – anche la magistratura milanese aveva sancito una sorta di tregua, nell'anno di Expo – di interessi 'ndranghetisti sui padiglioni della mega-fiera amministrata dal neo sindaco Sala, un'altra inchiesta azzera qualsiasi argomentazione a favore delle grandi opere. E spiazza notevolmente la stessa autorità anticorruzione, guidata da quel Raffaele Cantone che dovrebbe sorvegliare tutto ma che appare solo in qualche intervista e nel viaggio per andare a cena da Obama.

Carabinieri e Guardia di Finanza sono stati mobilitati nella notte per procedere ad una lunga serie di arresti per "condotte corruttive per ottenere contratti di subappalto" nei lavori di una tratta della Tav Milano-Genova, del 6° Macrolotto dell'A3 Salerno-Reggio Calabria e della People Mover di Pisa, l'impianto a fune che mette in collegamento l'aeroporto Galileo Galilei con la stazione centrale della città. Tutte opere di notevole portata e costo (per l'A3 sono addirittura incalcolabili, visto che la si costruisce dagli anni '70, la Tav Milano-Genova parte da una previsione di spesa da 6,2 miliardi), che dovrebbero essere dunque sorvegliatissime dalla varie autorità.

Al momento a finire dietro le sbarre sono state 21 persone in tutta Italia, con accuse che vanno dalla corruzione all'estorsione.

Al centro dell'inchiesta c'è il direttore dei lavori di ben tre di queste grandi opere, che non trovava nulla di strano nel fare società con un imprenditore calabrese che si aggiudicava una sostanziosa fetta degli appalti. Alla guida aziendale dei lavori c'è una superpotenza del settore, come il consorzio Cociv, che tiene insieme nomi notissimi della cementificazione come Salini Impregilo, Civ e Condotte. E proprio alcuni funzionari di questo consorzio sono finiti in manette insieme a personaggi di collegamento con la 'ndrangheta.

Il meccanismo di storno degli appalti era infatti gestito dal centro, ossia dallo stesso general contractor che avrebbe dovuto garantire la trasparenza delle procedure di assegnazione dei lotti di lavori.

Solo per ricordarlo ai distratti:
"La funzione dell'Autorità Nazionale Anticorruzione è la prevenzione della corruzione nell'ambito delle pubblica amministrazione italiana, nelle società partecipate e controllate[5] dalla pubblica amministrazione, anche mediante l'attuazione della trasparenza in tutti gli aspetti gestionali, nonché mediante l'attività di vigilanza nell'ambito dei contratti pubblici, degli incarichi e comunque in ogni settore della pubblica amministrazione che potenzialmente possa sviluppare fenomeni corruttivi, evitando nel contempo di aggravare i procedimenti con ricadute negative sui cittadini e sulle imprese, orientando i comportamenti e le attività degli impiegati pubblici, con interventi in sede consultiva e di regolazione".
Come si vede, l'autorità "funziona" benissimo...

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