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28/10/2016

Trattato Ceta. Il premier canadese cancella il viaggio in Europa

di Jennifer Rankin - da The Guardian, traduzione e cura di Francesco Spataro

Il Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, ha cancellato il viaggio a Bruxelles nel bel mezzo delle dispute in corso, per salvaguardare uno storico accordo sul libero commercio fra il suo paese e l’Unione Europea.

Trudeau avrebbe dovuto incontrare i leader europei Donald Tusk e Jean-Claude Juncker a Bruxelles oggi, ma all’ultimo momento ha deciso di non salire sull’aereo, mentre i politici Belgi continuavano a litigare sull’accordo, così da evitare che l’Unione Europea arrivasse ad una firma. Proprio una fonte UE ha confermato al quotidiano The Guardian che il summit non avrebbe avuto luogo, e che nessuna nuova data è stata per ora fissata.

Chrystia Freeland, addetto stampa per il ministro del commercio canadese ha dichiarato al Global news “Non è attesa nessuna delegazione canadese in Europa per questa sera. Il Canada rimane pronto a firmare questo importante accordo quando l’Europa sarà pronta.”

Era previsto che Trudeau volasse nella capitale belga ieri sera come parte di una delegazione che includeva la Freeland e il ministro degli affari esteri, Stéphane Dion. Il Trattato economico di libero scambio (CETA), su cui si sta lavorando da sette anni, è inciampato proprio sulla dirittura finale, per colpa della forte opposizione del governo regionale belga di Vallonia.

L’UE ha bisogno dell’adesione di tutti gli stati membri (28 per la precisione) per sostenere e far entrare in vigore il CETA, ma il governo federale belga, che appoggia il trattato, non è stato capace di dare il suo benestare a causa dell’opposizione dei parlamenti regionali di Vallonia e Bruxelles. I negoziati tra i differenti leader regionali sono ripresi giovedì (ieri per chi scrive), ma i rappresentanti politici si stanno confrontando per ricucire le loro difformità. Nella tarda notte di mercoledì, le voci che riferivano di un compromesso vicino sono aumentate quando una commissione formata dai leader regionali belgi ha iniziato a discutere un elaborato.

Paul Magnette, premier vallone, si è rifiutato di firmare il trattato, facendo riferimento a “problemi tecnici”. Magnette in Vallonia è sostenuto dal gruppo Socialista e dai Cristiano democratici di centrodestra.

“Ciò che ci ispira è la difesa dei valori fondamentali: identità culturale a livello europeo, difesa degli agricoltori, delle piccole e medie imprese, il principio di precauzione,” ha dichiarato alla rete televisiva RTBF, Benoit Lutgen presidente francofono dei cristiano democratici. “Cosa cambia se ci sarà un summit domani, o fra tre giorni, o magari sei settimane? Ai miei occhi non cambierebbe nulla. Abbiamo lavorato per ottenere trasparenza, che è già di per sé importante, non solo per i cittadini Valloni, ma anche per i Belgi o per gli Europei.”

La decisione di rimandare il summit sarà un duro colpo per Tusk, presidente del Consiglio europeo. Nella tarda mattinata di mercoledì ancora pensava che sarebbe stato possibile andare avanti con questo incontro già da tempo programmato, tanto da sollecitare il Belgio ad essere all’altezza della sua fama come “campione di costruzione di consensi”. La discussione ha invece riacceso tensioni di vecchia data tra la Vallonia, una regione che a lungo ha lottato contro un’eredità di declino industriale e di alto tasso di disoccupazione, e la ben più ricca e prosperosa Flanders, che commercia maggiormente con il Canada. Tutto questo ha rimesso in discussione anche la capacità della UE a firmare accordi sul commercio ed ha aumentato i dubbi e gli interrogativi sulle prospettive per la Gran Bretagna post Brexit, nel negoziare il proprio specifico accordo.

La Commissione europea ha da sempre cercato l’unanimità fra gli Stati membri dell’UE riguardo ai trattati commerciali, ma le voci critiche affermano che è stato un errore tattico, dare ai Parlamenti nazionali il veto effettivo riguardo il trattato con il Canada.

Anche se i Belgi fossero all’altezza della loro reputazione nel trovare compromessi, il CETA entrerebbe in vigore su basi temporanee. Per diventare un trattato permanente e completo, il CETA dovrebbe essere ratificato da 28 parlamenti nazionali e 10 altre assemblee regionali e/o camere alte (il Senato, in altre nazioni). Il Segretario di Stato per il commercio internazionale, il britannico Liam Fox, ha dichiarato ieri ai membri del Parlamento che, le difficoltà che si stanno affrontando sul CETA hanno evidenziato l’importanza della sottoscrizione da parte del Regno Unito di un accordo sul commercio prima della loro uscita dall’UE. La Gran Bretagna prenderebbe in esame una procedura simile a quella del CETA, ha affermato Fox, solo se fallisse nel concludere un accordo sul commercio, prima della fine dei due anni di trattative di “divorzio” regolate dall’articolo 50 dell’UE.

“Quel tipo di procedura potrebbe essere intrapresa solo se il nostro paese lasciasse l’ Unione Europea, dopo la scadenza del periodo coperto dall’articolo 50, senza alcun tipo di accordo o, se cercasse un nuovo FTA (acronimo di Free Trade Agreement, un Trattato di Libero Commercio) al di fuori della UE.”

Alcuni osservatori pensano che è una prospettiva verosimile, considerato che i negoziati su “divorzio” ed articolo 50 sono riservati al socio britannico della UE e che i leader europei non sottoscriveranno un trattato commerciale prima di aver concordato delle disposizioni finali sul “divorzio”. Fox, un convinto sostenitore del “leave”, ossia dell’uscita dall’UE, sostiene che l’esperienza del CETA per alcuni potrebbe essere motivo di riflessione, portando questi paesi a pensarci due volte prima di accettare un trattato di libero scambio con la UE.

“Coloro i quali mettono la politica prima della prosperità dovrebbero pensarci due volte” chiosa Mr. Fox.

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