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30/08/2016

Analisi - L'Iran ha lavorato con Ankara e Assad durante l'incursione turca

di Jonathan Steele   Middle East Eye*

Mentre la Turchia aumenta il numero dei suoi tank nel nord della Siria, il governo iraniano sta mantenendo un evidente ma indicativo silenzio. Le notizie dell’incursione [turca] sono state ampiamente trattate dai media locali, ma non c’è stata alcuna reazione da parte degli ufficiali [della Repubblica islamica].

Le relazioni dell’Iran con la Turchia si sono molto intensificate nelle ultime settimane e gli analisti suggeriscono che esista una sorta d’imbarazzo a Teheran su come dover gestire pubblicamente l’avanzata turca. I media iraniani hanno riportato la condanna dell’attacco da parte del governo siriano che la considera una “aggressione”, ma non hanno ancora riferito di alcuna dichiarazione del loro governo.

Le relazioni tra Iran e Turchia sono in una fase delicata. Il vice ministro degli Esteri iraniano, Houssein Jaberi Ansari, era ad Ankara martedì poche ore prima che la Turchia inviasse i suoi primi carri armati in territorio siriano. Non è ancora chiaro se sia stato avvisato in anticipo [della penetrazione turca]. La sua visita giungeva dopo uno scalo a sorpresa fatto a Teheran la scorsa settimana dal ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu prima di visitare l’India. Questo evento, a sua volta, aveva fatto seguito ad un incontro ad Ankara tra il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan lo scorso 12 agosto.

L’inedita serie frenetica di visite tra le due parti dal fallito colpo di stato in Turchia non si limita soltanto a questioni bilaterali. La visita di Ansari si è focalizzata ufficialmente sul futuro della Siria. Middle East Eye ha appreso che l’Iran è diventato il principale canale per i contatti tra Erdogan e il presidente siriano Bashar al-Asad. Una fonte vicina alla leadership iraniana ha rivelato a MEE che “i turchi e i siriani si stanno coordinando grazie agli iraniani”.

Per più di quattro anni dall’inizio della guerra civile siriana, la Turchia ha insistito sulle dimissioni di al-Asad. Tuttavia, ha cominciato a modificare la sua posizione prima del fallito golpe del 15 luglio. Dopo il colpo di stato questi cambiamenti hanno avuto un’accelerazione al punto che il primo ministro turco Binali Yildirim ha dichiarato che al-Asad potrà rimanere durante il periodo di transizione.

Il futuro dei curdi siriani è chiaramente parte di questa nuova equazione. Gli attacchi compiuti recentemente dall’esercito siriano e dalla sua aviazione sui combattenti della difesa popolare curda (Ypg) nella città di Hasakah potrebbero essere visti come un segnale che al-Asad sta lanciando a Erdogan: il presidente siriano starebbe condividendo le preoccupazioni del suo pari turco circa la forza crescente dei curdi siriani in un’ampia sezione di territorio al confine meridionale con la Turchia. Fino a poco tempo fa, l’esercito siriano aveva ignorato le Ypg considerandole perfino un alleato potenziale nella guerra contro lo Stato Islamico (Is).

L’ultimo obiettivo di al-Asad è convincere Erdogan a fermare gli armamenti che dalla Turchia giungono ai gruppi di opposizione che non appartengono all’Is e che combattono Damasco ad Idlib e ad Aleppo. “La Turchia non fermerà immediatamente il rifornimento di armi ai ribelli, ma a poco a poco ci sarà un quid pro quo con gli attacchi di al-Asad sulle Ypg ad Hasakah” ha detto la fonte a MEE parlando in condizioni di anonimato.

La fonte ha anche rivelato alcuni dettagli relativi alla rapida reazione iraniana al golpe turco nonostante questo fosse ancora in corso. La stampa ha ampiamente riferito come il ministro degli Esteri iraniano Zarif abbia espresso solidarietà ad Erdogan con un tweet in cui condannava il golpe ancora prima che questo fallisse. Una mossa che ha colpito il leader turco e che è stata molto diversa da quella europea e statunitense che è stata pacata [inizialmente] salvo poi trasformarsi in condanna dopo che è apparso chiaro quale sarebbe stato l’esito del tentato colpo militare.

Secondo la fonte, i tweet di mezzanotte di Zarif sono stati indotti dall’ufficio della Guida suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khemenei. “Zarif e Ruhani sono stati molto cauti e hanno esitato inizialmente alla notizia del golpe. Prima che venisse pubblicato il tweet, saranno stati pressati più volte dall’ufficio della Guida suprema” ha aggiunto. La rapida condanna iraniana del tentato golpe si è basata su uno dei principi fondamentali della politica estera dell’Iran, sostiene Foad Izadi, professore alla Facoltà di studi mondiali dell’università di Teheran. “I golpe sono inaccettabili” ha detto a MEE. “Un secondo principio è che non si mandano forze al di là dei confini internazionali senza prima aver raggiunto un accordo con un governo di un paese”.

Ciononostante, l’Iran è rimasto in silenzio sull’incursione turca nel nord della Siria, con i soli suoi alleati a Damasco a denunciare la penetrazione di Ankara nel territorio sovrano siriano.

Questo articolo è disponibile in francese sull’edizione francese di Middle East Eye.

* (Traduzione a cura della redazione di Nena News)

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