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23/05/2016

Argentina. La vittoria USA fa riapparire debito, inflazione e disoccupazione

I lavoratori e la classe media argentina cominciano a pagare il biglietto dello show che Barak  Obama fece a Buenos Aires, per inaugurare il nuovo corso disegnato dal governo di Maurizio Macri. Per questo, negli ultimi tre mesi ci sono stati 72.000 licenziamenti, l’inflazione è salita al 37%, le tariffe pubbliche sono aumentate del 600%, il Peso ha sofferto una svalutazione del 62,5%, mentre si preparano le privatizzazioni delle ultime imprese pubbliche. Inoltre, per pagare i debiti illeciti della dittatura, Macri ha chiesto nuovi prestiti pagando tassi di usura (dal 7,50% all’8,10%), ipotecando il futuro economico degli argentini per i prossimi venti anni!  

Le illusioni del “nuevo curso” che il gruppo mediatico CLARIM aveva creato negli argentini con l’elezione dell’impresario Maurizio Macri, sono svanite il 16 aprile, quando il ministro dell’Economia, Alfonso Prat Gay annunciò che il governo realizzerà dei negoziati con i “brokers” di Wall Street per cercare di vendere nel mercato finanziario internazionale un nuovo pacchetto di titoli dello stato (i BOT argentini) che, nell’insieme, sommano 15 miliardi di dollari.

Quello che però il ministro Prat Gay non rivelava è che questi titoli, in realtà il governo li ha dovuti emettere non per finanziare progetti infrastrutturali per l’industria o di carattere sociale. Questi titoli serviranno per coprire il prestito di dodici miliardi e mezzo di dollari che il governo ha ottenuto a prezzi di usura (dal 7,5% all’8,10%), per pagare le banche e le agenzie d’investimento statunitensi, che non avevano accettato gli accordi del 2005. Infatti lo scomparso presidente Nestor Kichker era riuscito a ricomprare una parte dei titoli del debito estero pagando 75% del valore del capitale, riducendo notevolmente il tasso degli interessi accumulati. Soltanto gli investitori avvoltoi, meglio conosciuti con il nome di “Holdouts” avevano rifiutato, per poi, con la copertura politica del governo di George Bush, intentare presso il tribunale municipale di New York una causa contro il Tesoro argentino e ottenere dal giudice di turno, il diritto di applicare di tassi d’interesse da usura, multe e sanzioni stratosferiche, ugualmente riaggiustate con tassi di usura. In questo modo i debiti contratti dai governi militari con gli investitori avvoltoi aumentavano fino al 2.000%!

Una guerra giuridica intrapresa dagli avvocati delle banche “holdouts” perché nel 2001 il Tribunale di Buenos Aires accoglieva le istanze di Alejandro Olnos, per poi nel 2002 emettere una sentenza in cui era denunciata:
a) l’usura estorsiva delle banche statunitensi applicata ai tassi d’interesse nei differenti contratti di prestito fatti ai governi militari;
b) la truffa praticata dai governi militari e dai sette conglomerati finanziari (J. P. Morgan, HSBC, Deustche Bank, Santander, Citigroup, BBVA e UBS) che hanno depositato il 40% dei prestiti nelle proprie filiali localizzate nei paradisi fiscali e di cui l’uso era riservato ai soli portatori di un codice segreto (2);
c) la responsabilità dei sette conglomerati finanziari e degli istituti finanziari “Holdouts” nell’aver finanziato la repressione del governo militare (3), giacché fin dall’inizio hanno sempre saputo che il 35% di quei prestiti serviva per pagare i costi della repressione, cioè gli stipendi maggiorati per ufficiali, soldati, ispettori e poliziotti federali mobilizzati nei reparti speciali dell’anti-guerriglia, le gratificazioni speciali per i torturatori e i medici impegnati nei centri di tortura , i bonus per gli informatori, la manutenzione delle prigioni speciali, le spese per le operazioni di cattura e del cosiddetto “ponto final” (4), come pure le migliaia di annunci di pubblicità con cui imporre l’auto-censura nei giornali e nelle riviste argentine, non solo del gruppo Clarin, ma anche quelle estere, come per esempio, la pubblicità di Aerolinas Argentinas sul giornale brasiliano “O Globo” e in tanti altri organi di stampa sudamericani, che in questo modo non dicevano niente sulla sanguinaria repressione in Argentina.

Un compromesso di 15 miliardi di dollari

Per questo il partito di Macri “Cambiemos” è stato ribattezzato dai “porteños” (5) “il partito del debito”, poiché l’Argentina per ricevere un prestito di appena due miliardi e mezzo di dollari ha dovuto sottoscrivere con i 7 conglomerati finanziari (J. P. Morgan, HSBC, Deustche Bank, Santander, Citigroup, BBVA e UBS) altri prestiti per un valore di dodici miliardi e mezzo di dollari che, in realtà sono serviti per pagare  il debito del Banco Centrale di Argentina, con i 7 suddetti conglomerati e gli istituti finanziari “holdouts” , in base ai valori fissati dalla sentenza del Tribunale di New York.

Per questo il Banco Centrale dell’Argentina, durante i primi dieci anni dovrà pagare rate salatissime, giacché questo prestito si estingue in venti anni e secondo i presupposti fissati dal FMI, prevede tassi d’interesse che vanno dal 7,5% all’8,10% . Uno scandalo perché i tassi d’interesse praticati nei confronti di altri paesi sudamericani variano tra il 4% e massimo il 5%, mentre per l’Argentina di Macri, nonostante le ovazioni di Barak Obama, variano dal 7,% all’8%! In pratica il prestito di usura contratto da Macri, è un prestito virtuale perché non è mai entrato nelle casse del Tesoro argentino, ma in realtà è sempre rimasto nelle banche dei Stati Uniti per pagare un debito ai cosiddetti “Fondi avvoltoio” che, a sua volta già era stato pagato calcolando gli altissimi tassi d’interesse!

Ricomincia, quindi per i lavoratori e la classe media argentina l’ossessione del debito estero, poiché Macri e il suo ministro dell’Economia, hanno approfittato di questa situazione per arrotondare il valore della vendita dei titoli fino a 15 miliardi di dollari, con la giustificazione che due miliardi e mezzo di dollari “servirebbero per finanziare il debito degli stati”. Invece, secondo “los cismosos de la baja” (cioè le male lingue della Camera dei Deputati), la maggior parte di questo montante servirebbe per pagare i nuovi contratti che il governo dovrà firmare con i gruppi industriali che hanno finanziato la campagna di elettorale di Macri.

Comunque, il lato oscuro di questa operazione sono state le trattative che il governo ha realizzato nei corridoi del Parlamento per garantirsi il voto di una grande parte dei deputati del Fronte della Vittoria (FpV) kirchnerista, inizialmente combinato per pagare i “Fondi avvoltoio” per un totale di 4,65 miliardi di dollari. Poi, questo consenso, non si sa perché si è allargato a tutto il pacchetto di prestiti per un valore di 12,5 miliardi e quindi all’emissione di nuovi titoli del debito pubblico, per un valore di 15 miliardi!

Un contesto che sta riaccendendo il risentimento dei peronisti di sinistra nei confronti dei parlamentari e della direzione del Fronte della Vittoria (il partito di Cristina Kitchener), perché, in questo modo, hanno dimostrato di aver dimenticato le battaglie del fondatore del FpV, Nestor Carlos Kirchner, contro il debito illecito della dittatura, per uniformarsi alla logica del peronismo tradizionale del Partito Giustizialista, personificato da Daniel Ascioli, che più volte, nella sua campagna elettorale, aveva manifestato l’idea di trovare un compromesso con le banche che non accettarono la riduzione dei tassi di interesse.

Il prezzo sociale del nuovo indebitamento

Subito dopo l’annuncio del ministro Alfonso Prat Gay, i risparmiatori della classe media hanno ritirato dalle banche i propri risparmi per comprare dollari nelle “cuevas” dei cambisti delle grandi città. Infatti, questo settore della società argentina ha perso la fiducia in Maurizio Macri, che subito dopo la sua elezione, aveva svalorizzato del 40% il peso argentino, penalizzando in questo modo la quotazione con il dollaro che, nel cambio ufficiale, da 9,07 era salito fino a 14,36, mentre nelle “cuevas”, adesso il dollaro è venduto a partire da 22 pesos!

Una situazione che sul versante socio-economico fa ricordare le disastrate avventure neo-liberiste del “justicialista” Carlos Menen e le conseguenze “dell’alleanza carnale con gli Stati Uniti”! Infatti se per i gruppi economici dell’oligarchia legati ai settori delle esportazioni di commodity e dei prodotti semi-lavorati, la svalutazione del 62,5% del peso argentino è stato un autentico regalo, per i lavoratori e la classe media si è rivelata una vera condanna, perché con l’aumento delle tariffe pubbliche del 600%, in meno di quattro mesi, sono aumentati tutti i prezzi del settore privato, dagli affitti, ai generi alimentari.

Secondo l’Osservatorio per i Diritti Sociali della CTA Autonoma (6) e della stessa CGT il salario minimo di 6.060,00 pesos, che nel gennaio del 2017 il governo aumenterà fino a 8.060,00, in realtà riesce a pagare le spese di una famiglia per soli 10 giorni. A questo proposito, José Rigane, Segretario aggiunto della CTA Autonoma in un contatto telefonico dichiarava “... Quello che ha fatto il governo è una vergogna, approvando un aumento del salario minimo per il prossimo gennaio del 2017 per soli 8.060,00 pesos, mentre la media dei costi, registrata nel mese di aprile, per ogni famiglia è di 17.960,00. E’ impossibile vivere in queste condizioni e sarà sempre peggio, soprattutto a gennaio del 2017...!” .

Infatti, sempre secondo i ricercatori della CTA Autonoma, oggi in Argentina il 46,8% dei lavoratori è in nero, cioè senza un contratto di lavoro, senza nessuna contribuzione previdenziale da parte dei padroni. Per questo l’economista Sergio Arelovich nella relazione trimestrale dell’ODS-CTA ricorda che “... l'1% delle industrie argentine controllano il 98% delle esportazioni e il 68% del commercio interno argentino. Inoltre, con le recenti leggi e i nuovi decreti-legge del governo, i 500 maggiori gruppi industriali dell’Argentina hanno raggiunto margini di guadagno che superano quelli del 1990, cioè quando iniziò la festa del liberismo con le privatizzazioni e la conversione paritaria del peso con il dollaro...”

Per questo la CTA Autonoma, da anni considerata “La Social” per aver aperto la confederazione ai movimenti sociali (MOI, MTL, Federacion dela Tierra etc., etc.), ha preso l’iniziativa cominciando a mobilizzare i lavoratori e affrontare direttamente il governo Macri. Infatti, nella Grande Buenos Ayres, ma anche negli altri stati e persino nelle piccole cittadine, la polizia e i tribunali hanno cominciato a reprimere con rabbia e violenza qualsiasi forma di resistenza da parte dei lavoratori. A questo proposito è doveroso ricordare che, persino, nella longinqua Ushuaia, quattro dirigenti locali della CTA Autonoma sono stati prima arrestati, malmenati e poi mantenuti in carcere per “attentato e resistenza alle autorità”, un articolo che normalmente era utilizzato durante la dittatura!

Infatti, se negli ultimi tre mesi il governo ha licenziato 41.000 funzionari pubblici non rinnovando più il contratto di lavoro, il settore privato ne ha licenziato 32.000, mentre più di 50.000 lavoratori senza contratto sarebbero stati licenziati. Nello stesso tempo il governo Macri ha vietato la legge “anti-licenziamento”, che proponeva la manutenzione per sei mesi dei licenziati, poiché il governo ha promesso che ad agosto l’inflazione decadrà sensibilmente. Contrariando le sue previsioni Macri ha personalmente rigettato la proposta di legge anti-licenziamento dicendo “... Questa è una proposta di legge contraria agli interessi dell’Argentina e per questo io pongo il mio veto di presidente...”

Però nello stesso tempo in cui il governo liberista di Maurizio Macri sottoscriveva decreti-legge che massacrano i lavoratori, ne approva altri che regolano l’abbassamento di tasse ai latifondisti e ai ricchissimi allevatori di bovini e ovini. Motivo per cui, a detta dei dirigenti della CTA Autonoma, la tendenza della conflittualità sociale registrerà un graduale aumento, soprattutto a partire dal mese di agosto, quando, in tutta l’Argentina dovrebbero iniziare gli scioperi nazionali e regionali per il rinnovo dei nuovi contratti salariali.

NOTE

(1) il peronismo di Menem e di Dualde

(2) Svizzera, Isole Caymann, Jersey, Belize, Panama, Liencheseain, Malta, Vanuatu.

(3) la repressione dei governi militari ha provocato la scomparsa di 33.000 militanti di sinistra, progressisti e democratici, più conosciuti per “Desaparecidos”, l’arresto e di circa 250.000 persone e più di 3 milioni di “schedature politiche”.”

(4) “Ponto final” erano le operazioni con cui si eliminavano in massa gli oppositori dopo mesi e mesi di torture. Per questo erano addormentati con il Pentotal e poi caricati negli aerei C-130 e lanciati in mare. Quelli che invece morivano durante le torture erano seppelliti nei piccoli cimiteri delle provincie come “indigenti” e con un nome falso. Invece gli integranti dell’ERP-PRP e dei Montoneros, erano prima torturati e fucilati. Poi i corpi erano e lasciati nelle strade simulando lo “scontro a fuoco con le forze dell’ordine”.

(5) I “porteños” sono gli abitanti della capitale Buenos Aires

(6) La Confederacion del los Trabajadores Argentinos-Autonoma (CTA-A), conosciuta anche per “La Social” fu fondata in seguito alla separazione politica e ideologica all’interno della CTA, cioè la grande confederazione legata al peronismo di sinistra che appoggiò in tutto e per tutto Cristina Kichner e il nuovo partito il Fronte per la Vittoria. Infatti furono proprio le contraddizioni sorte all’interno del FpA e con la candidatura del justicialista Ascioli che la separazione tra la CTA e la CTA-Autonoma divenne definitiva e totale.


Note

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