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24/05/2016

Arabi, cinesi, russi e azeri. Ecco i nuovi signori di Milano

Milano ha dei nuovi padroni: Arabi del Qatar, Cinesi, Russi e Azeri. Sono i nuovi grandi investitori dell’immobiliare meneghino. Cambia il ritratto dei signori del denaro sotto la Madonnina. Ma chi sono i nuovi padroni e che partita stanno giocando? Proviamo a studiarli separatamente.

I Cinesi (Fondo Fosun International Ltd) hanno comprato un simbolo storico della finanza italiana: Palazzo Broggi di Piazzale Cordusio. Quando si parlava del Credito Italiano nei telegiornali lo si chiamava “Piazzale Cordusio” per la sua sede. Ma non c’è solo il mattone che riguarda i Cinesi. A Milano abbiamo la più grande comunità cinese in Italia, che è una piattaforma di relazioni economiche. C’è poi la sede del gruppo telefonico H3G e del gruppo produttore di servizi tecnologici Huawei. Infine, la nuova società di rating cinese Dagong ha scelto come sede europea Milano. Perché proprio a Milano? Non potevano andare a Londra o Francoforte? Troppe cose tutte insieme. Fa pensare una strategia paese che ha messo Milano nel mirino.

Gli Arabi del Qatar. Nel 2012 i milanesi hanno visto in televisione un’insolita presenza dello sceicco del Qatar alla prima della Scala (vedi l’articolo precedente sull’importanza della Prima della Scala) insieme all'affascinante moglie. Sembrava solo un episodio esotico di vita mondana. Invece, negli ultimi anni il Qatar Investment Holding ha acquistato dalla Hines il complesso di Porta Nuova, l’Hotel Excelsior Gallia e il palazzo del Credit Suisse vicino alla Galleria. E’ un piano di investimenti immobiliari formidabile. Forse la ragione si trova nella competizione in atto con gli altri Paesi arabi per guadagnare prestigio a livello internazionale.

Continuiamo con i Russi. Sono da tempo investitori abituali nel settore immobiliare, in cerca di case e ville di prestigio (e complessi alberghieri come il Forte Village in Sardegna), perché Milano è una piazza economicamente più interessante, mentre Parigi, Berlino e Londra sono città politicamente ostili ai Russi per la crisi internazionale in Ucraina.

Ma l’ultimo colpo di scena lo ha riservato una ex repubblica sovietica, l’Azerbaijan, che attraverso il proprio Fondo Sovrano ha acquistato Palazzo Turati (sede della Camera di Commercio). Cosa lega il Paese che si affaccia sul Mar Caspio all’Italia? Risposta: un lungo gasdotto che dal giacimento azero di Shah Deniz II attraversa la Turchia e l’Adriatico fino alle coste pugliesi: il Trans Adriatic Pipeline (TAP). Un progetto strategico nello scenario energetico europeo. Forse è ardito collegare i due fatti, ma la successione temporale non è da sottovalutare.

I soldi non servono solo a comprare beni o a realizzare buoni investimenti, ma anche fama e prestigio. Anche per far vedere che si è ricchi e si conta qualcosa nel mondo. E Milano è il luogo ideale per questo scopo, perché è la capitale economica e finanziaria del Sud Europa e del Mediterraneo. La nostra rivale Barcellona non è una capitale finanziaria (non ha la Borsa) e Marsiglia non produce un PIL sufficiente, mentre tutte le altre città mediterranee sono capitali regionali. Ma soprattutto è anche un grande palcoscenico d’Europa. Quello che succede a Milano si viene a sapere in tutto il mondo. Una grande operazione a Milano fa più notizia che a Berlino o Vienna. Inoltre, lo shopping di lusso e la sua vocazione a insegnare al mondo come ci si veste e si mangia, la rendono città modello per le classi dirigenti di Paesi ambiziosi.

Questi grandi investimenti arabi, cinesi, russi e azeri sono un indicatore efficace del valore della città, ma anche una leva di sviluppo, non solo immobiliare. Non dimentichiamo che la presenza di Cinesi, Russi e cittadini ex-sovietici, che scelgono Milano rispetto a Parigi e Londra, ha salvato negozi del centro e boutique del quadrilatero della moda, e contribuisce al successo del Salone del Mobile e settimane della moda. E allora conviene non trascurare i nuovi estimatori della città di Sant’Ambrogio.

Ecco alcune idee per amministratori pubblici e operatori economici per sostenere queste opportunità di crescita:
 
• Le procedure burocratiche per assumere impiegati di madrelingua (Russo, Cinese, Arabo) extracomunitari sono una tortura per i datori di lavoro. Non si potrebbe fare un accordo quadro tra il Comune e la Prefettura, per ottenere processi più snelli e aiutare imprese ed esercizi commerciali?
 
• La città è dotata di buone strutture per imparare il Russo, come l’Associazione Italia Russia. Non è altrettanto facile trovare posti per imparare il Cinese e l’Arabo. Lo studio di queste lingue andrebbe incentivato, anche grazie a storiche istituzioni come le scuole civiche e il Circolo Filologico.

• Milano è una capitale degli smartphone, per diffusione e l’uso assiduo che ne fanno gli italiani. Come mai non abbiamo una fiera di livello internazionale per questo settore? La più grande fiera europea della telefonia cellulare è la Mobile Conference di Barcellona. Bisogna creare a Milano un evento concorrente.

• Gli aeroporti milanesi sono il principale hub continentale europeo di EasyJet. Ethiad, controllata dall’Abu Dhabi Investment Authority (ADIA) ha comprato e salvato Alitalia. Le strategie del trasporto aereo sono un argomento forte nelle relazioni internazionali di una città. Siamo sicuri che vendere la SEA-Aeroporti di Milano (come vediamo scritto nei programmi di alcuni candidati sindaco di Milano) non sia una autocastrazione economica e politica poco intelligente?

Ugo Poletti

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