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29/03/2016

Vinceremo contro chi?

Quel “Vinceremo noi” mi fa venire a mente una breve considerazione di Russell mentre tenta di spiegare Nietzsche. Afferma: E’ necessario per gli uomini che sono più in alto muover guerra alle masse e resistere alle tendenze democratiche perché dappertutto la gente mediocre sta dandosi la mano per giungere al potere.

Nietzsche per me è colui che mette in evidenza molto lucidamente quei meccanismi perfetti della logica del dominio, un pò come nel campo della burocrazia Weber ha offerto in senso tecnico.

Il “Vinceremo noi” non so se è usato consapevolmente perché se lo fosse dovrebbe tracciare una linea che non appare evidente, inoltre è di spessore assoluto e tende a determinare in caso di vittoria uno stato di assoluta quiete. Un pò come dopo esser riusciti totalmente a debellare il cancro in medicina, andare a calcolare quale risultato avremmo in aumento in termini di speranza di vita. Molto meno di quel che si pensa, purtroppo, solo pochi anni in più. Come contare i secondi di vita di una vita media di 75 anni. Pochi, molto pochi. Sono tutte cose su cui di solito nessuno ci si sofferma ma che poi invece sono alla base della realtà.

Oggi gli attentati per mano di uomini che professano l’Islam interpretandolo a modo loro e decisi a darne un’implicazione pratica utilizzando strategie e mezzi di guerra spot, colpiscono le popolazioni che si sono sviluppate secondo uno schema logico ed etico differente. Quindi definita come occidentale la popolazione da attaccare si vorrebbe affermare un modello differente, un modello al cui interno ci sono tutti quei meccanismi e logiche ancestrali del dominio che Nietzsche mette bene in evidenza prima di impazzire giovane a soli 44 anni. Le stesse logiche che noi storicamente abbiamo vissuto e tentate di combattere ma che sono sopravvissute sia qua che in Africa. Logiche che noi viviamo ancora. Le stesse logiche la come qua. Una guerra davvero strana.

Ad un certo punto qualcuno attacca e colpisce, come piace molto dire, al cuore il capitalismo, già prima delle Torri a New York fino a Bruxelles, forse magari anche a Roma a breve perché anche questo luogo ha una valenza complessa e rappresenta un equilibrio, un patto tra cristianità e Stato Industriale.

Di tutto ciò cos’è che fa paura della guerra spot alla persona comune? Fa paura la morte? Fa paura l’immaginarsi coinvolto?

Consideriamo che statisticamente morire spot per uno di questi attentati ha una frequenza molto bassa mentre si muore purtroppo per tantissime altre cause esogene rispetto al naturale deterioramento del nostro personale progetto genetico.

A me personalmente questi attentati non hanno provocato niente di particolare nemmeno il desiderio di cambiare la mia icona di facebook con trasparenze di richiamo a bandiere di stati o simbolismi di pace, pur comprendendo lo strazio di chi c’è finito e ammettendo che lo sarei stato anch’io se avessi avuto amici o parenti coinvolti. Non mi ha provocato niente a tal punto da non farmi pronunciare neanche quel “Vinceremo noi”.

La mia mente è talmente orientata a cercare di capire come la nostra vita, quella di tutti, possa esser migliorata in quel tratto breve che è l’esistenza per cui la guerra spot la vedo solo come l’effetto indesiderato del cattivo funzionamento di una società complessa a livello mondiale. I flussi migratori e la guerra spot sono entrambi dentro un sistema di contraddizioni che ricorrendo al rancore specialmente da parte di chi non è coinvolto direttamente non porterà a niente.

“Vinceremo noi” infatti non da nessun tipo di indicazione sulla vittoria poiché non la può dare.

Ero in Marocco e vedevo scorrere sul video le immagini degli attentati parigini dello scorso novembre, ero stanco del surf, la famiglia era già a letto e con un occhio solo guardavo distaccato ciò che stava accadendo. Immaginavo l’indomani in mare come avrei trovato i francesi e quale irritazione avrebbero mostrato verso i residenti marocchini. Pensavo a cosa avrebbe detto il mio padrone di casa marito di una vice console italiana ad Agadir.

Tutto ho pensato di poter dire o sentirmi dire ma “Vinceremo noi” non era proprio nella testa di nessuno in ogni giorno a seguire, nemmeno ad Essaouira dove nel piccolo suq un tipo mi guardò e mi disse: te sei venuto già molto tempo fa da noi. Ho pensato che fosse il solito che cercava confidenza, mentre lo pensavo aggiunse: eravate in tre, uno biondo più alto e uno più bassino invece più moro. Ho dovuto smettere di pensare che mi volesse abbindolare, abbiamo bevuto del the e parlato di una amica comune Saida che ha un bambino e sta ormai in Italia da diversi anni. Non c’era nessuna irritazione nell’aria ma un senso di preoccupazione condivisa da tutti. Anzi i marocchini erano veramente preoccupati per se stessi e per i loro cari in Europa.

Quindi ritornando a Nietzsche si capisce che lo Stato Islamico (Is) e la guerra spot sono definiti nel loro ruolo e nella loro logica l’elemento col quale si vuol far paura alla “gente mediocre” (riprendendo Nietzsche) e la strategia comunicativa dei video Is [1]è preparata con estrema cura per fare da cornice alla guerra spot. E finché ci terrorizziamo rimaniamo imbrigliati nella mediocrità che altri ci rimettono quando pensano a noi. Gli altri sono quelli che ci condannano alla mediocrità. Una vittoria forse sarebbe sconfiggere il potere aristocratico in Africa instaurato da chi per interesse sottrae senza rimettere niente in termini di benessere ed emancipazione delle popolazioni. Ma nessuno parte per sconfiggerlo, non si muove foglia. Certo, per levare tutti quei bambini arruolati ad 1€ al giorno per sparare a chi si avvicina alle tubazioni degli oleodotti in Niger, per esempio. Nessuno scrive nulla sui giornali di ciò che veramente accade laggiù. Chi ha scritto è morto come Ilaria Alpi[2]. L’uomo mediocre deve vivere mediocremente, forse il destino è questo? Della libertà condizionata?

Se vedo la foto di un bambino denutrito che sta morendo e un bambino vittima della guerra spot oppure un bambino sul confine siriano che scappa in braccio al genitore, vedo lo stesso dramma che si consuma e mi dispiace allo stesso modo.

Volendo reagire c’è da chiedersi chi veramente sostiene ancora l’aristocrazia in quel continente? Riusciremo a combatterlo e vincere?

Mi ritorna in mente un altro libro, quello di John Perkins “Confessioni di un sicario dell’economia” dove lui racconta come gli US si muovevano in America Latina, leggetelo.

L’aristocrazia soprattutto quella industriale esiste sempre e ci tiene nella mediocrità e immersi nelle plastiche.

Vinceremo forse un giorno nei confronti di questi soggetti che ci affamano, ci ammalano e frenano l’emancipazione che sono pronti ad utilizzare ogni nostra debolezza, bassezza o istinto caratteriale corrompendoci per creare kamikaze sociali da far esplodere silenziosamente ovunque, creando incessantemente modelli di stile di vita insostenibili che abbagliano miliardi di persone e allo stesso tempo li tengono esclusi.

inviato a Senza Soste da Jack RR

24 marzo 2016


Note

[1] http://www.senzasoste.it/internazionale/crocifissioni-riprese-dallo-smartphone-antropologia-politica-di-isis

[2] 16 DICEMBRE 2013 – La Presidenza della Camera, su inziativa della Presidente Laura Boldrini, avvia la procedura di desecretazione degli atti acquisiti dalle Commissioni parlamentari d’inchiesta sui rifiuti e sul caso Alpi-Hrovatin. La proposta di Laura Boldrini arriva in risposta a una lettera di Greenpeace, sostenuta dal quotidiano il manifesto, in cui veniva chiesta l’apertura degli archivi sui traffici di rifiuti, sulle “navi a perdere” e sul caso Alpi. Sono più di 600 dossier, alcuni dei quali prodotti dalle agenzie dei servizi segreti Aise e Aisi (ex Sismi e Sisde), che potrebbero svelare molti misteri internazionali. [Fonte: ilarialpi.it]


Fonte

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