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24/12/2015

Le violenze dei battaglioni neonazisti e la "radice ebraica dell'Ucraina moderna"

Anche in Ucraina si sa che il prolungato mancato allenamento di un qualsiasi muscolo porta alla sua atrofizzazione e la regola vale anche al di fuori della sfera fisiologica. I bravi dei battaglioni “volontari”, momentaneamente a corto di esercizio nelle loro scorribande terroristiche contro i civili del Donbass, negli ultimi tempi sentono il bisogno di “allenarsi” nelle scaramucce contro reparti dell'esercito regolare ucraino, nelle azioni squadristiche contro città ucraine di cui intendono prendere il controllo e, via via, organizzando puntate di guerra – oggi è toccato alla cittadina di Spartak e all'aerea dell'aeroporto di Donetsk – contro le milizie popolari, contravvenendo (forse?!) agli ordini del Quartier generale di Kiev. Giudicando tuttavia insufficiente anche questo allenamento e temendo l'arrugginirsi delle armi così generosamente fornite loro dai paesi atlantici confinanti con l'Ucraina, sembrano aver trovato ultimamente un'altra forma di esercizio, che intervalli la fragile tregua nel Donbass: il brigantaggio e le bravate criminali contro ucraini a loro invisi.

In alcuni casi, soffiano sul fuoco – e anche più – delle recriminazioni di gruppi di cittadini contro corruzione e connivenza della polizia e procedono seduta stante, per dimostrare il loro “attaccamento al popolo ucraino”, a emanare giudizi ed eseguire sentenze, quasi sempre di morte. In caso di “condanne” più lievi, ci si limita a dar fuoco alle stazioni di polizia o alle abitazioni di qualche funzionario. Fa poca differenza che i bravi militino in “Azov”, “Dnepr”, “Ajdar”, “Kherson”, “L'vov”, “Tornado” o “Pravyj sektor”. La formazione è la stessa, l'addestramento e l'armamento anche, la smania per le spedizioni squadristiche viene a tutti dalla stessa matrice che, settant'anni fa, portò i nazionalisti ucraini ad arruolarsi nelle divisioni SS e fungere da manovalanza nelle stragi di comunisti ed ebrei, ucraini, polacchi, russi, rom. Ora che sono costretti all'inazione nel Donbass – lo stesso Ministero degli interni ucraino ha puntualmente registrato le distruzioni, le rapine e le stragi di civili della Novorossija commessi dai battaglioni neonazisti – e che Kiev non è in grado di assicurare la loro smobilitazione, ecco che dirigono la propria “esperienza” verso obiettivi di altre regioni ucraine. Tanto che, ad esempio, come scrive nnr.su, gli abitanti della regione di Kherson hanno iniziato a formare milizie di autodifesa, vista la connivenza della polizia con i reparti di “Ajdar” che da mesi, alla maniera degli elementi declassati e sottoproletari che formavano le squadracce di italica memoria, si danno a rapine, estorsioni e uccisioni ai danni della popolazione. Secondo il sito Politnavigator, tali squadre di autodifesa, sorte sul modello delle prime milizie del Donbass, si sarebbero già formate anche nella regione della Transcarpazia e della Galizia.

In questo quadro, con la legalizzazione e l'ufficializzazione dei battaglioni ultranazionalisti che, per metodi, ferocia e ideologia reincarnano la tradizione più nera del nazismo, il presidente Porošenko ha ritenuto opportuno esporre alla Knesset israeliana il proprio pensiero a proposito delle radice ebraiche dell'Ucraina moderna e della comunanza di obiettivi contro il terrorismo. “Gli ebrei, in quanto nazione, parteciparono direttamente alla creazione dello stato di Ucraina”, ha detto Petro che, chiedendo scusa per i delitti commessi dagli ucraini all'epoca dell'olocausto, ha affermato che gli ebrei giocano tuttora un ruolo importante nella vita dell'Ucraina; alla pari dei discendenti diretti dei loro vecchi massacratori – ha mancato di aggiungere. E, ancora lungo la linea del Porošenko-pensiero sulla democrazia: l'Ucraina, ha detto, “è la piazzaforte della democrazia in Europa orientale, mentre Israele lo è nel Medio oriente”: c'è da commuoversi di cotanto umanesimo, rispondono a loro volta popolo palestinese e civili del Donbass! “L'aggressione russa contro l'Ucraina non è solo una guerra per il territorio. La Russia possiede un grande territorio; è una guerra di concezione del mondo, contro la libertà e la democrazia”. Chissà da chi l'avrà imparata!

Forse da quegli sponsor d'oltre oceano che, come ha dichiarato il presidente della Commissione esteri della Duma russa, Aleksej Puškov, approfittano della crisi ucraina in senso anti russo. “USA e alcune forze europee ritengono che si debba trasformare l'Ucraina in un contrappeso strategico alla Russia” ha dichiarato Puškov. “Hanno profittato della crisi ucraina per accrescere il potenziale anti russo della Nato, si sono accordati per la creazione in Polonia di basi di pronto intervento, per una rapida dislocazione di sistemi antimissilistici in una serie di paesi dell'Europa orientale. La Nato costruisce la propria strategia sul mito della minaccia russa”.

Intanto, a dispetto della proclamata tregua, da qualche giorno, oltre il consueto martellamento ucraino delle città del Donbass più a ridosso della linea di demarcazione, si è acceso un contrasto sulla cittadina di Kominternovo, in territorio neutro, vicina a Mariupol. Kiev accusa le milizie di averla occupata; il Ministero della difesa della DNR nega l'addebito. Oggi, il Ministro degli interni Arsen-lanciaacqua-Avakov, ha chiesto la convocazione urgente del Consiglio di sicurezza e difesa, per preparare una “rapida reazione” ucraina. Dalla DNR fanno sapere che la notizia riguardante Kominternovo “è falsa. La dichiarazione delle forze armate ucraine non corrisponde a verità”, ha dichiarato a Interfax il vice comandante delle forze della DNR Eduard Basurin, che ha a sua volta denunciato l'occupazione di ben otto cittadine della provincia di Jasinovata, in un'area cuscinetto pochissimi chilometri a nordest di Donetsk.

Invece, di nuovo a proposito dei “vezzeggiamenti” reciproci nella alte sfere ucraine, l'ex presidente georgiano e attuale governatore di Odessa Mikhail Saakašvili è tornato lancia in testa sul proprio fronte della “lotta alla corruzione” (degli altri) e ha dichiarato che in tutto il periodo della permanenza nella sua nuova patria – è da poche settimane ufficialmente cittadino ucraino e non più georgiano – non ha ancora incontrato una persona che gli abbia detto che oggi in Ucraina si vive meglio del periodo precedente il golpe di febbraio. “Così male come oggi”, ha detto ieri lo yankee caucasico nel corso del forum anticorruzione “Per la pulizia” dell'Ucraina, le cose non erano “mai andate; né con Kučma, né con gli “arancioni” – il periodo di Juščenko-Timošenko – né con Janukovič”, ha tuonato Mikhail l'incorruttibile, tuttora ricercato in Georgia per appropriazione di oltre 5 milioni di $ di fondi pubblici. Saakašvili è anche tornato sul famoso bicchier d'acqua lanciatogli in faccia dal Ministro degli interni, l'armeno Arsen Avakov, affermando di non essere in conflitto con lui, bensì col primo ministro Arsenyj Jatsenjuk, accusato da Mikhail-Savonarola di presiedere un gabinetto corruttivo e condurre una politica a vantaggio degli oligarchi, che porta a una sottrazione mafiosa di 10-15 milioni di $ l'anno. La qual cosa è ben conosciuta a Washington e Bruxelles. “Il potere non opera in maniera nuova; vive alla vecchia maniera. Io lotto contro il sistema, contro il paradigma esistente di direzione statale della nostra economia da parte di alcune persone. Io lotto contro di esse, per smascherarle e mostrare il loro vero volto”, ha concluso Mikhail-Robespierre che oggi lotta in Ucraina contro quella ”diabolica corruzione dei costumi” che, secondo il monaco Iliodor, mentore dell'avventuriero Rasputin, era portata “nell'innocente popolo russo dagli intellettuali dell'occidente, dai funzionari e dagli ebrei”.

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