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26/10/2015

L'aria che tira a Bologna/1: politica di polizia e strategia di pulizia

Inizia con un nuovo sgombero la mattinata di questo martedì 20 ottobre. Sulla scia di quella che sembra sempre più una politica di pulizia generale della città, l'occupazione Ex Telecom di Social Log (autonomi) in via Fioravanti ha visto stamattina presto l'arrivo della polizia per lo sgombero dell'edificio. Circa 300 persone sono al momento barricate sul tetto e all'interno dello stabile, compresi i bambini, mentre fuori un centinaio di persone sono in presidio per difendere lo spazio.

Un segnale forte, all'indomani dell'approvazione del nuovo regolamento per l'accesso all'edilizia popolare, che sancisce la sospensione dalle graduatorie fino a 10 anni per chi si sia reso partecipe di un'occupazione.

Un segnale in linea con l'aria che tira ultimamente nella città emiliana: negli ultimi mesi a Bologna come in altre città si è intensificata la politica di tolleranza zero della questura nei confronti di ogni rappresentazione e pratica del dissenso, dagli attacchi a singoli attivisti e militanti, agli spazi sociali, alle occupazioni abitative.

L’amministrazione comunale rimane in silenzio mentre la questura dà il via a quella che assomiglia molto ad un operazione di pulizia della città, in preparazione della campagna elettorale che si avvia a delinearsi in vista delle elezioni del prossimo anno.

La proliferazione di misure cautelari come denunce, divieti di dimora, obblighi di dimora fino agli arresti domiciliari sono state oggetto della cronaca politica cittadina negli ultimi mesi e hanno visto l’allontanamento di attivisti appartenenti a diverse aree del movimento bolognese, per aver manifestato il proprio dissenso in una o più occasioni, contro il fascio-leghismo di Salvini che l’anno scorso aveva tentato la campagna elettorale in Emilia Romagna, contro il sistema nazione rappresentato dal PD, o per la difesa del diritto all’abitare e alla socialità.

Dopo i primi segni allarmanti di inizio estate, a fine stagione la questura ha decisamente alzato il tiro, passando dagli avvertimenti giuridici notificati a singoli militanti a quelli notificati agli spazi sociali: così vengono messi sotto sequestro alcuni immobili occupati, tra cui lo stabile di via Irnerio 13, occupazione abitativa di AS.I.A. USB, e qualche settimana fa viene sgomberato Atlantide, storica occupazione che da casa e voce al movimento LGBQ bolognese. Questo sgombero, salutato dal sindaco Merola come un atto di “ripristino della legalità” segna forse l’inizio di una campagna elettorale che vede la tolleranza zero come slogan preponderante.

Quella stessa legalità che produce differenze economiche e costringe larga parte dei settori sociali più precari e poveri a inventarsi qualsiasi alternativa per far fronte al problema abitativo. E infatti non è stata risparmiata l’occupazione di via Solferino, occupazione abitativa del collettivo Labas (TPO), appena qualche giorno fa. In questo caso il sindaco Merola si fa paladino della giustizia, dichiarando che il punto non è quello di informare preventivamente sullo sgombero, ma quello di “non trasformare i bambini in occupanti” (n.r.d. come se i bambini, ma gli adulti stessi, non fossero giunti alla soluzione di occupare solo come unica alternativa concreta in assenza di soluzioni da parte del comune e dello stato!).

Mentre tutti a Bologna si chiedono chi sarà il prossimo, qualcuno sembra già pensare di capitalizzare queste batoste repressive. Mentre a sinistra SEL si affretta a solidarizzare con il movimento, rompendo e poi ricucendo con il partito di maggioranza in comune in un balletto che non sa ancora che direzione prendere, la rottura tra SEL e il PD cittadino non è ancora del tutto consacrata, mentre il sindaco Merola fa il pugno duro, per mantenersi in linea con la politica di rigore del suo partito.

Di sicuro, in vista delle elezioni del prossimo anno, qualcuno vuole preparare una città pacificata e imbellettata, per piacere ai grandi elettori bolognesi, ma forse la fretta con cui sta procedendo la questura ha qualcosa a che vedere con la scadenza più ravvicinata della calata di Salvini a Bologna il prossimo 8 novembre, che già di preannuncia come una lunga sfida tra chi lotta contro un austerity imposta sulle classi popolari e chi fa del razzismo e della xenofobia una campagna elettorale apparentemente opposta alle politiche del PD, ma che rappresenta nei fatti un'altra faccia della stessa e unica politica possibile in un Paese che deve sottostare alle politiche dell’UE per mantenere i privilegi della sua borghesia, e che deve quindi mantenere l’ordine e la disciplina di fronte a qualsiasi alternativa possa essere immaginata o praticata al di fuori dello schema presente.

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