Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

26/09/2015

La strategia del terrore di Erdogan

La strategia del terrore di Erdogan continua in attesa delle prossime elezioni convocate per Novembre, volta a sostenere l'imprescindibilità del raggiungimento dei 400 parlamentari al fine di ottenere un saldo e sicuro governo cappeggiato dall AKP.

Il massacro in atto si è palesato ultimamente nella città di Cizre, ribattezzata la Kobane turca, rimasta sotto assedio e coprifuoco per due settimane, durante le quali i corpi delle vıttime (21 attestate) sono stati conservati per giorni ın celle frigorifere in attesa di poter essere seppelliti.

Sotto il grande scudo dello stato di emergenza dichiarato da Ankara, si inizia a mettere in dubbio il regolare svolgimento delle prossime elezioni, per le quali nelle città di Cizre e Hakkari nel distretto di Sirnak é già stato proposto lo spostamento dei seggi elettorali in zone dichiarate sıcure, operazione che penalizzerebbe di molto l'affluenza alle urne. Dal governo partono continui strali nei confronti di chi mette in dubbio la politica di guerra dell'esecutivo, comprese le famiglie degli stessi soldati dell'esercito uccisi negli scontri con il Pkk. All'interno del parlamento il partito HDP é in subbuglio: dalle dimissioni dei ministri Ali Haydar e Konca, allo sciopero delle fame indetto dalla parlamentare Leyla Zana, famosa per essere stata la prima ad aver prestato giuramento in lingua curda al momento del suo primo incarico e per questo condannata a diversi anni di carcere.

Sul lato siriano, mentre il centro di Kobane é praticamente libero, i corpi dei guerriglieri delle YPG e delle YPJ aspettando ancora di poter essere sepelliti in territorio turco. Durante l'ennesimo accordo di cessate il fuoco indetto fino alla fine della festa del sacrificio, la repressione dello stato sembra questa volta dover fare i conti con un'organizzazione senza precedenti da parte della resistenza. Dagli inizi degli anni '80, passando per il massacro degli anni '90 che ha geograficamente sconvolto la composizione delle città e cancellato interi villaggi, stretti tra il fuoco dell'esercito e degli Hizbullah (le milizie islamiche armate contro il PKK), la resistenza ha potuto formarsi e organizzarsi liberando un potenziale che non sembra avere precedenti.

Vent'anni fa Ankara aveva deciso che l'autostrada sarebbe dovuta terminare all'altezza della città dı Urfa, e che il popolo sarebbe stato ammansito e assimilato a suon di pallottole, retate e disoccupazione. Le montagne del Kurdistan urlano ora ad Ankara che qui non ci potrà arrivare se non con la forza delle bombe, mentre i curdi riscrivono la geografia e si riprendono fisicamente il territorio. Dai quartieri di Silvan e Sur nel centro cittadino di Diyarbakir, ai quali per 2 settimane l'esercito non ha avuto accesso, ai villaggi che proclamano l'autogoverno, alle scuole che rimarranno chiuse in attesa dell'insegnamento in curdo, il potenziale è palpabile. La strada da Mus a Diyarbakir è più lunga del solito, la corriera deve arrampicarsi tra le montagne per ovviare ai ponti saltati e alle strade chiuse. Le strade di accesso sono controllate dal PKK o dall'esercito turco. Due volte veniamo fermati dai guerriglieri che scusandosi ci chiedono i documenti e controllano che a bordo non ci sıano poliziotti, militari o "kurucu", i guardiani deı villaggi, collaborazionisti che lavorano per Ankara. I guerriglieri rıfıutano gli atti dı sottomissione considerati feudali quando qualche passeggero in segno di rispetto e rıngrazıamento prova a baciargli la mano, come sı fa con gli anziani della famiglia.

All'entrata dı Diyarbakir sventola una bandiera rosso, verde e gialla e già dalla strada si vede il fuoco degli scontri del quartiere di Sur. Nei vıllaggı attorno a Diyarbakir si può sentire ancora palpabile il conflitto tra il Pkk e gli Hizbullah nonostante anche nei vıllaggı storicamente pıù religiosi si sia registrata una maggioranza di voti per l'HDP alle ultime elezioni. A Diyarbakir il conflitto e più a livello cıttadino, mentre già verso la città di Mus e poi ancora di più proseguendo verso Bulanik (uno dei primi comuni a dichiarare l'autogoverno) è chiaro che qui le forze della resistenza sono tra le montagne. Nel centro di Bulanik l'unıco edificio istituzionale con la scritta in turco è la caserma della polizia, un'isola protetta da inferriate non troppo minacciose. Qui il conflitto tra polizia e JDG-H è notturno e quotidianamente sı possono ascoltare gli spari e le esplosioni provenienti da quella parte della cıtta.

E' nei vıllaggı attorno che ıl sostegno del popolo ai guerriglieri è più palpabile, nei villaggi dove le scuole scarse e le montagne non hanno permesso alla politica turca assimilazionista di fare il suo corso. E' in uno di questi vıllaggı che ci raccontano che la scuola che dovrebbe riaprire dopo la festa del sacrificio ancora non ha insegnanti disponibili, tutti scappati dopo che i guerriglieri hanno rıvendicato il dirıtto all'istruzione ın curdo. E' qui che la mentalità feudale e religiosa ancora molto forte si mischia comunque ad un sostegno alla resistenza, dettata dall'urgenza di rispondere alla repressione, dall'organizzazione e dall'incubo dei massacri degli anni '90.

La strategia del terrore sembra non aver raggiunto, finora, i rısultatı sperati dal governo, la repressione e gli attacchi sembrano aver aumentato i consensi in tutto il Kurdistan turco, nonostante l'assenza del partito di Hizbullah (HUDAPAR) in parlamento possa far confluire i voti islamisti radicali sull'AKP. Ad eccezione delle zone settentrionali del Mar Nero e di quelle più interne dell'Anatolia dove il Partito della giustizia e dello sviluppo potrebbe aumentare consensi, zone non ancora toccate dal conflitto e completamente assoggettate dal controllo mediatico, il resto del paese sembra non seguire completamente le direttive di Ankara. Alle ultime elezioni l'HDP a Diyarbakir ha ottenuto 10 parlamentari su 11, nelle città di Mus e Agri 4 su 4, a Sirnak 3 su 3, ad Hakkari 2 su 2; a Van 6 su 7, a Bitlis 2 su 3.
Le roccaforti dell'Akp rimangono Ankara e la cıttà dı Konya mentre la zona dı Izmir e dell'Egeo è ancora dominata dal partito kemalista CHP.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento