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28/07/2015

La Troika torna ad Atene. "Draculescu" vuole più sangue

Che i commissari della triplice siano tornati fisicamente ad Atene a dettare le politiche del governo locale è già una imposizione insopportabile per i greci, soprattutto dopo che la vittoria di Syriza alle elezioni del 25 gennaio scorso e la formazione del governo con la destra nazionalista e antiausterity il nuovo primo ministro aveva promesso ‘mai più Troika’.

Ma come era prevedibile, dopo l’accettazione da parte dell’esecutivo ellenico del già pesantissimo pacchetto lacrime e sangue da vari miliardi di nuovi tagli, privatizzazioni e nuovi interventi fiscali, ora i rappresentanti di Bce, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale pretendono anche di più. Molto di più. In tempi brevi e senza opposizioni, che la sfiancata Grecia di tempo e credibilità per fare trattative ormai non ne ha più.

In cambio del programma di aiuti per complessivi 85-90 miliardi, le istituzioni europee ed internazionali vogliono imporre ai ministri di Tsipras misure come il taglio delle pensioni del 30%, in un paese dove gli assegni per chi ha avuto la fortuna di poterli maturare sono già stati decurtati del 48% negli ultimi cinque anni. Un diktat aggiuntivo rispetto a quello già accettato da Atene di aumentare i contributi previdenziali, aumentare l’età pensionabile a 67 anni e “disincentivare” – di fatto abolire – i prepensionamenti. La più dura delle tre istituzioni arrivate ad Atene per dettare legge – e che si riuniscono con la controparte in un hotel di cui non è stato fornito il nome, per evitare ovvie contestazioni – sembra essere la rappresentante dell’Fmi, Delia Velculescu, la cui associazione con personaggi vampireschi, per assonanza e pretese, è subito rimbalzata sui media ellenici. D’altronde, secondo il giornale Protothema che ha pubblicato per primo le indiscrezioni sul contenuto delle richieste di Bruxelles titolando "Delia contro i pensionati – Le prime uccisioni sacrificali portate sull'altare del dio chiamato piano di salvataggio", in base alla clau­sola «defi­cit zero» accet­tata da Tsi­pras poche ore dopo la vittoria dei ‘no’ nel referendum contro l’austerity, che pre­vede un taglio auto­ma­tico delle spese nel caso non si rispet­tino i vin­coli di bilan­cio, se la reces­sione con­ti­nuasse (come fa un’economia vampirizzata da cinque anni a riprendersi?) scatterebbe una decur­ta­zione auto­ma­tica delle pensioni comunque del 10%.

Come se non bastasse i vampiri della Troika pretendono anche una decurtazione dei salari del settore privato per i neoassunti del 5-10%. Di che dovrebbero campare i lavoratori già alle prese con stipendi da poche centinaia di euro non è dato sapere. E nel primo giorno di ‘negoziati’ i commissari dell’Ue e del Fmi hanno anche ricordato ai rappresentanti del governo che il taglio dei contributi agli agricoltori greci non sono rimandabili, in riferimento al tentativo di Alexis Tsipras di scorporare il provvedimento rispetto alle misure più urgenti da approvare entro il prossimo 20 agosto, data limite imposta dai creditori per il varo del piano di finanziamenti internazionali. Da Bruxelles i membri della Commissione Europea hanno d’altronde fatto sapere che si aspettano «più riforme per consentire un rapido esborso» della prima tranche del terzo pacchetto di aiuti. Messaggio chiarissimo: Atene obbedisca, altrimenti niente soldi. Se per quel giorno il piano di finanziamento non sarà partito, infatti, Atene difficilmente potrà rimborsare alla Bce la rata del debito di 3,5 miliardi.

«Per il governo, la questione di ulteriori misure prioritarie non esiste» ha fatto sapere il primo ministro greco ieri. Una dichiarazione altisonante alla quale però Atene dovrà essere capace di dare un seguito, il che finora non è avvenuto.

D'altronde proprio ieri il ministro greco del Lavoro e della Previdenza sociale George Katrougalos parlando ai microfoni dell'emittente privata Skai ha chiarito che "La priorità della Grecia in questo momento è quella di raggiungere un accordo con i creditori del Paese".

E mentre la Bce rileva che i depositi delle banche greche sono calati del 6% (8 miliardi) a 127,5 miliardi di euro a giugno, anche oggi la Borsa di Atene è rimasta chiusa.

L'entusiasmo e le speranze che la notte del 5 luglio avevano trascinato in piazza decine di migliaia di greci dopo la vittoria schiacciante dell'Oxi agli ennesimi diktat dell'Ue sembrano volatilizzati.

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