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25/03/2015

Le spie di Netanyahu contro Obama

di Michele Giorgio – Il Manifesto

Il governo israe­liano nega, smen­ti­sce con forza le rive­la­zioni pub­bli­cate ieri dal Wall Street Jour­nal sulle sue pre­sunte ope­ra­zioni di spio­nag­gio dei nego­ziati in corso sul pro­gramma nucleare ira­niano, fatte a danno della linea del dia­logo con Teh­ran por­tata avanti dalla Casa Bianca. Giorno dopo giorno lo scon­tro tra Barack Obama e Benya­min Neta­nyahu emerge in tutta la sua com­ples­sità. E pare desti­nato ad aggra­varsi, ma senza met­tere in alcun modo a rischio gli stretti rap­porti stra­te­gici e di sicu­rezza esi­stenti tra Washing­ton e Tel Aviv.

«L’ostilità tra Neta­nyahu e Obama non ha pre­ce­denti nelle rela­zioni tra i due Paesi», notava ieri Arutz 7, l’agenzia di infor­ma­zione della destra israe­liana, pun­tando nel suo report l’indice con­tro il pre­si­dente Usa. Obama ha non pochi motivi per essere infu­riato. Alti fun­zio­nari della Casa Bianca hanno rife­rito al Wsj che l’anno scorso Israele ha spiato i nego­ziati in corso tra Teh­ran, gli Stati Uniti e gli altri Paesi mem­bri del Con­si­glio di Sicu­rezza dell’Onu più la Ger­ma­nia. Un’operazione che, secondo il gior­nale, rien­trava in una cam­pa­gna del pre­mier israe­liano per osta­co­lare la pos­si­bile firma di un accordo e rea­liz­zata pas­sando le infor­ma­zioni segrete a par­la­men­tari ame­ri­cani. Il fine sarebbe stato quello di aiz­zare con­tro Obama il Con­gresso, ora nelle mani dei Repub­bli­cani stretti alleati di Israele. E pro­prio a depu­tati e sena­tori sta­tu­ni­tensi Neta­nyahu ha par­lato tre set­ti­mane fa denun­ciando la poli­tica del pre­si­dente e l’intesa con l’Iran in dirit­tura di arrivo.

«Una cosa è lo spio­nag­gio reci­proco (tra gli Usa e Israele), un’altra è il furto di segreti per poi pas­sarli ai par­la­men­tari Usa per minare la diplo­ma­zia ame­ri­cana», ha detto uno degli ano­nimi fun­zio­nari al Wsj, gior­nale che, peral­tro, è vicino a Israele e di solito schie­rato con­tro le poli­ti­che di Obama. La Casa Bianca ha sco­perto l’operazione quando le agen­zie di intel­li­gence ame­ri­cane hanno inter­cet­tato comu­ni­ca­zioni tra fun­zio­nari israe­liani con det­ta­gli che, secondo gli Usa, pote­vano pro­ve­nire solo dai col­lo­qui riser­vati. Da parte loro gli israe­liani hanno negato di avere spiato diret­ta­mente i nego­zia­tori ame­ri­cani, spie­gando di avere rice­vuto le infor­ma­zioni attra­verso altri canali, come la sor­ve­glianza dei nego­zia­tori ira­niani.

Sde­gnata la rea­zione del mini­stro degli esteri israe­liano Lie­ber­man. «Noi – ha detto – non spiamo gli Stati Uniti, né diret­ta­mente, né per vie traverse… Quelle infor­ma­zioni non sono giu­ste. Con gli Stati Uniti man­te­niamo un atteg­gia­mento di com­pleta tra­spa­renza». Il mini­stro della difesa Moshe Yaa­lon da parte sua ha sot­to­li­neato che Israele «non ha rice­vuto alcun richiamo for­male da parte degli Usa su pre­sunte ope­ra­zioni di spio­nag­gio a danno di espo­nenti ame­ri­cani».

Neta­nyahu non ha com­men­tato le rive­la­zioni del Wsj, ma il suo uffi­cio ha avver­tito che quelle infor­ma­zioni sareb­bero state dif­fuse nell’intento di dan­neg­giare le rela­zioni fra Israele e Stati Uniti. Dalle nuvole è caduto John Boeh­ner, spea­ker del Camera dei Rap­pre­sen­tanti e prin­ci­pale alleato di Neta­nyahu ai ver­tici delle isti­tu­zioni sta­tu­ni­tensi. «Sono sba­lor­dito perché non mi è mai stata rive­lata alcuna infor­ma­zione segreta (sui nego­ziati con l’Iran)», ha affer­mato Boeh­ner che il 31 marzo sarà a Geru­sa­lemme, “casual­mente” nell’ultimo giorno utile per il rag­giun­gi­mento dell’accordo con Teh­ran. Quel giorno assieme a Neta­nyahu potrebbe lan­ciare un nuovo pesante attacco alla poli­tica di Obama.

La vicenda, secondo alcuni, spie­ghe­rebbe la deter­mi­na­zione con la quale due giorni fa il capo dello staff di Obama, Denis McDo­nough, ha attac­cato Neta­nyahu durante il suo inter­vento alla con­fe­renza annuale dell’associazione ebraico ame­ri­cana J Street. La Casa Bianca, ha detto McDo­nough, insi­ste sulla nascita di uno Stato pale­sti­nese e, quindi, sulla solu­zione dei “due Stati per due popoli” e ha affer­mato che l’amministrazione Usa con­ti­nua a con­si­de­rare inquie­tanti le dichia­ra­zioni fatte da Neta­nyahu in cam­pa­gna elet­to­rale con le quali ha cate­go­ri­ca­mente escluso la crea­zione dello Stato di Pale­stina per poi fare una par­ziale retro­mar­cia subito dopo il voto del 17 marzo.

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