di Michele Giorgio – Il Manifesto
Perché Israele non ha
avvertito la Russia del suo attacco aereo contro la base siriana T-4?
Le relazioni tra Mosca e Tel Aviv, sulla Siria, si sono deteriorate al
punto da aprire la strada a uno scontro diplomatico? Sono questi alcuni
degli interrogativi che gravano sul nuovo pesante raid – 14 morti tra i
quali 4 consiglieri militari iraniani – compiuto ieri, poco prima
dell’alba, dall’aviazione israeliana. Il disappunto, a dir poco, di
Mosca è palpabile.
Per oltre due anni il premier Netanyahu ha fatto la spola con la
capitale russa per consolidare il coordinamento militare ed impedire
“incidenti” tra le forze aeree dei due Paesi durante i raid che Israele
compie contro la Siria. Ora silenzio totale. Al contrario Israele ha
informato con largo anticipo gli Stati Uniti. «Il presidente
Vladimir Putin non ha avuto contatti con la controparte israeliana» ha
comunicato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ricordando che
nella base di T-4, nel governatorato di Homs, sono presenti consiglieri
militari russi che hanno rischiato di essere colpiti dalle bombe
israeliane.
«Senza dubbio – ha aggiunto – per noi è motivo di
preoccupazione e attraverso i canali appropriati, stiamo comunicando
con la parte israeliana su questa questione... Si tratta di uno
sviluppo molto pericoloso della situazione. Spero che almeno i militari
statunitensi e quelli della coalizione guidata dagli Usa lo
comprendano».
Tutto è cominciato intorno alle 3:30, hanno riferito fonti ufficiali
libanesi denunciando l’ennesima violazione israeliana dello spazio
aereo del Paese dei Cedri. Giunti dal mare, all’altezza di
Junieh sulla costa occidentale libanese, gli F-15 con la stella di
David hanno virato verso Baalbeck, nella valle della Bekaa. Da qui
hanno lanciato otto missili aria-terra – alcuni dei quali, ha
comunicato il ministero della difesa russo, sono stati intercettati
delle difese siriane – contro quello che gli esperti considerano il
principale aeroporto militare siriano, dove si troverebbero
postazioni missilistiche ed operano, oltre a quelli russi, anche
consiglieri militari iraniani. Inizialmente tutti hanno pensato ad un
blitz compiuto da americani e francesi.
L’attacco infatti è avvenuto a un anno esatto dal lancio di 59
missili cruise da parte dell’amministrazione Trump sulla base siriana di
Shayrat e Washington e Parigi si erano dette pronte a una «risposta
forte e comune» per il presunto bombardamento chimico contro a Douma,
nella Ghouta orientale, che gruppi dell’opposizione siriana
attribuiscono a Damasco e in cui sono morti decine di civili.
La Siria e la Russia parlano di una fabbricazione e negano il
loro coinvolgimento. Anche l’agenzia di stampa siriana Sana ha parlato
di un raid ordinato da Donald Trump che domenica aveva descritto come un
«animale» il presidente Bashar Assad. Poi è giunto il
comunicato del ministero della difesa russo che ha chiamato in causa
Israele. Da parte sua il governo Netanyahu non ha confermato e neppure
smentito l’attacco ma l’ex capo dell’aviazione israeliana Eitan Ben
Eliyahu ha fatto notare che «gli unici che avrebbero potuto colpire in
Siria sono gli americani o gli israeliani» e, visto che gli Usa negano e
che Israele in passato ha già colpito quella zona, «la mia
conclusione è che siamo alle prese con un raid da parte di Israele».
L’analista Eytan Gilboa ridimensiona lo scontro tra Israele e Mosca.
«Non vedo all’orizzonte un conflitto diplomatico tra i due Paesi – spiegava ieri Gilboa – nessuna delle due parti vuole mettere fine al
coordinamento militare che sino ad oggi ha evitato conflitti tra le due
forze aeree. Israele sa che la Russia ha un ruolo in Siria e Mosca
allo stesso tempo sa che gli interessi israeliani in Siria e nella
regione non possono essere ignorati. E questo malgrado la Russia abbia
fatto ancora poco, dal punto di vista israeliano, per contenere la
presenza iraniana in Siria».
Per Gilboa Israele, tra le altre cose, avrebbe inviato un
messaggio anche agli alleati americani. «L’annunciato ritiro delle
forze americane dalla Siria non è proprio piaciuto (a Netanyahu) perché
lascia il campo completamente libero a Russia, Turchia e Iran
sempre più alleate come abbiamo visto al termine del vertice di Ankara
dei tre Paesi. Israele si aspetta che gli Stati Uniti restino in Siria e
adottino una linea più interventista dal punto di vista militare».
L’intervento Usa che potrebbe essere imminente. Il
segretario alla Difesa, Jim Mattis, ha detto ieri di “non escludere
nulla” in risposta al presunto attacco chimico. E Donald Trump
annunciando «decisioni importanti in 24-48 ore» ha fatto la
voce grossa anche contro Vladimir Putin affermando che se la Russia
risulterà responsabile del presunto attacco nella Ghouta «Tutti
pagheranno un prezzo. Lui (Putin) pagherà, tutti pagheranno». Trump ha
avuto anche un colloquio telefonico con il presidente francese Macron
con il quale, secondo le agenzie di stampa, si è impegnato a coordinare
le azioni nel quadro del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
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