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10/04/2018

Qatar - al-Thani alla conquista di Trump

A meno di un mese dalla visita alla Casa Bianca del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman – ancora impegnato nel suo tour mondiale, passato per mezza America, compresi gli Studios – oggi lo Studio Ovale ospiterà uno dei suoi arcinemici, l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani.
 
Ieri, alla vigilia del meeting, gli Stati Uniti hanno siglato con Doha un accordo di vendita di 5mila missili Apkws (Advance Precision Kill Weapon Systems) per 300 milioni di dollari durante un incontro tra il capo del Pentagono, Jim Mattis, e l’emiro al-Thani. “Il Qatar è una forza importante per la stabilità politica e il progresso economico della regione del Golfo Persico – si legge in una nota del Dipartimento di Stato Usa – I nostri interessi comuni ancorano la nostra relazione e l’aviazione del Qatar gioca un ruolo predominante nella difesa del paese”.

E oggi al-Thani va a caccia del pesce grosso: da Trump si attende una dichiarazione importante, ovvero il riconoscimento del Qatar come paese centrale nella soluzione della disputa regionale. Da “sponsor del terrore”, come era stato definito nel giugno 2017, a partner imprescindibile, un passaggio a cui al-Thani lavora da mesi spendendo milioni di dollari per muovere le più influenti lobby statunitensi a proprio favore, a partire da Brian Ballard, uno dei principali finanziatori di Trump.

Nella schizofrenia, forse solo apparente, che accompagna l’amministrazione Trump in politica estera, il presidente parla e fa affari con i vertici di due paesi in rotta da quasi un anno, quando iniziò il blocco contro il Qatar nel giugno scorso guidato da Riyadh. Vale la pena sottolineare che a scatenare quella faida interna al Consiglio di Cooperazione del Golfo fu proprio Trump, durante la sua visita di fine maggio 2017 a Riyadh. Dopo aver bollato Doha come sponsor del terrorismo, il presidente aveva acceso contese che covavano sotto la cenere, per poi sfilarsi poco dopo soprattutto per la mediazione dell’allora segretario di Stato Tillerson che da ex capo della Exxon con il Qatar aveva rapporti stretti. Così, mentre il blocco prosegue, gli Stati Uniti continuano a fare affari con Doha e a definirlo partner strategico nella lotta al terrorismo.

Una “schizofrenia” ben spiegabile con la base americana di al-Udeir ospitata dal Qatar e con il volume di investimenti che il Qatar ha negli Usa e che servono ai piani di crescita occupazionale del “Make America Gret Again” di Donald Trump. Con un interscambio pari a 6,3 miliardi di dollari l’anno, con gli Usa primi investitori nell’emirato e primi esportatori di auto, equipaggiamento medico, prodotti agricoli e macchinari, a contare è il piano di investimenti di Doha negli States, 45 miliardi entro il 2021.

Da cui gli accordi che nel corso dell’anno sono stati siglati: a novembre l’amministrazione Usa aveva siglato un accordo di vendita di caccia F-15 da 1,1 miliardi di dollari e l’intesa per la costruzione in Qatar di bunker e di infrastrutture per servizi di cybersicurezza; pochi mesi prima era stato firmato un altro contratto di vendita di jet F-15 da 12 miliardi di dollari, mentre venivano lanciate esercitazioni navali congiunte.

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