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15/03/2018

Guerra di spie? No, qualcosa di più, e di peggio


L’escalation politica e diplomatica contro la Russia avviata dalla Gran Bretagna a seguito della tentata uccisione di un ex agente russo “defezionato”, indica qualcosa di più di una normale guerra di spie che i libri di John Le Carrè ci hanno raccontato dettagliatamente negli anni della guerra fredda.

Come è noto nella guerra tra i servizi di intelligence tutto sanno o cercano di sapere tutto dei propri competitori, con una guerra senza esclusione di colpi. Ed è importante, perché mentre i telegiornali ci dicono che l’inchiesta sul tentato omicidio di Serghej Skripal e della figlia Julia è ancora in corso, le autorità britanniche hanno già tirato conclusioni definitive con l’espulsione di 23 “diplomatici” russi e l’annuncio del boicottaggio dei Campionati Mondiali di calcio in Russia che inizieranno tra pochi mesi. A Londra infatti è stato riunito il comitato “Cobra”, quello in cui i ministri discutono le situazioni di emergenza nazionale.

Il ministero degli Esteri russo, ironizza molto sulla rapidità con cui la misteriosa malattia che ha colpito l’ex agente Skripal sia già stata fatta risalire alla Russia, così da far deteriorare ulteriormente le relazioni bilaterali. “Né la polizia né le autorità britanniche – scrive in una nota di protesta l’ambasciata russa a Londra – ci hanno fornito informazioni ufficiali su questo incidente”. La Russia lamenta che i mass media britannici, senza aspettare le conclusioni dagli investigatori, abbiano “immediatamente aperto una nuova fase della campagna che demonizza la Russia, creando l’impressione di un’operazione pianificata dai servizi speciali russi, cosa completamente falsa”. Il ministro degli esteri russo Lavrov, ha detto che Mosca collaborerà se riceverà una richiesta formale di chiarimenti dal Regno Unito ai sensi della Convenzione sulle armi chimiche, che fissa un limite di 10 giorni per una risposta.

Il capo dell’unità antiterrorismo della polizia britannica Mark Rowley, ieri ha confermato che la polizia ritiene che il tentato omicidio dell’ex agente russo e della figlia sia avvenuto con l’uso di un agente nervino. Rowley non ha voluto aggiungere dettagli sul tipo di arma chimica usata, un gas nervino come il Sarin o il Vx, ma ha rassicurato l’opinione pubblica definendo bassi i rischi per gli abitanti di Salisbury, (anche se risulta ricoverato in ospedale uno dei poliziotti intervenuti sulla scena dell’incidente domenica). La preoccupazione maggiore è quella di sapere chi e come ha introdotto il gas letale in Gran Bretagna, e se ce ne sia ancora nel paese.

Gli esperti del laboratorio di Porton Down, vicino a Salisbury, stanno lottando contro il tempo. In un altro caso, quello di Aleksandr Litvinenko, l’ex spia russa che venne ricoverata in ospedale, il 1° novembre 2006, ci vollero molti giorni, troppi, prima di poter risalire all’isotopo che lo stava uccidendo: il polonio-210. E ventidue giorni dopo il ricovero l’ex agente morì. Al suo capezzale c’era uno degli ex oligarchi russi, Boris Berezovskij, definito come il “padrino del Cremlino” ai tempi di Boris Eltsin. Anche Berezovski era in esilio in Gran Bretagna avendo perso potere con l’uscita di scena del presidente ubriacone. Nel marzo 2013 Berezovskij venne trovato a terra, nel bagno della sua villa nel Berkshire, con una sciarpa attorno al collo. L’inchiesta non riuscì a determinare “al di sopra di ogni ragionevole dubbio” se si fosse trattato di suicidio o di omicidio. Insomma per i “defezionati” russi, l’esistenza in Gran Bretagna non appare del tutto sicura, nonostante le assicurazioni ricevute dai servizi segreti britannici. E’ una sorta di regola riconosciuta da tutti i servizi segreti in tutto il mondo: “chi tradisce non merita perdono”, e il tempo che scorre non sembra indicare un cambiamento di regole. Molti omicidi misteriosi avvenuti ad esempio a Cipro, a Parigi o a Città del Messico, raccontano di regolamenti di conti tra servizi anche a distanza di anni.

Ma la vera questione non è la trama di una guerra di spie che si è combattuta e si continua a combattere il più lontano possibile dai riflettori. Il problema è perché il governo britannico abbia colto questo pretesto per far schizzare verso l’alto la tensione con la Russia.

Un dato che sta balzando in evidenza è che il “casus” avvenuto in Gran Bretagna, sta dando la stura alle spinte e agli appelli a rinsaldare – piuttosto che indebolirla come fa Trump – l’alleanza transatlantica.

Il primo ministro britannico Theresa May ha ricevuto il sostegno del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il quale ha concordato in una telefonata che Mosca “deve fornire risposte inequivocabili su come questo agente nervino sia stato utilizzato”.

Il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliere tedesca Angela Merkel hanno condannato l’attacco e offerto sostegno al Regno Unito, ma anche sostegno a Estonia, Lettonia e Lituania, gli stati baltici al confine con la Russia da tempo diventati la nuova trincea avanzata degli apparati militari della Nato.

E’ indubbiamente un segno dei tempi di ferro e di fuoco che si stanno ormai manifestando con ruvida chiarezza. Il piano inclinato su cui le relazioni internazionali si sono avviate da partire dal primo decennio del XXI Secolo, vede una accelerazione continua verso il “clash”, lo scontro tra potenze geopolitiche e blocchi economici in aperta competizione tra loro.

La guerra commerciale scatenata dagli Usa verso ex partner come l’Unione Europea o aperti competitori come la Cina e la Russia, indica che l’epoca della concertazione internazionale – già in crisi nei primi anni 2000 – è definitivamente tramontata. E’ un cambiamento di fase storica di cui prima si assume consapevolezza e meglio sarà.

Solo soluzioni che rompano il quadro esistente – ad esempio la neutralità e nuovi modelli di integrazione regionale antiliberoscambisti – possono cercare di invertire gli effetti di una competizione globale e interimperialista senza esclusioni di colpi e la tendenza alla guerra.

Come diceva Marx la lotta di classe si conclude solo con la vittoria di una classe sull’altra o la rovina di entrambe. La borghesia da quasi trenta anni annuncia e cerca di trarre voraci vantaggi dalla sua vittoria sulle classi sociali subalterne, ma le conseguenze che sta producendo rischiano di travolgere l’intera umanità. E’ un treno che va fermato.

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