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23/02/2018

Sciopero della Scuola del 23 febbraio: intervista a Luigi del Prete (USB Scuola)

Ciao Luigi, il vostro comunicato sullo sciopero e sulla manifestazione al Miur sta imperversando in rete. Qual è la valutazione politica sulla giornata di oggi?

Ciao a tutti. La valutazione è senz’altro molto positiva. Oggi viene fuori un nucleo di resistenza ma anche di possibile contrattacco rispetto alle politiche sull’istruzione che hanno trovato nel recente Contratto sottoscritto da CGIL CISL UIL una formalizzazione. Quel contratto detta le regole del gioco della partita politica e sindacale che si giocherà da oggi nelle scuole. Sono le regole molto dure di uno scontro apparentemente impari, perchè dalla stessa parte stanno governo, partiti politici, sindacati collaborazionisti, stampa mainstream e tutti gli apparati di potere ridotti ad esecutori delle politiche europee. Da tempo come sindacato abbiamo sviluppato una analisi che individua nelle scelte europee sull’istruzione il vero terreno di battaglia politica e culturale intorno al quale accumulare forze e sviluppare un progetto sindacale che superi certe angustie del sindacalismo di base e punti alla costruzione di un soggetto sindacale forte e credibile, dalla parte di lavoratori e studenti. Il lavoro di assemblee di queste settimane, le iniziative di piazza, il nostro sforzo sulla comunicazione ci hanno fatto raggiungere decine di migliaia di colleghi. Siamo in forte crescita...

Contropiano sta seguendo in queste settimane la campagna elettorale per le elezioni politiche. L’unico sostegno allo sciopero di oggi giunge da Potere al Popolo. Che rapporto avete con i soggetti politici?

Per noi l’indipendenza politica del sindacato è alla base di tutto. È chiaro che guardiamo alla competizione politica ed è evidente che stare dentro Eurostop è per noi una scelta di campo, che però guarda al terreno delle mobilitazioni sociali e non di quelle elettorali. Una cosa è certa. Il collateralismo alla CGIL che ha caratterizzato molte delle formazioni politiche della sinistra è oggi assolutamente inaccettabile. Un soggetto che non abbia le idee chiare rispetto alle scelte sindacali e che continua a dare legittimità, pur criticandola, alla CGIL, non può seriamente candidarsi a costituire una alternativa credibile per le classi popolari e per il mondo del lavoro, nelle molteplici forme in cui esso oggi si configura.

A proposito di competizioni elettorali, per il pubblico impiego ad aprile si votano le rsu. Mi pare un passaggio importante per verificare la crescita di cui parlavi...

Le Rsu oggi hanno una doppia valenza, quantitativa e qualitativa.

Quantitiva, perchè dobbiamo crescere sensibilmente, come numero di liste, come numero di voti e come rsu elette. Oggi il malcontento dei lavoratori, ancora poco visibile in alcuni settori e poco incline a spingersi in direzione delle lotte, potrebbe riversarsi nelle urne elettorali. Noi dobbiamo essere bravi a raccoglierlo.

Ma esiste anche una dimensione qualitativa. Queste rsu svolgono infatti una funzione che non è solo di difesa dei diritti, di tutela delle regole, perchè purtroppo il contratto riduce fra l’altro anche gli spazi di contrattazione; la funzione vera, più importante è di orientamento politico, che nella scuola significa tornare a domandarsi quale istruzione abbiamo in mente, cosa vogliamo che diventino le giovani generazioni di questo paese, le vere vittime delle politiche antisociali che dipendono dal posto che l’Unione Europea ha assegnato al nostro paese e di conseguenza ai suoi giovani, una parte dei quali per fortuna sta alzando la testa, come i compagni di bastalternanza coi quali stiamo avviando un percorso comune.

Aggiungo una cosa, per tornare alle rsu. Le nostre rsu possono diventare parte del nostro quadro militante, perchè anche nella scuola serve una presenza di delegati attivi che smascherino il collateralismo di cgil cisl e uil e la finta opposizione di Anief. Oggi la parte più attiva della scuola guarda ad USB come possibile superamento di questo stallo. Questo è il nostro progetto e su questo proseguiamo, con la carica che la mobilitazione di oggi ci ha dato.

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