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17/02/2018

La prossima privatizzazione di Macron

Il programma neo-liberista di Emmanuel Macron procede spedito. Giovedì è stato reso noto il rapporto che il governo francese aveva commissionato dall’ex presidente del CdA di Air France, Cyril Spinetta, per “riformare” il trasporto ferroviario. Per il governo, si tratta di una “diagnosi lucida e completa”, per CGT e SUD segna la fine del “sistema pubblico ferroviario”.

I ferrovieri non sono più pubblici dipendenti, la SNCF perde il monopolio del trasporto viaggiatori e viene trasformata in SpA, dunque privatizzabile, le linee “non redditizie” vengono chiuse, il trasporto merci viene lasciato ai privati. Un terremoto per i ferrovieri, i viaggiatori, il servizio pubblico.

A partire dall’anno prossimo il mercato del trasporto viaggiatori viene liberalizzato. Il sistema ferroviario si concentra sulle grandi agglomerazioni, collegate dai TGV. Secondo Spinetta, le linee secondarie costano troppo. Bisogna tagliare. Le linee superstiti saranno a carico delle regioni. Queste ultime hanno già fatto sapere che si oppongono alla chiusura delle linee secondarie ed al loro trasferimento unilaterale alle regioni. I viaggiatori dei “rami secchi” potranno ricorrere ad altri mezzi di trasporto...

I nuovi assunti avranno un contratto di lavoro privato. Per migliorare la competitività dell’azienda, come è già stato fatto per la Posta. La condizione di pubblico dipendente cesserà con la cessazione del lavoro dei ferrovieri attuali, entro una trentina d’anni. Ma non basta. Occorre tagliare 5.000 posti di lavoro, facendo ricorso, per la durata di due anni, ai prepensionamenti. Per la CGT, si tratta di un «attacco inaccettabile alle condizioni sociali dei ferrovieri».

Nel trasporto locale, i ferrovieri potranno essere trasferiti ad altre aziende, in concorrenza con quella pubblica. Se rifiutano, devono accettare di essere destinati altrove, pena il licenziamento.

A fine 2016, secondo il rapporto, il debito della SNCF era di 45 miliardi di euro. Cresce di 3 miliardi all’anno, ai quali si devono aggiungere 1,5 miliardi di interessi, da pagare ai «mercati finanziari». Per i sindacati, il debito è il risultato delle politiche dello Stato e non tocca ai ferrovieri pagarne il prezzo oggi. Il segretario generale della CGT, Philippe Martinez, ha dichiarato che, in occasione di una manifestazione nazionale il 22 marzo prossimo, «i ferrovieri difenderanno il servizio pubblico, il loro lavoro e la loro condizione di dipendenti pubblici».

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