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19/12/2017

Yemen - In tre giorni, 80 vittime sotto le bombe saudite

Almeno otto donne e due ragazze yemenite che ritornavano a casa da un matrimonio sono state uccise in un raid aereo saudita nel distretto di Hreib Karameesh (centro-ovest dello Yemen). La strage sarebbe avvenuta nella notte tra sabato e domenica: secondo l’agenzia Saba vicino ai ribelli houthi, la coalizione guidata da Riyadh avrebbe colpito tre volte il convoglio di civili che tornavano dalla festa di nozze. Le vittime appartenevano tutte alla famiglia Haysan: l’età delle donne uccise andava dai 30 ai 50 anni. Sconosciuta, invece, quella delle due ragazze.
 
Il massacro delle donne, come potrebbe essere chiamato quello che è accaduto domenica, è solo l’ultima strage della coalizione saudita negli ultimi giorni. E’ stato infatti un week end di orrore e sangue anche in altre parti dello Yemen: tra venerdì e sabato sono state almeno 70 le vittime dei raid sauditi avvenuti nel nord e centro del Paese. Particolarmente grave è stato l’attacco al villaggio di al-Mazaraah, nella provincia di al-Hodeida, dove sono stati uccisi per lo più bambini e donne. A Taiz è stato centrato un mercato.

Attaccati pesantemente ormai dai giorni, i ribelli houthi hanno risposto lanciando sabato un missile balistico a medio raggio (Qaher M-2) contro un centro di comando militare di Riyadh nella provincia meridionale saudita di Jizan. Secondo al-Masirah, la tv legata agli houthi, il razzo avrebbe centrato l’obiettivo. Notizia non confermata però dai sauditi che al momento non hanno rilasciato alcun comunicato.

Come era prevedibile, l’uccisione lo scorso 4 dicembre dell’ex presidente yemenita Saleh per mano houthi ha aumentato le tensioni in un Paese già devastato dalla guerra (oltre 10.000 morti, 2.000 vittime di colera e 7 milioni di persone a rischio fame). Le forze pro-governative del presidente Hadi, forti del sostegno saudita e dei fedelissimi di Saleh dopo la rottura con gli houthi, stanno avanzando lentamente nelle aree centrali del Paese. E mentre i massacri sauditi si ripetono, la comunità internazionale per lo più tace.

Ieri ha alzato la voce contro l’Arabia Saudita Penny Mordaunt, segretaria britannica alla sviluppo internazionale. Secondo Mordaunt, Riyadh “non ha scuse” per bloccare gli aiuti in Yemen e che “usare l’arma della fame” è una violazione della legge umanitaria. La segretaria ha quindi annunciato che il Regno Unito offrirà un pacchetto d’aiuti del valore di 50 milioni di sterline per nutrire milioni di yemeniti vittime di quella che ha definito “la peggiore crisi umanitaria del mondo”. Mordaunt ha poi promesso voucher di cibo per 3,4 milioni di yemeniti per un mese, 106.000 tonnellate di grano e il carburante necessario per far funzionare gli ospedali e pompare acqua potabile.

Bisogna vedere quanto queste promesse saranno rispettate: l’ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari ha fatto sapere ieri che lo Yemen aveva bisogno nel 2017 di 2,3 miliardi di dollari in aiuti, ma che ha ricevuto “solo il 61%”.

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