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13/12/2017

Un esercito di manganellatori. I soldati si addestrano a “fronteggiare le folle”

Il rafforzamento degli apparati coercitivi sembra essere l’unico terreno di investimento messo in campo dai governi. E’ una scelta coerente con la loro preoccupazione sulle reazioni sociali ai danni che hanno provocato e continuano a provocare. Il boom della povertà nel nostro paese ne è conferma. Ma se si vuole governare su una società impoverita e giustamente “rancorosa” come dice il Censis, o si allargano i cordoni della borsa – e non si può fare perché i vincoli dell’Unione Europea non lo consentono – oppure si organizzano al meglio gli apparati repressivi. L’ultima notizia è questa, la riproduciamo testualmente dalla nota emessa dallo Stato Maggiore dell’Esercito:
“Si è appena concluso presso la Scuola di Fanteria dell’Esercito il corso per istruttori controllo della folla rivolto ai militari provenienti dai reparti operativi della Forza Armata. I frequentatori del corso, sotto la guida degli istruttori del Dipartimento di Fanteria, hanno ricevuto le conoscenze di base per interagire con il comportamento della folla e la capacità di poter pianificare, organizzare e condurre tutte le azioni di controllo della folla, nonché il riconoscimento e l’isolamento degli elementi chiave che la condizionano. Tale tipologia di addestramento scaturisce dal costante impiego della Forza Armata in operazioni di sostegno della pace dove, spesso le unità impiegate si trovano a fronteggiare situazioni caratterizzate dalla presenza di aggregazioni di folla con atteggiamenti più o meno ostili.

Il corso appena terminato rientra nell’attività formativa che svolge quotidianamente la Scuola di Fanteria dell’Esercito a favore dei militari di ogni ordine e grado dell’Esercito e delle altre Forze Armate”.
In pratica stanno addestrando i militari a funzioni di ordine pubblico e di “repressione della folla”. Una novità relativa, perché già oggi gran parte degli organici di polizia e carabinieri provengono dalle forze armate, spesso rodatisi sui teatri di guerra (Afghanistan, Iraq, Libano, Balcani etc.). Ma nell’attività di “repressione della folla”, fino ad oggi si era almeno mantenuta la divisione tra i corpi preposti all’ordine pubblico e quelli propriamente militari. La paura deve essere tanta, e l’aria che tira in Europa deve essere tale, che questa separazione viene ormai liquidata in nome della repressione contro le possibili forme di resistenza e opposizione sociale alla guerra scatenata dai ricchi contro i poveri, a tutti i livelli.

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