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13/12/2017

France Insoumise, una posizione contro l’Unione Europea

In Francia il rassemblement della sinistra radicale intorno alla figura di Jean-Luc Mélenchon è riuscito a raggiungere il 19,6% dei voti, risultando così quasi alla pari con i principali competitori (Macron 24%, Le Pen 21,3, Fillon 20, mentre i socialisti sono scesi al 6,4% di Benoit Hamon).

Un risultato impensabile in Italia. Ma c’è un perché.

Il programma politico e le proposte concrete di France Insoumise (Francia Ribelle) sembrano a prima vista abbastanza simili a quelle che circolano anche qui da noi e su cui tutti – al di fuori dell’establishment che va da Giorgia Meloni a Pietro Grasso – siamo d’accordo quasi senza discutere: basta con l’austerità, difesa della Costituzione, sanità e istruzione pubblica per tutti, pensioni dignitose, salari adeguati, diritti sul lavoro, difesa dell’ambiente, politiche di accoglienza sull’immigrazione, ecc.

Su un punto, però, i compagni francesi marcano una differenza colossale che qui in Italia ben pochi – nell’asfittica “sinistra” residua – provano ad evidenziare. Ed è non a caso la posizione sull’Unione Europea.

Del resto anche un analfabeta in materia istituzionale capisce che per realizzare anche solo in parte quel programma politico-sociale bisogna confrontarsi con il potere politico, con chi decide. Ed anche un analfabeta sa ormai che il potere decisionale – quello che scrive la legge di stabilità e gli altri provvedimenti di politica economico-finanziaria– non risiede più a Palazzo Chigi o a Montecitorio.

Perciò France Insoumise ha preso di petto la questione stendendo un manifesto contro i trattati dell’Unione Europea, mettendo a tema anche il modo di romperli per recuperare potere decisionale sulle risorse del proprio paese. Consensualmente o meno. Fino a proporre – come anche noi abbiamo spiegato più volte – un’alleanza dei paesi dell’Europa meridionale.

Non è esattamente la nostra posizione e ci piacerebbe discuterne approfonditamente. Ma è certamente una posizione molto più avanzata e realistica di quelle che girano qui nella cosiddetta “sinistra radicale”, comprendendovi anche larghe fette del “movimento antagonista”.

Ma non vogliamo togliervi il piacere – intanto intellettuale – di discutere dei problemi politici (“come si fa a realizzare un cambiamento sociale vero”) invece di battagliare a colpi di parole.

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La questione dell’Europa: uscire dai trattati europei

L’Europa dei nostri sogni è morta. L’attuale Unione è solo un mercato unico e la gente è sottoposta alla dittatura delle banche e della finanza. Come fermare questo incubo?

Dobbiamo uscire dai trattati europei che ci obbligano ad effettuare politiche di austerità e ad abolire l’azione dello Stato e gli investimenti pubblici. Tutto questo con il pretesto di un debito che tutti sanno che non potrà mai essere ripagato da nessun paese.

La nostra indipendenza di azione e la sovranità delle nostre decisioni non dovrebbe quindi essere lasciata alle ossessioni ideologiche della Commissione europea né alla superbia del governo di grossa coalizione di destra e sinistra in Germania.

Jean-Luc Mélenchon

Adottare misure immediate e unilaterali per salvaguardare gli interessi della Nazione e per l’applicazione del nostro progetto.

“Non c’è scelta democratica contro i trattati europei“. Nel fare queste osservazioni, il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker si è posto nella parte di tiranno che egli esercita. Il nostro programma non è compatibile con le regole dei trattati europei che impongono austerità fiscale, libero scambio e distruzione dei servizi pubblici. Per applicare il nostro programma, quindi dovremo disobbedire ai trattati al momento dell’arrivo al potere, per garantire la sovranità del popolo francese.

Noi proponiamo di svolgere le seguenti azioni:

- eliminare il Patto di stabilità e le norme europee in materia di deficit e denunciare il Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance (TSCG) ratificato su iniziativa di Francois Hollande in violazione dei suoi impegni di campagna;

- fermare unilateralmente l’attuazione della direttiva sul distacco dei lavoratori in Francia, la legislazione nazionale deve essere applicata pienamente, anche per quanto riguarda i contributi previdenziali delle aziende e dei dipendenti;

- eliminare le regressioni della legislazione europea in materia di questioni sociali e ambientali in relazione al diritto nazionale;

- eliminare i trattati di libero scambio: il trattato transatlantico TAFTA tra l’UE e gli USA, il CETA con il Canada ed il trattato per la liberalizzazione dei servizi TISA;

- fermare la liberalizzazione e la privatizzazione dei servizi pubblici (dighe idroelettriche, linee ferroviarie interne, grandi linee e TER, etc.);

- controllare i movimenti di capitali per evitare l’evasione fiscale e gli attacchi speculativi contro la Francia;

- organizzare il processo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza cercare vendetta o punizione

Il voto del popolo britannico del 23 Giugno 2016 per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea deve essere rispettato. Si devono fare negoziati senza cercare vendetta o punizione, ma che difendano l’interesse nazionale dei francesi e la cooperazione tra i popoli. Il confine del Regno Unito non è nel Pas-de-Calais: noi denunceremo gli accordi di Touquet.

Piano A. Proporre la rinegoziazione dei trattati europei per una rifondazione democratica, sociale ed ecologica

L’UE è in via di smantellamento. Non ha voluto ascoltare il rifiuto del popolo avvenuto con il referendum francese del 2005. Dobbiamo imporre l’uscita dagli attuali trattati UE. Questa sarà necessariamente una prova di forza, in particolare con il governo tedesco. Proponiamo una strategia di governo in due fasi con un piano A e un piano B in caso di fallimento del piano A. Il Piano A è l’uscita concertata dai trattati europei con l’abbandono delle norme esistenti per tutti i paesi che lo desiderano e la negoziazione di altre regole. Il Piano B è l’uscita dai trattati europei unilaterale da parte della Francia per proporre un altra cooperazione. L’UE, o cambia o si chiude. Il mandato di negoziare questi piani sarà presentata prima all’Assemblea Nazionale. La validazione di questo processo comporterà necessariamente una decisione del popolo francese con un referendum.

In questo rifondazione europea, includiamo:

- terminare l’indipendenza della Banca centrale europea, modificare la sua missione e gli statuti che autorizzano la richiesta di riscatto del debito pubblico direttamente agli Stati membri, vietare alla BCE di tagliare la liquidità ad uno Stato membro. Senza indugio, la Banca di Francia sarà messa al servizio di questi obiettivi;

- svalutare l’euro per tornare alla iniziale parità con il dollaro;

- mettere sotto controllo la finanza, vietare gli strumenti finanziari tossici, tassare le transazioni finanziarie, controllare i movimenti di capitali per prevenire attacchi speculativi;

- organizzare una conferenza europea sul debito sovrano che porti ad una moratoria, ad un abbassamento dei tassi di interesse, alla riprogrammazione o cancellazione parziale del debito stesso;

- fermare la liberalizzazione dei servizi pubblici (ferrovie, energia, telecomunicazioni...)

- stabilire un protezionismo solidale: fermare la libera circolazione dei capitali e delle merci tra l’Unione Europea ed i paesi terzi, fermare le politiche di libero scambio che minano le economie in via di sviluppo e distruggono l’industria europea, autorizzare gli aiuti ai settori strategici da parte dello Stato;

- arrestare il dumping interno alla UE attraverso una politica proattiva e veloce di armonizzazione sociale e fiscale in tutta l’Unione Europea con la registrazione di una clausola di non regresso dei diritti sociali;

- ripensare la politica agricola comune al fine di garantire l’autosufficienza alimentare, il trasferimento e l’agricoltura ecologica e contadina;

- abbandonare il mercato del carbone e attuare una vera politica di riduzione delle emissioni di gas serra con criteri di convergenza imperativi;

Applicare un “Piano B” in caso di fallimento dei negoziati

Noi proponiamo di svolgere le seguenti azioni:

- bloccare il contributo della Francia al bilancio dell’UE (€ 22 miliardi all’anno, contributo di € 7 miliardi netti);

- requisire la Banca centrale francese per riprendere il controllo della politica creditizia e di regolamentazione bancaria, e prendere in considerazione un sistema monetario alternativo con quelli dei nostri partner, che nella fase A, hanno espresso il loro desiderio di trasformare l’euro in moneta comune piuttosto che unica;

- stabilire un controllo dei capitali e delle merci alle frontiere nazionali per prevenire l’evasione fiscale da parte dei gruppi più ricchi e grandi, e proteggersi dagli attacchi speculativi e il dumping sociale, fiscale ed ecologico;

- costruire nuova cooperazione con gli Stati che desiderano in campo culturale, educativo, scientifico, etc;

- difendere e sviluppare la cooperazione con gli altri popoli d’Europa;

- i trattati europei impongono concorrenza invece di cooperazione tra i popoli. Vogliamo più cooperazione in campo culturale, scientifico, industriale, ambientale e sociale. Gli spazi esistenti per creare ciò sono molti;

Noi proponiamo di svolgere le seguenti azioni:

- proporre un’alleanza di paesi del Sud Europa per uscire dall’austerità ed impegnarsi in politiche concertate di rinnovamento ecologico e sociale delle attività economica;

- rafforzare la partecipazione francese ai programmi di cooperazione più ampia dell’Unione Europea (Erasmus...) o che non hanno nulla a che fare con l’Unione Europea (Cern, Arianespace, Airbus);

- proporre nuova cooperazione basata sulla libera partecipazione delle Nazioni in termini sociali o ecologici (programma di pulizia, transizione energetica...)

Fonte

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