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15/11/2017

I fascisti, le banche, le piste nere delle rapine/2

Abbiamo segnalato nella prima parte di questa inchiesta, le strette connessioni tra i fascisti e lo spaccio di droga nel nostro paese. Di certo non una novità, ma i fatti messi in fila uno dietro l’altro fanno una idea tutt’altro che casuale di tali connessioni.

Ma c’è un altro filone in queste relazioni particolari tra fascisti e malavita: le rapine. Anche qui è la cronaca nera degli ultimi anni – in particolare durante e subito dopo la “mattanza” del 2011 a Roma – a segnalare i fatti ma evitando sempre di metterli in connessione tra loro. Non lo hanno fatto i cronisti né gli inquirenti, legittimando così una immagine dei fascisti come schegge impazzite, lupi solitari, magari un po’ border line. Eppure proprio il tesoretto delle rapine alla fine degli anni ‘70 consentì quella “accumulazione primitiva” di capitali neri a Londra da cui si è poi dipanata una ragnatela di società finanziarie che fanno girare i soldi, tanti soldi, negli ambienti neofascisti.

Marzo 2012/Febbraio 2016: tra i quattro rapinatori arrestati a marzo 2012 per il colpo all’Unicredit di piazza di Spagna avvenuto il 19 dicembre del 2011, c’è ancora una volta un ex militante dei Nar: Claudio Ragno. Ragno era entrato nella filiale Unicredit del centro storico con una casacca della polizia municipale. I metal detector della banca erano disattivati e così i rapinatori erano riusciti a portare all’interno una pistola. Claudio Ragno, romano (di zona nord) venne arrestato insieme a Luigi Aronica, Marco Di Vittorio e altri militanti dei Nar nell’ottobre del 1980. Scarcerato, viene più volte arrestato per rapina: nel 1988, per un colpo in banca a viale Mazzini, insieme a un altro militante dei Nar e ad uno degli arrestati per quest’ultimo colpo in banca, Silvano Panciotti. Nel 1994, Ragno viene arrestato insieme ad un altro fascista Massimino Rampelli. Al momento della cattura, i due vennero trovati in possesso di coltelli e materiale per mascherarsi. Rampelli, che e’ privo del braccio sinistro, indossava un giubbotto con un arto artificiale. I due dovranno rispondere di tentata rapina aggravata, porto abusivo di armi e ricettazione. Obiettivo era la banca Popolare di Rieti. Eppure solo quattro anni dopo (febbraio 2016) Claudio Ragno, di nuovo libero, viene arrestato dalla polizia sul litorale nord di Roma per la rapina del giorno prima all’ufficio postale di via Val Pellice dove avevano dato vita ad uno scontro a fuoco. I due si erano rifugiati in una villa a Fregene risultata di proprietà di uno degli arrestati, Giordano Grilli di 30 anni, incensurato e troppo giovane dunque per avere un passato negli anni neri.

Ottobre 2012: i carabinieri arrestano due pregiudicati romani. Si tratta di Fabio Giannotta, 35 anni e Mauro Santori, 46, ritenuti responsabili di concorso nella detenzione delle armi rinvenute il 17 dicembre del 2011 dai Carabinieri nel quartiere Alessandrino. In quell'occasione i carabinieri rinvennero e sequestrarono, all’interno di un box, un vero e proprio arsenale: un fucile d’assalto cinese, un kalashnikov, due pistole mitragliatrici, un pistola, 16 armi da fuoco provenienti da furti e rapine (15 pistole semiautomatiche e a tamburo e un fucile a pompa), 1 autovettura e 2 motoveicoli rubati (uno dei quali con a bordo due pistole con il colpo in canna), e materiale di travisamento. Allora furono arrestati in flagranza di reato due uomini, tra cui il pregiudicato Claudio Nuccetelli e un incensurato, tuttora detenuti nel carcere romano di Regina Coeli.

Fabio Giannotta, è una vecchia conoscenza dell’area neofascista romana. Figlio di Carlo Giannotta ex-segretario della sezione dell’ex-Msi di Acca Larentia e ritenuto il “custode” della sede; fratello del capo ufficio al Decoro Urbano della società municipalizzata capitolina Ama coinvolto nello scandalo parentopoli nella giunta Alemanno. Fabio Giannotta ha preso parte alla tentata rapina alla gioielleria Bulgari nel centro storico di Roma nel 2007 insieme a Claudio Nuccetelli.

Novembre 2012: tra il gruppo di malavitosi che a Roma stavano per mettere a segno una rapina a mano armata in una sala Bingo in via Baldo degli Ubaldi, spunta un nome già conosciuto: quello di Massimiliano Taddeini, fascista, ex militante dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) e Terza Posizione, soprannominato l’Ala.

I tre sono stati fermati in quanto poco prima dell’irruzione erano stati notati da una pattuglia dei carabinieri della compagnia San Pietro perché erano passati col rosso a un semaforo. I carabinieri li hanno seguiti fino al Bingo e poi li hanno fermati e perquisiti, trovando le pistole cariche. Ora dovranno rispondere di porto abusivo d’armi e ricettazione. Uno dei mezzi sui quali viaggiavano è risultato rubato.

Taddeini, legato a Ciavardini e Fioravanti, aveva militato nei Nar e poi in Terza Posizione. Taddeini era anche molto legato a Nanni De Angelis, il militante dei Nar “morto” in carcere dopo essere stato fermato dalla polizia, “con cui condivideva tutto. Su questo asse si reggeva sia la squadra di rugby che l’organizzazione di Terza Posizione”.

Taddeini fu accusato e condannato a sei anni di reclusione per associazione sovversiva e banda armata. Scontata la pena è tornato però in carcere nel 1993 quando, dopo una soffiata, i carabinieri trovarono nel suo appartamento sulla via Braccianense un latitante, Antonio Fiorentino, all’epoca ricercato per rapina, porto e detenzione abusiva d’armi.

Marzo 2016: non erano gli “zingari” e neanche i rumeni. All’alba di martedì 15 marzo i carabinieri di Roma hanno eseguito una vasta operazione anticrimine nei confronti di 24 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata a compiere rapine violente in abitazioni. Per gli investigatori, a capo della banda che rapinava case nella capitale ci sarebbe Manlio Vitale, detto ‘er Gnappa’ e considerato già esponente di spicco della banda della Magliana. Le accuse per gli arrestati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine in abitazioni al furto e alla ricettazione, detenzione e al porto abusivo di armi da fuoco.

Manlio Vitale, è una vecchia conoscenza sia nella malavita romana che tra i fascisti. Tant’è che l’operazione dei carabinieri è stata chiamata in codice “Vecchie Glorie”. Ma Manlio Vitale detto “er Gnappa” non è stato solo un malavitoso. Le sue frequentazioni con i fascisti sono note e rimandano al famoso giro del “Fungo” (il particolare bar all’Eur) dove anche recentemente era solito incontrarsi Carminati con gli altri fascisti imputati nell’inchiesta su Mafia Capitale. Il 18 ottobre del 1975 proprio al Fungo, vengono beccati tre boss della ‘ndrangheta insieme a Gnappa. La polizia arresta infatti Paolo De Stefano, don Peppe Piromalli, Pasquale Condello, Gianfranco Urbani e appunto Manlio Vitale. “Tale riunione, lungi dall’essere una mera riunione conviviale costituiva invece una vera e propria riunione mafiosa ad alto livello” si legge nelle informative dell’epoca.

Luglio 2017: i Carabinieri e la Criminalpol, hanno arrestato in Kenya, in un centro commerciale di Nairobi, il fascista Carlo Gentile, 51 anni romano, ricercato dal 2015, perché ritenuto responsabile di due omicidi maturati nel mondo della criminalità della Capitale.

Gentile, il cui nome era comparso di sfuggita anche nelle indagini sul “mondo di mezzo” di Massimo Carminati, era stato un picchiatore del Fronte della Gioventù. Nei primi anni 80 era stato arrestato per una serie di rapine. Una delle ipotesi è che fossero di finanziamento per i latitanti e i detenuti dei Nar. Nel 1994, mentre era in semilibertà era stato nuovamente arrestato con l’accusa di aver partecipato a una rapina con altri detenuti semiliberi (due dei Nar, uno dei Nap).

Gentile è uno dei numerosi fascisti in strettissima connessione con gli ambienti criminali della Capitale. Recentemente era ricercato per gli omicidi di Federico Di Meo, assassinato a Velletri e di Sesto Corvini, un imprenditore assassinato a Casalpolocco, commessi nell’arco di 15 giorni nell’autunno del 2013. In particolare, per l’omicidio di Federico Di Meo, lo scorso 12 luglio, Carlo Gentile è stato condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise di Frosinone. In entrambi i delitti il mandante risulterebbe essere un malavitoso albanese e il complice di Gentile un killer pentitosi dopo l’arresto per un altro delitto.

Novembre 2017: l’ultima vicenda è di pochi giorni fa. Del gruppo intercettato e arrestato dalla polizia il pomeriggio del 7 novembre fuori dalla Banca del Credito Cooperativo di Palestrina (vicino Roma) facevano parte infatti personaggi del calibro di Corrado Ovidi, Massimo Mariani e Franco Oddo. Insieme a loro c’era anche un poliziotto già sospeso dal servizio perché implicato in un’indagine per droga: aveva il compito di ascoltare le frequenze radio delle forze dell’ordine dalla sua auto e segnalare gli spostamenti delle pattuglie ai complici su un altro veicolo. Corrado Ovidi è un fascista “pesante” della zona di San Giovanni, frequentatore della famigerata sede di Movimento Politico di via Domodossola. Anche Massimo Mariani è un noto fascista. Mariani insieme a a Manuel Ovidi, fratello di Corrado, era stato condannato per rapina a sette anni di carcere nel 2013.

Dunque, ci sono una serie di fatti, una serie di nomi che tornano, una serie di connessioni che andrebbero lette nel loro insieme. Eppure inquirenti e cronisti hanno finora evitato di farlo, esattamente come la relazione annuale dei servizi di sicurezza che ha contribuito a costruire l’immagine dei fascisti come “bravi ragazzi impegnati nel sociale”. Ne parleremo ancora.

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