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10/11/2017

Alle origini del “giornalismo nasochista”


Quando andiamo in giro per capire cosa sta accadendo, ormai stiamo bene attenti a non presentarci come “giornalisti”. Lo siamo, naturalmente, e facciamo questo mestiere da decenni. Ma non siamo mai entrati nel mainstream, in quel “sentirsi classe privilegiata”, a suo agio soltanto con imprenditori e governanti.

Non ci è dunque mai venuto in mente di sventolare un microfono sotto il naso di un coatto o di un fascista – insomma di gente che “non sa stare a tavola” – ma neanche di operai incazzati, disoccupati nervosi, commesse imbufalite al lavoro di domenica... Sappiamo infatti fin troppo bene che i giornalisti sono visti come una delle tante “caste”, per di più servili verso qualunque potere.

Sul “colpo di testa” di Ostia scorrono in queste ore fiumi di inchiostro e di video. Ma nessuno sembra chiedersi quanto abbia contribuito il giornalismo mainstream a creare il mostro che poi l’ha preso a “capocciate”. Anzi, la conferenza stampa proclamata da Casapound per dichiararsi vittima, ha avuto l’onore della copertura di Rainews e altre decine di testate, come fosse un “evento” da rispettare, invece che una piazzata finto vittimista da ridicolizzare.


Tutto il contrario, invece, per una contemporanea conferenza stampa indetta da sindacati di base, Eurostop, Pci, comitati e formazioni varie, per spiegare ragioni e obiettivi dello sciopero generale di oggi e della manifestazione nazionale di domani. Anzi, solo la “diffida” formale comunicata dall’Usb – i media sono obbligati a dare notizia degli scioperi che coinvolgono la normale vita della cittadinanza, a partire dai trasporti e dalla scuola – li ha costretti a striminziti notiziari incentrati come sempre sui “disagi per la circolazione”. Insomma, le ragioni del conflitto e del malcontento sociale non interessano affatto, anzi vanno nascoste accuratamente; ci si eccita solo per una capocciata...

Verrebbe da dire che i giornalisti mainstream capiscono la realtà sociale solo quando questa arriva loro in faccia... Ma sarebbe una battuta inutile, benché facile e meritata.

Preferiamo dunque riprendere questa precisa analisi elaborata dai compagni del Collettivo Militant, che decostruisce nei dettagli le modalità con cui un fenomeno politico di dimensioni limitate, apertamente fascista e dunque da perseguire “a norma di legge”, anti-costituzionale e violento, sia stato invece coccolato, blandito, riconosciuto come “soggetto sociale”, insignito di meriti anche quando pratica il racket delle case popolari insieme ai clan del litorale.

E’ stato scritto pochi giorni prima della capocciata, quando l’idillio tra il giornalismo “né di destra, né di sinistra” e picchiatori fascisti era nella fase “appassionata”. Ma il finale nasochista era già nelle cose...

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