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02/08/2017

Perché la Costituente in Venezuela?

Proseguiamo il lavoro per dare notizia, e contestualizzarla, di quanto sta avvenendo in Venezuela.

Per un punto sulla situazione dopo il voto di domenica per l’Assemblea Costituente, Radio Città Aperta ha in intervistato il prof. Luciano Vasapollo, da decenni in rapporto con i principali movimenti progressisti dell’America Latina.

Buongiorno, Professore...

Buongiorno, un saluto a tutti gli ascoltatori.

Con te volevamo parlare della giornata di ieri in Venezuela. Si è votato come sappiamo per l’Assemblea Costituente. Direi di partire da due cose: intanto se puoi spiegarci cosa è l’Assemblea Costituente per cui si è votato, perché leggendo i giornali in questi giorni era abbastanza incomprensibile, visto che si parlava che si andava a votare e il voto era un passo verso la dittatura, il che è abbastanza surreale già linguisticamente, però lo scrivono sempre molto seriamente. Cosa è l’Assemblea Costituente per cui si è votato ieri in Venezuela?

E’ ovvio che tutte le cose che non rispondono ai dettami delle multinazionali, dei potenti del profitto e dei centri imperiali della guerra economica, della guerra finanziaria e della guerra militare vengono identificate come dittature o come stati canaglia. Su questo gioca un ruolo prioritario ovviamente la dittatura dell’informazione, il terrorismo massmediatico; per cui comincio dicendo grazie di cuore a Radio Città Aperta ancora una volta, a Contropiano, a L’Antidiplomatico e alle poche voci libere, veramente indipendenti, che in questi drammatici mesi hanno dato una informazione corretta, una informazione – diciamo così, una volta si diceva la controinformazione... Io direi hanno dato un’informazione vera, indipendente e in reale opposizione alle menzogne dei potentati della disinformazione del capitale e della comunicazione deviante su ciò che avviene e sta avvenendo in Venezuela.

Tanto per cominciare domenica è stata una giornata durissima per tutti i compagni, per il governo Maduro, per il popolo bolivariano. Oggi abbiamo un nuovo giorno importante di vittoria di popolo perché da oggi possiamo dire: si è insediata, nonostante il terrorismo fascista e imperialista, l’Assemblea Costituente in Venezuela.

Che cosa è, giustamente, questa Assemblea Costituente e cosa è successo... Sapete tutti che nel 1998 Chavez ha vinto democraticamente le elezioni e ha imposto il rispetto della volontà popolare, del popolo degli umili e oppressi da sempre dal potere capitalista; un modo di ragionare e di guardare la democrazia partecipativa dalla parte del popolo dei lavoratori e non dalla parte della multinazionali del petrolio. Sapete che il Venezuela è il quinto paese produttore di petrolio nel mondo ed è il primo paese come riserve naturali di petrolio. Questo detto non da noi, ma rilevato dai satelliti spia statunitensi. Significa che, pur producendo oggi come quinto paese, le riserve complessive sono però più grandi di quelle del mondo arabo, per cui molto appetibili a tutte le multinazionali, e ovviamente ai governi imperialisti e guerrafondai; non solo degli Stati Uniti ma anche dell’Unione europea, che continuano a fare guerre per la ricerca delle risorse primarie, nel tentativo di uscire da una crisi. La quale è una crisi sistemica che loro hanno determinato e che quindi ricade come un vero massacro sociale ovviamente su lavoratori. Pensano che attraverso le guerre e la riconquista di spazi, diciamo così, delle risorse, possono in qualche modo attenuare una loro crisi che invece si è dimostrata, ormai da quasi 40 anni, una crisi irreversibile. Gli appetiti del profitto e della rendita speculativa e di posizione sul Venezuela erano chiaramente di quelle che una volta si chiamavano le “sette sorelle”, cioè le grandi potenze multinazionali del petrolio. Prima del 1998, più o meno il petrolio venezuelano, come risorsa naturale della nazione e del popolo venezuelano, in termini di introiti circa l’85% andava alle multinazionali, sì e no il 15% rimaneva nel paese.

Che cosa avviene con l’avvento di Chavez? Si imposta un programma rivoluzionario, di democrazia economica sociale redistributiva progressista, di democrazia non rappresentativa ma di democrazia partecipativa, dal basso, per poter dare più ruolo ai lavoratori, ai disoccupati, e inverte la precedente distribuzione di impostazione colonialista. Cioè le entrate del petrolio si suddividono in maniera completamente diversa: circa l’83% rimane al popolo venezuelano e le multinazionali hanno invece semplicemente il 15-16-17%. Nessuna multinazionale del petrolio e delle risorse primarie se ne è andata dal paese; questo significa che, ovviamente, tutti i profitti precedenti erano ultra surplus, perché non credo che in questi 20 anni le multinazionali siano rimaste lì per non guadagnare nulla.

Parallelamente a questo, Chavez comincia un processo di nazionalizzazione delle imprese strategiche, delle risorse, delle estrazioni e via discorrendo. E questi nuovi profitti si trasformano in investimenti sociali. Cioè in che cosa vanno? Servono a creare buoni posti di al lavoro, vanno a sostenere la campagna di alfabetizzazione – questo paese viene dichiarato dall’Onu, in due anni, come paese alfabetizzato, ed era uno a più alti tassi di analfabetismo. Per chi come me, come molti di noi, andavano per motivi politici in Venezuela anche prima di Chavez, si ricordano lo stato di miseria e di povertà della popolazione. Non c’erano fogne, non c’era elettricità, non c’era istruzione e sanità pubbliche... c’era un’infinità di donne che non avevano fatto mai in vita loro un’ecografia. Grazie anche all’aiuto dei medici e degli insegnanti cubani, questo paese si trasforma radicalmente. E comincia un processo di governo e pian piano di presa di potere popolare. Ovviamente questo processo avviene in una condizione di duro e asprissimo conflitto di classe, perché purtroppo di ciò dobbiamo parlare; ossia dei termini di quella che era ed è una guerra di classe reale e concreta e non quello che si dice. La maggioranza della popolazione, quella che era sfruttata dall’imperialismo, la più umile, ha avuto una serie di benefici dal governo della rivoluzione bolivariana e del socialismo del XXI secolo di Chavez. Redistribuzioni enormi a carattere sociale, come ho detto prima; ma l’oligarchia, la parte ricca, la borghesia venezuelana, ovviamente ci rimette, perde profitti, rendite e potere, E comincia lì un conflitto sempre più diretto e forte che porta nel 2002 ad un colpo di stato in cui Chavez viene deposto, da parte dei fascisti appoggiati dalla Cia e dall’imperialismo, e viene arrestato. In nemmeno 24 ore il popolo va al carcere, si porta via Chavez e lo reinsedia al suo posto legittimo di Presidente della Repubblica. Da lì cominciano, ovviamente, anche una serie di articolazioni più dirette della democrazia, sempre più partecipativa, da parte del governo.

Chavez – e ciò porta le manifestazioni a forme violentissime di vero terrorismo – continua la guerra economica, però si riesce in qualche modo a rafforzare la rivoluzione con l’intelligenza di classe. La trovata politica più grande di Chavez è stata quella di formare con Fidel l’Alleanza bolivariana per i Popoli della Nostra America, ossia l’Alba. Un’alleanza prima politica e poi economica che mette insieme Cuba, il Nicaragua, la Bolivia, l’Ecuador, il Venezuela, e altri paesi... In cui si è cercato di darsi una struttura di indipendenza e autodeterminazione politica ed economica, sottraendosi a quelli che erano i ricatti del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, e cominciando uno scontro sia interno, con la borghesia, l’oligarchia e il fascismo, sia ovviamente esterno contro l’imperialismo.

Una fase molto molto accesa, in cui ci sono stati anche molti ricatti. L’interventismo attivo degli imperialismi internazionali. I poli geoeconomici imperialisti sono in piena competizione globale e, come è avvenuto per la Libia, per la Siria, per l’Afghanistan, per l’Iran, ecc., il Venezuela comincia ad essere considerato uno “stato canaglia” molto appetibile a fini espansionisti per riconquistare il petrolio al controllo delle multinazionali. A tal fine si sviluppa la campagna di falsità massmediatiche per convincere il “mondo libero” che la Repubblica bolivariana è uno stato dittatoriale.

Vorrei ricordare che dal 1998 ad oggi, quindi in 19 anni, in quel paese ci sono state 21 elezioni democratiche, costituzionali, sempre con osservatori dell’Onu e accompagnatori internazionali al voto, inviati da organismi internazionali. Io lo sono stato insieme a Rita Martufi, anche in rappresentanza della nostra area politica, sindacale e culturale; lo siamo stati per moltissime volte come osservatori internazionali e accompagnatori di istituzioni interne, e sempre abbiamo assistito a elezioni regolarissime; sempre dichiarando il voto non solo legittimo, ma assolutamente conforme alle regole internazionali. Anzi, spesso del Venezuela si è detto di un paese molto più avanzato anche dei paesi europei dove, per esempio, il voto ancora lo facciamo a matita e lì da 20 anni il voto è elettronico, con controllo anche dell’impronta digitale.

Una democrazia di base partecipativa; anzi, voglio dire, una garanzia di incredibile piena e reale libertà di voto.

Cosa succede? Purtroppo – ho dovuto in questa intervista ricostruire questi pezzi di storia molto brevemente – arriviamo velocemente a quando disgraziatamente si ammala Chavez... Io dico “disgraziatamente”, ma anche su questo sono aperte delle inchieste, perché ci sono indizi e prove che si stanno adesso valutando anche in settori internazionali, ecc, per cui Chavez sarebbe stato avvelenato... Questa è una delle grosse ipotesi sulle quali si sta seriamente lavorando per accertarla definitivamente; in pratica gli sarebbero stati inoculati alcuni virus... Io non sono medico, non vi so spiegare nei dettagli, però che sicari dell'imperialismo abbiano potuto provocare questo bruttissimo cancro non è poi una novità così campata in aria, perché in quei due anni – guarda caso – ben sei presidenti dell’America Latina, rivoluzionari o progressisti, sono stati colpiti contemporaneamente da un cancro. E’ vero che ci sono le casualità nella vita, però... Conosciamo la ferocia e barbarie da parte delle varie strutture di “servizio” dell’imperialismo nel fare guerra a tutto campo; sappiamo cosa è stata a suo tempo l’operazione Condor e come anche oggi si continua a fare in America Latina. Bene, a 62 anni, a queste cose io un pochino ci sto attento e sono un po’, diciamo, storicamente abituato a vedere tanta barbarie. In ogni caso Chavez muore a marzo 2013 e si va immediatamente alle elezioni presidenziali il 14 aprile. Io ero lì insieme a Rita. Le attività per le elezioni sono state dure e travagliate. Perché? Perché ovviamente una parte anche dei chavisti avevano fresca questa tragedia che determinava un po’ di scoramento, una sorta di delusione, anche umana, per la morte di Chavez ecc. C’è stato un astensionismo più alto del previsto. In ogni caso le elezioni portano Maduro alla vittoria, con un 50,3%, in maniera assolutamente regolare, anche lì riconosciuta da tutti gli organismi istituzionali e organi internazionali. E lì comincia di nuovo una feroce campagna da parte dell’opposizione dicendo che le elezioni non erano valide perché c’era solo lo 0,3% in più... Ci si dimentica che nei paesi capitalisti come ad esempio, in Italia, Prodi ha governato per lunghi anni con 19 mila voti in più di Berlusconi, appena qualche anno fa. O che si vincono le elezioni – negli Stati Uniti e da altre parti – con poche manciate di voti. Ma anche questo corretto modo di lettura lo lasciamo perdere e diciamo subito che dal giorno successivo alle elezioni sono partite delle operazioni di terribile violenza che loro definiscono delle “guerriglie popolari”, ecc. Con operazioni terroriste, alle quali io ho assistito. In pochi giorni sono stati ammazzati 43 compagni, persone del popolo che manifestavano a favore dell’elezione di Maduro. Sono stati assaltati i policlinici dove c’erano i medici cubani, le scuole con gli insegnanti cubani, gridando “fuori i cubani dal nostro paese”; per le strade sentivamo e vedevamo incappucciati devastare tutto, colpi di pistola, di mitraglietta, bombe a mano, bottiglie molotov, ecc. Un’operazione che se fosse avvenuta in qualsiasi altro paese, altro che accuse di “terrorismo”... La gente sarebbe stata arrestata e condannata all’ergastolo. Lì sono stati presi i capi. Lopez, per esempio, che è stato condannato solo come mandante – ma non come esecutore – dei 43 omicidi; ma era in piazza mascherato insieme agli altri a guidare e realizzare violentissime azioni armate; è stato regolarmente processato e condannato a una pena di soli 13 anni. Questo giusto processo invece ha comportato uno scandalo internazionale, perché si diceva che un uomo, rappresentante degli interessi dell’opposizione e del popolo, aveva subito “questa dura e immotivata condanna”. Vorrei ricordare agli ascoltatori che molti di noi, mi ci metto anche io, per reati cosiddetti di opinione, reati ideologici non di sangue, hanno subito lunghi anni di galera in questo paese democratico; negli anni ‘70 e negli anni ‘80 in Italia c’erano 6 mila prigionieri politici, c’è stata la tortura, c’è stato il diniego istituzionalizzato di tutto ciò che significava diritto, diritti del detenuto ecc. Per non parlare dei Paesi Baschi, dell’Irlanda, di tutto quello che è avvenuto in Europa. Lì lo scandalo internazionale è che uno dei capi del terrorismo, colpevole di tremendi crimini, abbia riportato una condanna penale minima, mentre qui in Europa venivano imputati ai leader reati associativi perché si erano ribellati al sistema capitalista realizzando lotte dure ma legittime, lotte proletarie, di occupazioni di case, ecc.

Da lì si innesca una campagna politica mediatica internazionale a favore di una cosiddetta “opposizione”, in realtà fascisti terroristi finanziati e strumento dell'imperialismo, delle multinazionali del petrolio. Come viene realizzata questa campagna? Con la guerra economica destabilizzante per creare condizioni di rivolta contro il governo Maduro. La guerra economica viene quindi accompagnata dalla guerra dell’informazione e comunicativa, la guerra psicologica e la continua guerriglia terrorista per le strade con devastazioni, scontri, feriti, morti e omicidi selezionati di dirigenti chavisti. Sempre più intensamente da quando governa Maduro. In 4 anni hanno messo in ginocchio l’economia del Venezuela per vari motivi. Primo perché le compagnie internazionali del petrolio, d’accordo con gli USA e sfruttando il cosiddetto fracking – cioè estraendo petrolio di bassa qualità con alto inquinamento attraverso delle bombe d’acqua sparate nel terreno, ecc. – hanno aumentato la quantità di greggio sul mercato, facendone diminuire il prezzo. In più con l’appoggio programmato delle petromonarchie, che hanno aumentato l’offerta di petrolio sui mercati internazionali. Il prezzo del petrolio è così passato da 130 euro a 20 euro al barile, mettendo in ginocchio paesi, guarda caso, come il Venezuela o come la Russia di Putin, che sono tra i maggiori esportatori e certo non allineati con i dettami di Washington e dell’Unione Europea. Quindi una guerra del petrolio, usata anche per cercare di fiaccare la resistenza antimperialista venezuelana. Parallelamente a questo una guerra commerciale, legata anche alle dinamiche speculative della grande distribuzione.

Bisogna sottolineare che in Venezuela, oltre alla proprietà statale, alla proprietà sociale e le cooperative, c’è anche la proprietà privata. I giornali sono tutti in mano all’opposizione, tranne il Corriere dell’Orinoco, 4F e un altro paio. Le televisioni, tranne un canale e l’opera grandiosa e di resistenza che fa Telesur, sono tutte in mano all’opposizione; ed anche la grande distribuzione commerciale dei prodotti è in mano all’opposizione. Questo ha fatto sì che in questi anni i prodotti realizzati con il sacrificio dei lavoratori venezuelani venissero accaparrati dal grande commercio. Che cosa si faceva e che cosa si sta facendo? Si prendevano prodotti, guarda caso, di prima necessità: le uova, la carne, la carta igienica, il dentifricio, cioè prodotti necessari, la farina... Venivano tolti dai mercall, cioè i mercati sociali, i mercati pubblici dove i prezzi erano calmierati, i prezzi erano popolari e politici. E che cosa si faceva di questi prodotti? Con l’appoggio del governo della Colombia (uno dei governi che sta disconoscendo la Costituente, guarda caso, e che non riesce a chiudere una trattativa di pace con le Farc... Vorrebbero dare loro un esempio di democrazia, il governo della Colombia, con l’appoggio dei narcotrafficanti) i prodotti di prima necessità venivano portati in Colombia dalle grandi imprese di distribuzione privata; si apriva il mercato speculativo dollarizzato e i prezzi di questi prodotti si alzavano di 30-40 volte. La merce che non si vendeva al confine con la Colombia si riportava in Venezuela, diventando merce di importazione da pagare in dollari. Quindi oltre al crollo del petrolio che cosa è avvenuto? E’ avvenuto allo stesso tempo anche l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, perché, mancando i prodotti, i prezzi aumentavano e veniva così provocata una grande inflazione e svalutazione monetaria. Quindi una pessima condizione economica, distributiva, commerciale, bancaria, imposta dalle oligarchie internazionali; oltre a ciò si incrementa anche il terrorismo.

Tre mesi fa, ad aprile, prendendo come scusa la volontà di imporre al Governo la liberazione di questo signor Lopez (uno dei capi più violenti della cosiddetta opposizione) è stata rilanciata una violentissima campagna terroristica, anche prendendo come scusante ipocrita la decisione del Tribunale supremo giudiziario, che legittimamente ha interrotto momentaneamente i poteri dell’assemblea nazionale.

La Costituzione del Venezuela prevede, oltre al potere giudiziario, il potere esecutivo e il potere legislativo, proprio come nella Costituzione italiana; in più c’è come potere elettorale il CNE, e infine il potere del tribunale giudiziario supremo (TSJ). Quindi sono cinque poteri. Il TSJ, per Costituzione, può interrompere momentaneamente l’attività del Parlamento (ricordate che il Venezuela è una repubblica presidenziale, come quella degli Stati Uniti) se questo blocca le leggi che sono in favore del suo popolo. A dicembre 2015, il PSUV e i suoi alleati non hanno ottenuto la maggioranza alle elezioni nell’assemblea nazionale, che quindi è in mano ad una maggioranza dei partiti di questa opposizione oligarchica, una parte della quale finanzia il terrorismo. Questa assemblea nazionale ha bloccato una serie di leggi promosse dal Governo per cercare di superare la guerra economica. Costituzionalmente è dunque intervenuto il TSJ, che ha deliberato che per pochi giorni si dovessero interrompere le funzioni del Parlamento sui temi specifici di natura economica. Questo non è dunque un “atto dittatoriale”, ma una funzione prevista dalla Costituzione. Può non piacere ad un altro paese o meno, però è prevista costituzionalmente. E’ chiaro questo? Questa interruzione è stata di 4 giorni soltanto, per permettere l’approvazione di un decreto per la redistribuzione degli alimenti. Da una parte, all’interno del paese, vengono finanziate bande di criminali, di fascisti anche europei, per la maggior parte ragazzi (e ci sono le prove, ci sono i video, ecc, che vengono armati, riempiti di droga e di soldi per andare per le strade a devastare e uccidere persone innocenti e militanti del PSUV).

Ecco, questo è il vero obiettivo del terrorismo: appunto creare terrore nella gente, gruppi che passano di fronte alle manifestazioni e gli sparano contro. Cittadini inconsapevoli, che non partecipavano né a una manifestazione, né attivamente alla politica. Dall’altra parte cominciano le sanzioni a livello internazionale, sostenendo che in Venezuela c’è una dittatura, non c’è democrazia, e creando quindi un clima internazionale completamente ostile al governo bolivariano. Chi eccelle in questo? Gli Stati Uniti e l’Unione Europea. E quali partiti in particolare? I cosiddetti “partiti progressisti”. Qui da noi chi fa veramente il gioco delle multinazionali e contro l’autodeterminazione del popolo venezuelano è in particolare il Partito Democratico, con dichiarazioni dei propri leader, addirittura con continue interpellanze parlamentari. Che cosa c’è dietro tutto questo? Ci sono gli interessi ovviamente delle multinazionali, mascherate col fatto che bisognava “proteggere la comunità italiana in Venezuela”. In soli tre mesi ci sono stati oltre 100 morti, dei quali molti sono militanti del PSUV, del partito comunista e del sindacato, oltre ad altri comuni cittadini. Ci sono le prove in una decina di casi che la polizia ha provocato delle morti per difendersi dagli attacchi dei violenti; in questi casi i responsabili della polizia sono in carcere e sono sotto processo. Quindi questa è la condizione. Il primo maggio del 2017, Maduro decide di convocare le elezioni per eleggere una nuova Costituente proprio per creare un clima di pacificazione e superamento della guerra economica, affinché il popolo vada a votare in maniera legale, legittima e costituzionale per eleggere dei rappresentanti...

...364 territoriali e 173 settoriali...

Esatto. Quasi tutti i partiti si presentano alle elezioni. Ognuno presenta i suoi candidati. La Costituzione Venezuelana è avanzatissima, di grandissima prospettiva di diritti sociali, politici, civili, ecc.

La volontà del Governo è quella di dare maggiore rappresentanza alle strutture popolari più che a quelle partitiche, con sempre più rappresentanti di popolo, del sindacato, delle strutture professionali dei medici, degli ingegneri, dei professori, delle strutture di quartiere, in modo tale da ampliare la democrazia partecipativa e popolare, affinché sia il popolo a decidere. Quindi per dare maggiore valore a nuovi processi produttivi, a un nuovo decentramento produttivo, ad alcune risorse, alla democrazia di base, cioè quella dei territori, dei consigli di fabbrica... L’obiettivo è l’ampliamento democratico.

L’Assemblea Costituente dovrà fare delle proposte di modifica dell’attuale Costituzione, già di per sé avanzatissima; dopo di che si andrà al referendum popolare, che approverà o meno la nuova Costituzione. Io penso che un principio così democratico, noi ce lo sogniamo. Vi faccio solo un esempio. La signora Mogherini, che ha criticato questa elezione, diceva che non bisognava andare a votare il 30 luglio.

La signora Mogherini – dott.ssa, onorevole, come vuole lei – lo dico con gran rispetto, dovrebbe pensare alla democrazia sostanziale interna all’Europa. Perché per esempio sappiamo bene che l’attuale costituzione europea (una rete di trattati, ndr) – quella che sta massacrando i lavoratori, i precari, i disoccupati, sta facendo pesare il patto di stabilità con tagli ai salari, tagli alla sanità, tagli alle pensioni... – non è stata votata, non siamo passati né per un referendum, né per un’Assemblea Costituente, né per un voto parlamentare. Ci è stata semplicemente imposta.

Tornando al Venezuela, dopo oltre 100 morti e dopo questo attacco imperialista, e con tutto l’isolamento internazionale, si pensava che nessuno sarebbe andato a votare per l’Assemblea Costituente il 30 luglio.

15 giorni fa la cosiddetta “opposizione” – che per la maggior parte altri non sono che i rappresentanti di questi gruppi terroristi – hanno indetto un plebiscito non previsto né dalla Costituzione, né da nessuna legge, e hanno dichiarato che 7 milioni di venezuelani si sono espressi in disaccordo con le elezioni per la nuova Assemblea Costituente. Prima di tutto questo è illegale, non è previsto costituzionalmente e poi ci sono molte prove che in tanti hanno votato più di una volta.

Tutti si aspettavano, ovviamente, che all’elezione del 30 luglio sarebbero andati a votare solo 2-3 milioni di persone. Invece hanno votato 8 milioni e 100 mila persone del popolo bolivariano. Questo è un grandissimo successo, considerato che si è votato in un clima ostile a livello internazionale, con sparatorie e perfino attentati in molti luoghi del paese da parte dell’opposizione. Hanno ucciso un candidato alla Costituente, un ufficiale delle forze armate, non si sa ancora quanti siano i morti reali. Nonostante questo clima, il popolo bolivariano con molta pazienza si è messo in fila per andare a votare. Il Centro nazionale elettorale (CNE) ha dichiarato che l’85% dei seggi si è potuto installare; dove i seggi sono stati mandati a fuoco, la gente ha cercato di andare a votare da altre parti oppure sono state consegnate delle schede firmate al Cne, che non sono comunque state contabilizzate negli 8 milioni e 100... Cioè migliaia di schede di cittadini che non hanno potuto votare. Dove sono stati buttati giù i ponti, la gente si è attrezzata per poter attraversare con barche, barchette, i fiumi... C’è stata una prova di orgoglio e di dignità popolare unica al mondo.

Tra i membri eletti per la Costituente c’è una parte territoriale, ci sono le rappresentanze dei popoli indigeni e ci sono rappresentanti di lavoratori, contadini, studenti, portatori di handicap, pensionati, imprenditori sociali.

Questa è la grande differenza che esiste tra la democrazia rappresentativa e la democrazia popolare, di base e partecipativa. Nella democrazia rappresentativa nessuno dice che il più grande impero del mondo, cioè gli Stati Uniti, elegge il suo presidente con la votazione di meno del 40%. Chi non vota sono proprio i poveri, le persone che hanno più difficoltà economiche e sociali. Nessuno dice che, per esempio, nelle ultime elezioni regionali italiane c’è stata una altissima percentuale di astensionismo. E invece quelle che vengono chiamate dittature, come Cuba e Venezuela, hanno un grandissimo passaggio democratico.

In questi paesi vengono votate le rappresentanze indigene, proprio per riconoscere la loro autodeterminazione, la loro indipendenza e la loro autonomia. In quale paese del mondo – tranne, ovviamente, i paesi dell’Alba – viene riconosciuto e vengono messi nella Costituente i rappresentanti delle associazioni femministe, i rappresentanti delle associazioni operaie e delle associazioni contadine? Dove altro vengono riconosciuti quelli che impropriamente, in occidente, vengono chiamate le “diversità”, diciamo così, i diversamente abili... Dove vengono riconosciute tutte le strutture sociali di base, partecipative, tutte le forme di rappresentanza popolare, di rappresentanza politica dal basso dei quartieri, nei posti di lavoro e dappertutto?

Nonostante ciò alcuni paesi come la Colombia e il Paraguay, hanno detto che non riconosceranno il risultato del voto.

E i governi europei? Governi che per subire in maniera veramente schiavistica tutte quelli che sono i dettami della Troika, dell’Unione europea, dell’imperialismo statunitense, hanno messo alla fame il loro popolo. Il popolo spagnolo, insieme a quello italiano, greco, portoghese, i cosiddetti Pigs, sono quelli che più stanno soffrendo questo massacro. Perché il governo spagnolo non si occupa dei posti di lavoro per i giovani spagnoli? Perché non si occupa del fatto che in Spagna c’è il più alto tasso di disoccupazione di tutta l’Europa? Perché non si occupa del fatto che la gente, ormai anche i ceti medi, in Spagna, è ridotta alla miseria assoluta? Perché non si occupa dei processi di autonomia reale? Perché non si parla delle centinaia di casi di corruzione degli uomini di governo in Spagna che vengono denunciati mensilmente? Hanno ragione i compagni di Podemos che in un intervento eccellente in parlamento hanno detto: scusate, ma invece di parlare del Venezuela, parliamo di che cosa sta facendo questo governo in Spagna. E parlando dell’Italia va detto che il governo Gentiloni già si è espresso, non subito dopo le elezioni, ma nei giorni precedenti.

Ci sono stati dibattiti parlamentari promossi dall’on. Casini...

L’on. Mogherini o l’on. Casini devono rispettare il popolo italiano, i problemi sociali e l’autodeterminazione del popoli. Il Pd, in queste ultime settimane, ha fatto un appello all’antifascismo e ai valori della Costituzione. Ma perché la Costituzione italiana va applicata e difesa dal fascismo e da tutte le altre forme di attacco, mentre la Costituzione venezuelana, e la democrazia venezuelana – che in 20 anni è passata per oltre 20 elezioni e il chavismo ne ha perse soltanto 2 e ha riconosciuto quelle sconfitte – perché quella Costituzione non si accetta? Perché si è “antifascisti di comodo” e a parole, perché qui in Italia non si è antifascisti contro il fascismo che sta facendo morti, fino a quelli di ieri, in Venezuela?

Io spero che ci sia qualche dibattito in una televisione, in una radio, che oltre a Radio Città Aperta, a Contropiano, oltre all’Antidiplomatio, oltre a giornalisti coraggiosi che oggi stanno lì in Venezuela... per l’Italia c’è Geraldina Colotti, che sta facendo un ottimo lavoro di informazione, ecc... Un dibattito che ci consenta di metterci seduti con dei rappresentanti contrari al governo del Venezuela per spiegare le ragioni dell’autodeterminazione venezuelana. Questo noi auspichiamo, che il popolo venezuelano, il popolo bolivariano e il governo Maduro siano lasciati in pace per permettere all’Assemblea Costituente di lavorare serenamente in questi sei mesi, rimettendo in piedi una serie di strutture economiche che l’opposizione, il fascismo, il terrorismo, hanno distrutto.

Questa è una lezione di democrazia, di pace, di volontà di pacificazione che il popolo chavista, bolivariano, venezuelano in genere. Anche i non chavisti che hanno avuto il coraggio e la determinazione di andare a votare esprimendo il loro voto serenamente, hanno dato all’intero mondo, a questo eurocentrismo, compreso quello di sinistra, che non fa altro che riproporsi come nuovo colonialismo.

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