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02/08/2017

L’Italia vara una nuova missione militare, in Libia

Alla Camera è iniziato il dibattito sulla missione militare navale in Libia dopo che ieri sera le commissioni Esteri e Difesa di Montecitorio avevano dato il loro via libera. In commissione si sono espressi a favore della nuova missione militare il Pd e Forza Italia, contrari Lega e M5s mentre i Fd’I si sono astenuti. Articolo 1-Mdp ha dichiarato che voterà contro la missione navale italiana in Libia. “No a un intervento di terra o un blocco navale” ha detto la deputata Eleonora Cimbro intervenendo nell’aula della Camera. Cimbro ha criticato l’approvazione di “emendamenti di Forza Italia che chiedono di passare al livello 3 di Sofia, o è un atteggiamento schizofrenico oppure siamo di fronte a un accordo politico tra Pd e Forza Italia”.

In mattinata è atteso alla Camera l’intervento della ministra della Difesa Roberta Pinotti e poi il voto sulle risoluzioni mentre anche il Senato discuterà della partecipazione dell’Italia alla missione internazionale. Ieri la ministra Pinotti era intervenuta alle commissioni esteri e difesa riunite di Camera e Senato per illustrare l’obiettivo della nuova missione militare navale italiana. “Una missione di “sostegno logistico, tecnico e operativo alle unità navali libiche, con attività congiunte e coordinate”, nel soccorso ai migranti e nella lotta ai trafficanti di esseri umani” ha detto la Pinotti. Ma dalla stessa composizione delle truppe a cui è affidata la missione, si comprende al volo che la sua operatività prevede interventi anche sul territorio libico e non solo in mare. Il dispositivo aeronavale dell’operazione è infatti composto da cinque unità navali, elicotteri imbarcati; ma anche dai lagunari della Brigata di Marina San Marco e di incursori di Marina; inoltre aeromobili a pilotaggio remoto (tipo Predator) per sorveglianza e ricognizione dell’Aeronautica Militare.

In sintesi: “Le regole di ingaggio saranno le stesse di Mare sicuro, con un adattamento necessario dovuto al fatto che non è più missione nazionale, ma bilaterale”. Un adattamento in linea con il diritto internazionale che “prevede la legittima difesa estesa, l’uso della forza graduale e proporzionale”, per cui, ha sottolineato il ministro della Difesa, “se gli scafisti sparano sulla nostra nave possiamo intervenire, e la stessa cosa vale nel caso in cui siano messe a rischio le navi dei libici”. Anche qui, ad occhio, appare difficile che una barca di scafisti se la senta di aprire il fuoco contro unità navali da guerra, a meno che non ci sia una vocazione al suicidio difficile da rintracciarsi tra chi pensa solo alle pecunia attraverso il traffico di essere umani.

Il rifiuto di gran parte delle Ong di sottoscrivere il regolamento richiesto dal Ministero dell’Interno, ha privato – per ora – di ogni foglia di fico umanitaria questa nuova missione militare, perché di questo si tratta.

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