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31/08/2017

Incendi. I danni della riforma Madia e il gioco delle tre carte

Appena insediato sul trono del Dipartimento di Protezione civile, Angelo Borrelli, laureato in Economia e Commercio, revisore contabile e dottore commercialista, sigla un accordo con il generalissimo Tullio Del Sette mentre i vertici del Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso tecnico e della difesa civile sicuramente giocavano con il loro nuovo aquilone.

“Gli ex Forestali torneranno in campo”, ecco l’affermazione del generalissimo che di fatto smentisce quanto contenuto nella riforma Madia, cioè la soppressione del Corpo Forestale e l’assorbimento del grosso tra le fila dell’Arma. Ormai è un dato di fatto: gli incendi verranno arrestati. E se anche esiste un legge, la n°225/92, ai vigili del fuoco spettano le briciole.

È il Morrone che imperterrito brucia da 12 giorni 12 a far dire al procuratore di Sulmona, Giuseppe Bellelli, che è tutto colpa dell’impoverimento dell’azione di protezione civile causato da una riforma che ha tolto dal campo i maggiori esperti della montagna, dei sentieri e delle tecniche di spegnimento in quota. Povera ministra Madia sono tutti contro di lei.

Per fortuna a salvare la Marianna nazionale rimane il protocollo firmato il 9 aprile del 2014 che, con il bacetto in fronte di tutti i sindacati di categoria ad esclusione della sola USB, imbriglia il corpo nazionale dei vigili del fuoco e ci fa diventare il fanalino di coda del soccorso. Con grande merito del nostro sottosegretario di stato, Giampiero Bocci, che malgrado terremoti, incendi e catastrofi di ogni genere si nasconde dietro un silenzio assordante. Per lui il corpo nazionale è solo Umbria.

E mentre i protocolli si firmano arriva il grido di incomprensione degli ex forestali transitati nei vigili del fuoco i quali si ritrovano ad essere dimenticati da tutto e tutti.

Un paio di evidenze, tra le tante: a inizio giugno, l’allora capo della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio denunciava che alcune Regioni – l’Abruzzo oltre a Basilicata, Molise, Marche e Umbria – avevano dichiarato di non avere a disposizione alcun mezzo aereo per intervenire in caso d’incendi boschivi impegnativi. E il governatore Luciano D’Alfonso dichiarava però che non era affatto vero che la Regione non si era attivata per prevenire gli incendi e spiegava che “fin dai primi giorni di maggio” era stato istituito un “tavolo tecnico con i Vigili del Fuoco; nei prossimi giorni sarà firmata la convenzione definitiva, così da garantire il servizio a partire dal 1° di luglio”. Evidentemente qualcosa non ha funzionato.

La verità: la regione Abruzzo è in forte ritardo nel varare il piano antincendio boschivo (L. 353/2000) di tutte le sue aree protette. E il Morrone checchè ne dicano brucia ed ad appiccare i focolai è proprio la riforma Madia che si è rivelata una vera e propria sciagura, in particolare per la decisione di sopprimere il Corpo Forestale dello Stato in nome di una semplificazione che, tuttavia, come già accaduto con le Province, non ha tenuto in alcun conto le prevedibili complicazioni che si sarebbero verificate. Oppure era tutto preventivato?

Le teorie complottiste, a noi di USB, non piacciono ma è pur vero che i fatti parlano da sé. Vesuvio docet.

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