Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

18/05/2017

Legge sulla tortura, anzi sul nulla. Intervista a L. Manconi

L'iter legislativo che dovrebbe inserire nel codice penale italiano – finalmente – il reato di tortura incontra resistenze a ogni passo. Codicilli e ed emendamenti che ormai disegnano una "legge" di fatto inapplicabile. E dunque inutile. A rassicurazione perenne dei torturatori in divisa...

Intervista al senatore Luigi Manconi, realizzata da Radio Città Aperta.

Buongiorno senatore Manconi

Buongiorno a voi...

Partiamo dalla situazione attuale. Una proposta di legge che ha subito diverse modifiche attraverso emendamenti e che, probabilmente, ora ha un tono e uno spirito diverso rispetto a quello che doveva essere inizialmente...

Il primo giorno della presente legislatura, il 15 marzo del 2013, ho presentato un disegno di legge sulla tortura che prevedeva questo come reato proprio. Questa è una questione fondamentale. Fondamentale, perché reato proprio significa "imputabile ai pubblici ufficiali" e chi esercita un pubblico servizio; ed è questione decisiva, perché la tortura è quel comportamento derivante da abuso di potere, cioè compiuto da chi, detenendo legalmente un cittadino sotto la propria custodia, potendolo privare della sua libertà, nel fare questo commette illegalità, violenze, torture, azioni inumane o degradanti. Questo è la tortura nelle convenzioni internazionali. Invece quel testo, che così recitava, è stato immediatamente trasformato in un reato comune e poi via via, nel corso di questi quattro anni, è diventato ciò che è oggi: un pessimo testo che il Senato oggi ha approvato e che io non ho approvato.

Una delle modifiche che più fanno discutere riguarda il fatto che il nuovo testo parla di un comportamento, un fatto commesso mediante "più condotte", ovvero se comporta un trattamento inumano. A quanto pare servono diversi comportamenti che sarebbero riconducibili alla tortura per incappare nel reato, se è giusta la mia interpretazione.

Sì. La Convenzione delle Nazioni unite parla di ogni violenza fisica e psichica. Questo «ogni violenza» è diventata, via via violenze al plurale poi, nel testo che venne discusso un anno fa al Senato, venne aggiunto «reiterate violenze». Riuscimmo a far saltare quel reiterate, che però oggi è tornato sotto diversa forma attraverso l'introduzione della formula «più condotte». Questo configura una fattispecie penale che richiede non solo la reiterazione, ma una difficile decifrazione degli avvenimenti e quindi può sfuggire ad una applicazione severa di quello che resta un crimine gravissimo.

Sappiamo bene da dove vengono resistenze rispetto all'approvazione della legge nella sua forma originaria, cioè dall'area più centrista, diciamo così, del governo. Secondo lei, quali possono essere le ragioni di queste resistenze? Perché dovrebbe essere interesse di tutti che l'Italia si doti di un testo sulla tortura...

Ho detto più volte e ribadisco che a motivare queste resistenze c'è una sorta di complesso di inferiorità della classe politica nei confronti delle forze di polizia. Se ne vuole la stabilità. Se ne vuole la compattezza e dunque questo induce a temere qualunque dinamica di autoriforma, qualunque processo di democratizzazione, si ignora, di conseguenza, che individuare e sanzionare penalmente chi commetta gravi illegalità, alla resa dei conti, difende l'onore della stragrande maggioranza di coloro che illegalità non commettono. Questa semplice, elementare verità, viene cancellata perché le organizzazioni sindacali e politiche delle forze di polizia hanno sempre tenuto un atteggiamento di aggressiva resistenza.

Ultimissima cosa: siamo però in una situazione in cui la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha già condannato l'Italia, precisamente nell'aprile del 2015, quindi c'è in realtà anche una certa urgenza di approvarla...

E' questo il motivo per cui è stato approvato oggi questo testo. Il governo ha qualche ragionevole fiducia nella possibilità che questa legislatura vari finalmente questa riforma. E' una riforma che, a mio avviso, costituisce una pessima riforma, ma, qualora venisse approvata, soddisferebbe quanto la Corte europea ha richiesto all'Italia. Quindi si va verso una possibile approvazione, accelerata, che non è scontata, ripeto, non è scontata ma è possibile, attraverso un nuovo passaggio alla Camera e l'approvazione definitiva. Il risultato però, ribadisco, è un brutto testo.

E' chiaro, è chiarissimo. La ringrazio molto per il suo intervento.

Grazie a voi.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento