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14/04/2017

Libano - Aoun blocca l'estensione del mandato parlamentare

di Roberto Prinzi

Alla fine il presidente libanese Michel Aoun ha dovuto far uso ieri dell’articolo 59 della costituzione per impedire una nuova e controversa estensione (la terza) del Parlamento. “Ho deciso di sospendere le attività parlamentari per un mese” ha annunciato Aoun in un discorso televisivo rivolto al Paese – quando sono stato eletto presidente, ho giurato fedeltà alla costituzione della nazione libanese e alle sue leggi per preservare l’indipendenza del Libano, la sua unità e integrità territoriale”. Il capo dello stato ha poi aggiunto che “il documento dell’accordo nazionale, parte inseparabile della costituzione, stabilisce che le elezioni parlamentari dovrebbero tenersi secondo una nuova legge elettorale” assicurando che lavorerà “per correggere la rappresentazione politica del popolo libanese secondo i suddetti principi costituzionali”.

Secondo i media locali, la mossa del capo dello stato è stata coordinata in anticipo con il presidente del Parlamento Nabih Berri ed Hezbollah. Il primo, del resto, non ha nascosto la sua approvazione per la decisione di Aoun e in una nota ha descritto la sua mossa “un’azione per guadagnare tempo in modo che si possa trovare un’intesa su una nuova legge elettorale”. Ha quindi poi fissato la prossima sessione parlamentare al 15 maggio augurandosi che in questo periodo i partiti riusciranno a trovare un accordo “che permetta un’estensione tecnica [del parlamento] così da tenerci lontano da un vuoto letale e distruttivo che condurrà il Libano al sicuro suicidio”. Berri ha chiarito che il proposto prolungamento del mandato parlamentare è un “male necessario”. In breve, la questione non sarebbe tanto su chi vuole o meno allungare le attività del parlamento, ma su chi vuole il vacuum politico e chi no.

E se il patriarca maronita Beshara al-Rahi si è congratulato con Berri “per la sua posizione”, di diverso avviso sono il Movimento patriottico libero di Bassil e le Forze libanesi di Geagea che hanno chiesto ai libanesi di scendere in strada a protestare contro qualunque possibile prolungamento. A unirsi alla manifestazione prevista per oggi dovrebbe esserci anche il partito falangista.

Resta ora da chiedersi se la mossa di Aoun sarà nei fatti utile a scongiurare una nuova estensione del mandato del parlamento. Al momento è difficile poter essere ottimisti: la distanza tra i partiti riguardo alla legge elettorale è ancora tanta. Se Hezbollah e i suoi alleati propongono un sistema proporzionale puro, il movimento al-Mustaqbal, il partito socialista e, ultimamente, le Forze libanesi hanno a riguardo alcune riserve. Se, però, recentemente il leader di al-Mustaqbal nonché primo ministro Saad Hariri ha aperto a tale possibilità, Bassil e Geagea propongono un sistema elettorale ibrido tra proporzionale e maggioritario perché, affermano, garantirebbe una migliore rappresentanza per i cristiani.

L’unica cosa certa al momento è che con l’annuncio di Aoun il Parlamento non voterà più oggi il terzo prolungamento delle sue attività. Gli attuali parlamentari, infatti, sono stati eletti nel 2009 e dovevano restare in carica per soli 4 anni. Ciò, però, non è mai avvenuto a causa dei profondi disaccordi sulla nuova legge elettorale e pertanto i termini previsti dalla costituzione non sono mai stati rispettati scatenando la furia di molti cittadini libanesi. Sebbene i partiti siano favorevoli a cambiare il sistema elettorale in vigore perché datato (risale al 1960) e soprattutto perché assegna seggi in base alle varie confessioni religiose, tuttavia differiscono su come rimpiazzarlo.

Sembra essersi intanto calmata la situazione nel campo rifugiati di Ain al-Hilweh (Sidone) dove ieri pomeriggio sono state dispiegate le forze di sicurezza palestinesi nel quartiere di al-Tira, fortino dell’islamista Bilal Badr. Gli uomini di Badr – secondo alcuni avrebbe contatti con al-Qa’eda – hanno perso lunedì il controllo della zona in loro possesso dopo giorni di intensi scontri a fuoco con le fazioni palestinesi che hanno causato la morte di almeno 8 persone (decine i feriti).

Secondo l’Agenzia palestinese Wafa, anche il rappresentate di Hamas in Libano, Ani Baraka, avrebbe espresso apprezzamento per i progressi compiuti a Tira dall’unione delle forze palestinesi. L’Agenzia libanese Nna riferisce che una “calma prudente” regna nel campo in cui risiedono oltre 50.000 palestinesi nonostante duri scontri ieri mattina avessero causato il ferimento di alcune persone e l’incendio di due case. Non è chiaro, invece, dove sia ora Badr: la stampa locale riferisce che si è dato alla fuga il giorno dopo che le fazioni palestinesi hanno raggiunto un’intesa per porre fine alle azioni del suo gruppo.

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