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21/04/2017

La speculazione come “maledizione” della Capitale. Ma Roma vuole cambiare, adesso

Nella Capitale proseguono le assemblee popolari di preparazione alla manifestazione cittadina del 6 maggio in Campidoglio. Intorno alla riaffermazione che “Roma non si vende” e che la città vuole cambiare, continua il confronto teso a dare una visione generale dello scontro, ormai storico, in corso sui destini e le priorità sociali della città. Ieri è toccato al quadrante ovest, quello dove si va configurando la “madre di tutte le speculazioni” recenti, quella intorno allo stadio per la Roma a Tor di Valle per la quale il semaforo verde è arrivato addirittura nella manovra finanziaria aggiuntiva del governo.

Nei giardinetti di largo Ricciardi (zona San Paolo), nonostante un freddo repentino e micidiale, si è tenuta ieri una delle assemblee programmate dalla coalizione composta da Carovana delle Periferie, Decide Roma, Forum Salviamo il Paesaggio, Unione Sindacale di Base, in vista della manifestazione del prossimo 6 maggio.

L’assemblea era dedicata alla “maledizione” che incombe da sempre su Roma: quella dell’uso speculativo del territorio e del patrimonio immobiliare. La scorsa settimana era toccato al quadrante est per parlare di povertà, disoccupazione e lavoro. Oggi invece ci sarà un corteo territoriale a Cinecittà e domani una assemblea al Corto Circuito sulla questione degli spazi sociali. La prossima settimana si parlerà di servizi, privatizzazioni, beni comuni in una assemblea in piazza a San Lorenzo.

A spiegare la centralità dello scontro verso la dominanza degli interessi speculativi è stata l’introduzione all’assemblea di Valerio di Decide Roma, il quale ha rivendicato l’urgenza di un cambiamento adesso e non tra quaranta anni. Via via si susseguono gli interventi dei vari comitati attivi nel quadrante – dal Forlanini a Tor di Valle, dal No Corridoio Roma-Latina ad Alexis. Prendono parola gli attivisti del coordinamento popolare del parco di Centocelle (quello su cui il ministero della Difesa vuole imporre il "Pentagono"), quelli dell’Asia-Usb impegnati in una battaglia a tutto campo sulla truffa dei Piani di Zona (nati per dare risposta alle esigenze abitative ma consegnati completamente a interessi privati di costruttori e cooperative), di Cinecittà Bene Comune, della Carovana delle Periferie che denuncia come deregulation sullo sviluppo urbanistico e deresponsabilizzazione delle istituzioni locali abbiamo lasciato totalmente mano libera alla supremazia degli interessi speculativi rispetto alle esigenze popolari. E’ lungo l’elenco fatto da una attivista su come questa contraddizione insanabile abbia agito e devastato il litorale di Ostia in ogni aspetto del territorio e della vita sociale. Vengono segnalati sotto diversi aspetti i problemi della mobilità, sia dal punto di vista degli utenti che delle scelte strategiche imposte ad una città di cui proprio il trasporto è un fattore di crisi conclamata. I comitati per il NO, sorti in occasione del referendum costituzionali, intervengono per valorizzare e dare continuità a quel No sociale che ha fatto la differenza e chiamano all’iniziativa sul titolo V della Costituzione, quello modificato con la sciagurata legge del governo di centro-sinistra nel 2001 e che ha stravolto il ruolo delle amministrazioni locali.

L’assemblea, complice il freddo che ha costretto tutti gli interventi alla massima sintesi, si è conclusa rilanciando l’appuntamento generale per il 6 maggio, con una manifestazione che intende concludersi sulla Piazza del Campidoglio per mettere la Giunta Raggi con le spalle al muro sulle scelte strategiche e le priorità sociali a Roma. La recentissima sentenza che ha riaffermato la validità del canone agevolato per le associazioni e gli spazi sociali – e dunque l’illegittimità della richiesta di arretrati a canone di mercato piovuti nell’ultimo anno – non consentono più alibi alla giunta o ai dirigenti comunali. Adesso servono scelte politiche chiare e su questo si misureranno i punti di convergenza e quelli di scontro.

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