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26/04/2017

Guernica, 26 aprile 1937: dal criminale bombardamento nazifascista al capolavoro di Picasso



“– Ha fatto lei questo orrore?
– No, l’avete fatto voi.”

(Pablo Picasso, rivolto a un gerarca nazista che gli chiedeva notizie sul quadro Guernica)"

Tratto da I maestri del socialismo

Guernica è il titolo di un noto dipinto di Pablo Picasso, realizzato dopo il bombardamento aereo della città omonima durante la guerra civile spagnola. L’attacco fu opera della Legione Condor, corpo volontario composto da elementi della tedesca Luftwaffe, e della Aviazione Legionaria Fascista d’Italia il 26 aprile 1937. I nazifascisti attaccarono per appoggiare gli sforzi di Francisco Franco nel rovesciare il governo legittimo della Repubblica Spagnola. La cittadina era affollata da civili (soprattutto donne e bambini: gli uomini abili al servizio militare erano al fronte). L’uso di bombe incendiarie rase al suolo più del 45% della cittadina, favorito da un forte vento che ne ha amplificato gli effetti. Si trattò di un’azione di guerra, ma che ha portato (probabilmente voluto) anche ad un attacco “terroristico” alla popolazione civile, del tipo che sarebbe diventato la prassi in tutta la Seconda guerra mondiale. Da segnalare che durante il regime franchista la versione ufficiale della propaganda del regime spagnolo negò l’esistenza stessa del bombardamento, sostenendo che la città era stata distrutta dagli stessi Repubblicani in fuga, per lasciare “terra bruciata”.

Questo primo bombardamento su popolazione civile (e l’emozione che suscitò si deve anche al fatto che fosse il primo dell’infinita serie di quelli effettuati nella Seconda Guerra Mondiale, ed era quindi ancora percepito come “eccezionale”) scioccò numerosi artisti e venne immortalato nel famoso quadro di Pablo Picasso, venendo considerato uno dei capolavori del pittore. La gamma dei colori è limitata. Infatti vengono utilizzati esclusivamente toni grigi, neri e bianchi, così da rappresentare l’assenza di vita e la drammaticità. L’alto senso drammatico nasce dalla deformazione dei corpi, dalle linee che si tagliano vicendevolmente, dalle lingue aguzze che fanno pensare ad urli disperati e laceranti, dall’alternarsi di campi bianchi, grigi, neri, che accentuano la dinamica delle forme contorte e sottolineano l’assenza di vita a Guernica. Questo quadro doveva rappresentare una sorta di manifesto che “esponesse” al mondo la crudeltà e l’ingiustizia delle guerre. I colori del quadro sono il bianco e nero perché, secondo Picasso la guerra è sofferenza, ma nell’opera, se guardiamo bene, c’è una lampadina che simboleggia la speranza.

L’opera, commissionata per incarico del governo repubblicano spagnolo, era destinata a decorare il padiglione spagnolo durante l’esposizione mondiale di Parigi del 1937. Dopo l’esposizione, quando il governo repubblicano era ormai caduto, Picasso non permise che il suo dipinto più famoso venisse esposto in Spagna, dichiarando esplicitamente che avrebbe potuto tornarvi solo dopo la fine del fascismo. Venne quindi ospitato per molti anni al Museum of Modern Art di New York e tornò in patria nel 1981 ad otto anni dalla sua morte e sei da quella di Francisco Franco. Durante gli anni ’70 fu un simbolo per gli spagnoli sia della fine del regime franchista che del nazionalismo, così come lo era stato prima, per tutta l’Europa, della resistenza al nazismo. Guernica è l’opera che emblematicamente rappresenta l’impegno morale di Picasso nelle scelte democratiche e civili. E quest’opera è stata di riferimento per più artisti europei, soprattutto nel periodo post-bellico, quale monito a non esentarsi da un impegno diretto nella vita civile e politica.

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Guernica è il nome di una cittadina spagnola che ha un triste primato. È stata la prima città in assoluto ad aver subìto un bombardamento aereo. Ciò avvenne la sera del 26 aprile del 1937 ad opera dell’aviazione militare tedesca. L’operazione fu decisa con freddo cinismo dai comandi militari nazisti semplicemente come esperimento. In quegli anni era in corso la guerra civile in Spagna, con la quale il generale Franco cercava di attuare un colpo di stato per sostituirsi al legittimo governo. In questa guerra aveva come alleati gli italiani e i tedeschi. Tuttavia la cittadina di Guernica non era teatro di azioni belliche, così che la furia distruttrice del primo bombardamento aereo della storia si abbatté sulla popolazione civile uccidendo soprattutto donne e bambini.

Quando la notizia di un tale efferato crimine contro l’umanità si diffuse tra l’opinione pubblica, Picasso era impegnato alla realizzazione di un’opera che rappresentasse la Spagna all’Esposizione Universale di Parigi del 1937. Decide così di realizzare questo pannello che denunciasse l’atrocità del bombardamento su Guernica. L’opera di notevoli dimensioni (metri 3,5 x 8) fu realizzata in appena due mesi, ma fu preceduta da un’intensa fase di studio, testimoniata da ben 45 schizzi preparatori che Picasso ci ha lasciato.

Il quadro è realizzato secondo gli stilemi del cubismo: lo spazio è annullato per consentire la visione simultanea dei vari frammenti che Picasso intende rappresentare. Il colore è del tutto assente per accentuare la carica drammatica di quanto è rappresentato. Il posto centrale è occupato dalla figura di un cavallo. Ha un aspetto allucinato da animale impazzito. Nella bocca ha una sagoma che ricorda quella di una bomba. È lui la figura che simboleggia la violenza della furia omicida, la cui irruzione sconvolge gli spazi della vita quotidiana della cittadina basca. Sopra di lui è posta un lampadario con una banalissima lampadina a filamento. È questo il primo elemento di contrasto che rende intensamente drammatica la presenza di un cavallo così imbizzarrito in uno spazio che era fatto di affetti semplici e quotidiani. Il lampadario, unito al lume che gli è di fianco sostenuto dalla mano di un uomo, ha evidenti analogie formali con il lampadario posto al centro in alto nel quadro di Van Gogh «I mangiatori di patate». Di questo quadro è l’unica cosa che Picasso cita, quasi a rendere più esplicito come il resto dell’atmosfera del quadro di Van Gogh – la serenità carica di valori umani di un pasto serale consumato da persone semplici – è stata drammaticamente spazzata via.

Al cavallo Picasso contrappone sulla sinistra la figura di un toro. È esso il simbolo della Spagna offesa. Di una Spagna che concepiva la lotta come scontro leale e ad armi pari. Uno scontro leale come quello della corrida dove un uomo ingaggia la lotta con un animale più forte di lui rischiando la propria vita. Invece il bombardamento aereo rappresenta quanto di più vile l’uomo possa attuare, perché la distruzione piove dal cielo senza che gli si possa opporre resistenza. La fine di un modo di concepire la guerra viene rappresentato, anche in basso, da un braccio che ha in mano una spada spezzata: la spada, come simbolo dell’arma bianca, ricorda la lealtà di uno scontro che vede affrontarsi degli uomini ad armi pari.

Il pannello si compone quindi di una serie di figure che, senza alcun riferimento allegorico, raccontano tutta la drammaticità di quanto è avvenuto. Le figure hanno tratti deformati per accentuare espressionisticamente la brutalità dell’evento. Sulla sinistra una donna si dispera con in braccio il figlio morto. In basso è la testa mutilata di un uomo. Sulla sinistra, tra case e finestre, appaiono altre figure. Alcune hanno il volto incerto di chi si interroga cercando di capire cosa sta succedendo. Un’ultima figura sulla destra mostra il terrore di chi cerca di fuggire da case che si sono improvvisamente incendiate.

Guernica è l’opera che emblematicamente rappresenta l’impegno morale di Picasso nelle scelte democratiche e civili. E quest’opera è stata di riferimento per più artisti europei, soprattutto nel periodo post-bellico, quale monito a non esentarsi da un impegno diretto nella vita civile e politica.

Tratto da Francesco Morante

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