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31/03/2017

Territori occupati: cinque nuove risoluzioni ONU condannano Israele

di Rosa Schiano

Occupazione e insediamenti coloniali israeliani, autodeterminazione del popolo palestinese e rispetto del diritto internazionale sono i temi al centro delle cinque nuove risoluzioni che il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha adottato lo scorso venerdì “sui diritti umani in Palestina e altri territori arabi occupati”.

La prima risoluzione riguarda le alture del Golan, riconosciute a livello internazionale come territorio siriano e occupate da Israele dalla guerra dei sei giorni del 1967. Con questa risoluzione, il Consiglio esorta Israele, in quanto potenza occupante, a rispettare le risoluzioni dell’Assemblea Generale, del Consiglio di Sicurezza e del Consiglio per i Diritti Umani, con particolare riferimento alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza 497 (1981), che – riaffermando come “inammissibile” l’acquisizione di territorio con la forza – considera l’imposizione di Israele della propria giurisdizione nelle alture del Golan siriano occupato illegittima e priva di effetto giuridico.

Con la risoluzione, il Consiglio sollecita inoltre lo Stato ebraico a cessare le attività di insediamento, a interrompere una campagna portata avanti con lo slogan “Vieni nel Golan” e a smettere di imporre cittadinanza israeliana e carte di identità israeliane ai cittadini siriani nel Golan e adottare su di loro misure repressive. Qualsiasi misura legislativa e amministrativa adottata da Israele che abbia l’obiettivo di modificare lo status legale del Golan siriano è nulla e non ha effetto legale, secondo la risoluzione.

Israele nel corso dell’Assemblea ha rigettato le cinque risoluzioni definendole una “ripetitiva manifestazione dell’assurdità e del cinismo del Consiglio” e ringraziando i paesi che non hanno espresso sostegno alle risoluzioni in particolare “il proprio grande amico e alleato gli Stati Uniti d’America”.

La seconda risoluzione adottata chiede che venga assicurata responsabilità e giustizia per tutte le violazioni del diritto internazionale avvenute nei Territori Palestinesi Occupati, compreso Gerusalemme est.

A questo scopo, il Consiglio invita organismi Onu a perseguire l’implementazione delle raccomandazioni contenute nei rapporti della commissione indipendente di inchiesta del conflitto del 2014 a Gaza, la missione internazionale indipendente di inchiesta Onu a esaminare le implicazioni degli insediamenti israeliani sui diritti civili, politici, economici, sociali e culturali del popolo palestinese nei territori palestinesi e tutte le parti coinvolte a collaborare all’esame preliminare della corte penale internazionale e a qualsiasi indagine che potrebbe essere aperta al fine di accertare le responsabilità delle violazioni.

In una terza risoluzione sul diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, il Consiglio ha riaffermato il “diritto inalienabile, permanente e assoluto del popolo palestinese all’autodeterminazione, compreso il diritto a vivere in libertà, giustizia e dignità e il diritto ad uno Stato di Palestina indipendente”.

Con la quarta risoluzione sui diritti umani nei territori palestinesi occupati e Gerusalemme est il Consiglio ha sottolineato la necessità che Israele si ritiri dal territorio palestinese occupato nel 1967, compreso Gerusalemme est, “così da permettere al popolo palestinese di esercitare il proprio diritto internazionalmente riconosciuto all’autodeterminazione”; il Consiglio esorta inoltre Israele a conformarsi alle disposizioni della Quarta Convenzione di Ginevra, a porre fine alle pratiche che violano i diritti umani del popolo palestinese, a porre fine al blocco, alle restrizioni economiche e al diritto al movimento.

Tra le altre sollecitazioni, il Consiglio esorta Israele a proibire “la tortura, compreso quella psicologica, e altri trattamenti o punizioni crudeli, disumani, umilianti”, a “cessare immediatamente le demolizioni o piani di demolizione che comporterebbero il trasferimento forzato o lo sfratto coatto di palestinesi”. Il Consiglio ha inoltre chiesto all’Alto Commissario di riportare sull’implementazione della presente risoluzione, con particolare attenzione alla detenzione arbitraria di prigionieri palestinesi e ai detenuti nelle carceri israeliane nel corso della trentasettesima sessione.

Con la quinta risoluzione sugli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati incluso Gerusalemme est e il Golan siriano, il Consiglio sollecita infine Israele a fermare le attività di insediamento e a interrompere i lavori per la costruzione del muro.

In più, il Consiglio chiede agli Stati e alle organizzazioni internazionali di non intraprendere azioni che legittimino l’espansione degli insediamenti, attività che siano connesse ad essi, che favoriscano l’espansione o la costruzione del muro e invita loro a distinguere, all’interno dei propri accordi, tra il territorio dello Stato di Israele e i territori occupati dal 1967. Il Consiglio ha deciso di convocare, nella trentaseiesima sessione, una tavola rotonda sulle “attività degli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati, compreso Gerusalemme est”.

Qualche giorno fa, un rapporto Onu dell’Escwa (Commissione sociale ed economica dell’Asia occidentale) aveva incolpato Israele di imporre “un regime d’Apartheid”. A causa delle pressioni ricevute e della richiesta di Guterres, segretario generale dell’ONU, di ritirare il rapporto, la Segretaria generale dell’Escwa, Rima Khalaf, rigettando tale richiesta, ha rassegnato le dimissioni.

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