Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

22/03/2017

Eurobaratro

Nomen omen, le celebrazioni per i sessant’anni dai Trattati di Roma non potevano che tenersi a Roma. Ma deve essere davvero paradossale per Merkel e compagni notare che se c’è un posto dove l’Unione Europea non ha proprio niente da celebrare, questo è l’Italia. A farlo presente è la stessa Commissione Europea nel cosiddetto “Eurobarometro” – il sondaggio sull’opinione pubblica nell’Ue e sull’Ue – che mostra come alla maggioranza degli italiani, a differenza degli altri cittadini europei, sostanzialmente non interessa niente dell’Unione europea, non si fida delle sue istituzioni, pensa che non abbia portato a nessun risultato positivo e, se potesse, vorrebbe uscirne. E ora stappate sto champagne.

Italexit
 
La maggioranza relativa degli italiani (45%) dichiara che il Paese avrebbe un futuro migliore se uscisse dall’Unione europea, dato in continua crescita e in controtendenza rispetto a quello europeo, che vede invece aumentare dal 55% al 58% i giudizi positivi sull’appartenenza all’Ue. L’Italia condivide questo giudizio negativo sull’Unione con la Slovenia, Cipro e, ovviamente, con la Gran Bretagna, i cui cittadini a giugno hanno votato per l’uscita dalla gabbia europeista e che adesso per il 48% guardano con ottimismo a un futuro fuori dall’Ue, contro il 42% di pessimisti. Con buona pace di tutte le interviste strappalacrime di cittadini britannici pentiti del proprio voto e delle previsioni nefaste dei media sul futuro dell’UK. Negli altri paesi membri, l’appartenenza all’Unione è invece l’opzione preferita, spesso in modo schiacciante: Germania e Danimarca in testa, ovviamente, ma più di queste colpiscono le alte percentuali di paesi come Spagna e Grecia che solo per il 24% e il 38% pensano positivamente a un futuro al di fuori dall’Ue.

I perché
 
Le motivazioni fondamentali sono principalmente che, parafrasando, all’Unione Europea non frega niente dell’Italia e dei suoi problemi (66%), comporta troppa burocrazia e il 47% della popolazione la definisce tecnocratica. Alla domanda se l’Unione stia facendo il necessario per uscire dalla crisi, la maggior parte degli italiani dice che l’Ue sta andando totalmente nella direzione sbagliata, mentre solo il 29% ritiene che la strada imboccata sia quella giusta. In più, il 50% gli italiani non vedono nessun futuro per l’Unione europea, a fronte di un 42% ottimista.

A controprova, se si guarda a quelli che sono ritenuti dagli italiani i migliori risultati dell’Unione Europea, troviamo la libertà di circolazione, la pace – su cui ci sarebbe molto da dire ultimamente tra proposte di sospensione dell’area Schengen, guerre appena fuori dalla porta europea e impennata degli armamenti di molti paesi europei – l’Erasmus e gli altri programmi di studio. Menzione speciale va invece a quel sostanzioso 10% circa di intervistati che ha dichiarato in modo tranchant che il miglior risultato dell’Unione Europea è “NESSUNO”. Percentuali bassissime di gradimento rispetto ai successi dell’euro-liberismo riguardano, al contrario, tematiche “core” come la protezione sociale e l’occupazione. Ad esempio, se si parla di lavoro, a fronte di una netta maggioranza degli italiani (89%) che considera negativa la situazione occupazionale del Paese (e ci chiediamo chi sia e dove viva il restante 11%), il 55% ritiene che l’Unione europea non stia facendo nulla per creare le condizioni per nuovi posti di lavoro. Tra il campione europeo sono invece in maggioranza coloro che pensano che l’Ue stia dando un contributo positivo per combattere la disoccupazione (e anche qui c’è da chiedersi chi siano e dove vivano).

La fiducia
 
Dal punto di vista della fiducia nell’Unione Europea, la maggior parte degli intervistati (il 58%) dichiara di non averne affatto, anche tra chi ha studiato all’università e tra chi è ancora studente, i target portati da sempre come il fiore all’occhiello dagli europeisti. Nello specifico, si tende a non fidarsi di nessuna delle istituzioni comunitarie e soprattutto della Banca centrale europea, che non convince il 52% degli italiani e suscita fiducia in appena il 28%. Tuttavia, seppure godano di scarsissima fiducia, le istituzioni europee sono paradossalmente considerate molto più affidabili di quelle nazionali (forse per la minor conoscenza). Tanto per capirsi, l’81% degli italiani dice di non fidarsi del Parlamento italiano e del Governo e l’88% dei partiti politici nostrani.

L’informazione
 
Oltre due terzi degli italiani si ritengono non sufficientemente informati sugli affari politici europei, e non perché le informazioni siano carenti, ma bensì perché non frega niente a nessuno: coloro che dicono di non cercare affatto informazioni sull’attualità politica europea sono il 22% e gli italiani che dicono di non ritenere utile informarsi nemmeno sulla politica nazionale sono il 14%. Tra gli europei, la percentuale di chi dice di non cercare informazioni sulla politica è in media intorno alla metà di quella emersa in Italia.

Alla luce di ciò davvero ci chiediamo per l’Unione Europea, ma ancor di più per quella fetta di sinistra – parlamentare e non – che sabato supporterà le piazze europeiste, cosa possa rappresentare questa vuota commemorazione se non un flebile e a quanto pare inutile tentativo di impulso al sistema euro-liberista (ri)partendo dai “valori fondanti” di qualcosa che dopo 60 anni sembra invece volgere al declino o comunque al disinteresse popolare che si traduce, materialmente, in implicita avversione.

I motivi del perché andare a “contro-celebrare” invece li sappiamo benissimo. Ci vediamo sabato 25, ore 14 a Porta San Paolo.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento