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23/02/2017

Radioattività in aumento in alcune aree dell’Europa

Questa volta potrebbe non essere una fake news ma un episodio della nuova guerra fredda tra gli Stati della UE e la Russia. Un misterioso aumento della radioattività sarebbe stato segnalato a gennaio in vaste aree dell'Europa senza motivo apparente. Piccole quantità di Iodio 131, materiale radioattivo di fabbricazione umana, sono state rilevate in tutto il Continente, a partire dal Nord della Norvegia, poi sempre più a Sud. Nonostante l'aumento della radioattività sia stato rilevato a gennaio, le autorità di vari Paesi, per prima la Francia, lo hanno reso noto solo qualche giorno fa, forse perché l'origine e le modalità di diffusione del materiale non sono state ancora chiarite. Le caratteristiche dello iodio 131 contribuiscono a infittire il mistero: si trova solitamente in associazione con altri elementi radioattivi, ma non questa volta. Ha una emivita, cioè il tempo in cui metà dei suoi atomi decadono, di soli otto giorni, eppure è stato rilevato in quantità significative, quindi con tutta probabilità è stato rilasciato di recente. Gli Usa hanno inviato sull'Europa aeroplani "sniffer", in grado di rilevare e isolare la sostanza, senza risultati apprezzabili.

Secondo un sito scandinavo, apertamente anti-russo, Independent Barents Observer, l'aumento della radioattività è stato rilevato per la prima volta a metà gennaio nei filtri dell'aria della stazione norvegese di Svanhovd, a poche centinaia di metri dal confine russo sulla penisola di Kola. Poi lo stesso isotopo è stato rilevato a Rovaniemi, nella Lapponia finlandese, quindi nelle due settimane successive in Polonia, Repubblica Ceca, Germania, Francia e Spagna. A dare la notizia la Francia: "il rapporto preliminare afferma che è stato rilevato nella seconda settimana di gennaio nel nord della Norvegia" ha scritto l'Institute de Radioprotection et de Süreté Nucléaire (IRSN) francese in un comunicato, precisando che le quantità rilevate non rappresentano un rischio per la salute. La responsabile delle emergenze dell'Autorità di protezione nucleare norvegese Astrid Liland ha detto al Barents Observer che i livelli di radioattività misurati non sono preoccupanti e che per questo Oslo ha deciso di non darne notizia.

Le ipotesi sull'origine sono varie: potrebbe essere stato prodotto da un incidente di un reattore nucleare, ma è un isotopo che ha anche usi medici ed è prodotto su larga scala dall'industria farmaceutica in molti Paesi. Le installazioni nucleari nel Nord Est europeo, dove è stato rilevato, comprendono centrali nucleari in Finlandia, Svezia e Russia, oltre ai sottomarini nucleari russi che stazionano nella penisola di Kola e nel Mar Bianco.

Tra le teorie che circolano sull'origine, quella di un test nucleare segreto effettuato dalla Russia. In effetti lo Iodio 131 è spesso associato alle bombe nucleari ed è stato rilevato in tutto il mondo dopo vari test atomici, oltre che dopo gli incidenti nucleari di Chernobyl e Fukushima. Ma secondo la rivista scientifica Focus "possiamo ragionevolmente escludere l'ipotesi di un test nucleare, perché non ci sono altri elementi radioattivi in atmosfera".

Lo iodio 131 infatti viene utilizzato anche per la cura di alcuni cancri: il fatto che sia stato trovato da solo rende più plausibile l'ipotesi che la fuga radioattiva provenga da un impianto farmaceutico che non l'ha notificata alle autorità. Né possono essere trascurati alcuni incidenti avvenuti nelle centrali nucleari francesi tra gennaio e febbraio, l'ultimo quello di Flammaville, in Normandia, lo scorso 9 febbraio. Greenpeace aveva lanciato l'allarme: “con i due recenti incendi che hanno avuto luogo alla centrale di Cattenom, in Mosella, si tratta del terzo incendio in un’installazione nucleare in dieci giorni". Lo scorso settembre l’Autorità francese sulla sicurezza nucleare ha chiesto una fermata urgente di 21 dei 58 reattori del Paese per problemi tecnici.

(fonte. Askanews.it, Greenpeace, Indipendent Barents Observer, Focus)

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