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24/02/2017

Libano. Hezbollah e Aoun avvertono Israele

Diventa sempre più alta la tensione lungo il confine tra Libano ed Israele. La stessa stampa di Tel Aviv, oltre ad alcuni esponenti politici e militari, continua ad evocare e parlare della prossima guerra, la terza, tra l’esercito sionista ed Hezbollah.

“Israele continua con la propria propaganda colonialista e di aggressione” ha dichiarato in un recente discorso sulla situazione attuale il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah. “Dopo l’investitura di Trump” – continua Nasrallah – “gli israeliani dimostrano che hanno bisogno del permesso americano per scatenare una nuova guerra contro il Libano”.

Come ha sempre fatto nei momenti di maggiore incertezza, il leader di Hezbollah ha lanciato un chiaro avvertimento allo stato sionista, dopo le recenti violazioni e provocazioni di Tel Aviv. Un messaggio utilizzato anche per far capire che la Resistenza Libanese è pronta. “Il sostegno americano e quello arabo per una guerra contro il Libano non è stato mai tanto forte” – ha continuato – “visto che alcuni paesi arabi (Arabia Saudita e Qatar, ndr) sono pronti a pagare i costi di questa guerra”.

Quasi quotidianamente i media israeliani pubblicano articoli ed interviste relative ad un conflitto ormai molto vicino. Un rapporto molto dettagliato del quotidiano Haaretz, ad esempio, indica che il rischio di una possibile sconfitta rimane molto alto. Secondo l’opinione pubblica sionista Hezbollah costituisce il nemico numero uno, l’Iran sarebbe il numero due, mentre la resistenza palestinese sarebbe al terzo posto. Haaretz afferma che l’arsenale di Hezbollah raggiunge oltre “130mila missili di nuova produzione iraniana e russa, con una gittata dai 40 ai 300 kilometri”: una potenza di fuoco in grado di colpire qualsiasi obiettivo in tutto lo stato ebraico.

Analisi sulla stessa lunghezza d’onda da parte del Centro Studi per la Sicurezza Israeliana che indica Hezbollah come una “minaccia seria e pericolosa” con i suoi droni, i suoi commandos, abituati a qualsiasi tipologia di combattimento dopo 5 anni di guerra in Siria, i suoi missili “terra – aria” che sono, per la prima volta, una concreta minaccia contro l’aviazione e la marina israeliana. Proprio per questo motivo le forze israeliane stanno continuando a costruire muri di protezione lungo il confine settentrionale o hanno avviato una serie di esercitazioni che coinvolgono la marina per il rischio di incursioni anche via mare.

Non sembrano, quindi, così inverosimili le parole di Nasrallah quando afferma che “Hezbollah è in grado di poter rispondere a qualsiasi attacco israeliano e di contrattaccare con qualsiasi mezzo” se verrà superata la “linea rossa di tolleranza nel conflitto”. Il segretario si riferisce anche a possibili obiettivi come le riserve di ammoniaca di Haifa o altri “target sensibili” nel caso in cui venissero attaccate nuovamente tutte le infrastrutture ed i civili libanesi, come avvenuto nel 2006.

Anche il presidente della repubblica, Michel Aoun, ha affermato, in una recente intervista sul canale LBC, che il suo paese “non tollererà più nessuna aggressione israeliana contro il territorio libanese” ed ha aggiunto che “Hezbollah e la Resistenza Libanese sono una risorsa complementare a quella dell’esercito libanese per la difesa dei confini nazionali”.

Nello specifico Aoun si riferiva alle polemiche relative alla lettera inviata da Tel Aviv all’ONU circa una violazione delle risoluzione 1701 da parte delle autorità libanesi proprio per il continuo riarmo delle milizie sciite. Come risposta ufficiale ad una “simile e infamante accusa” il presidente del paese dei cedri ha dichiarato in un comunicato che al contrario è “lo stato ebraico ad infrangere tutti i vincoli della risoluzione 1701 da oltre 10 anni, con continue ingerenze, attività di spionaggio, sconfinamenti oltre che la mancata restituzione di parte del territorio libanese (fattorie di Sheba’a, ndr)”.

In merito alla questione palestinese, infine, sia Nasrallah che Aoun concordano sul fatto che il processo di pace in Palestina sia definitivamente “seppellito” dopo l’incontro tra Trump e Netanyahu, visto che “Tel Aviv non si immagina più uno stato Palestinese indipendente, continua da decenni a colonizzare, distruggere case e terreni agricoli e non ha mai preso in considerazione il rientro dei rifugiati dai paesi limitrofi alla Palestina”. Nasrallah, a conferma dell’ormai solida alleanza regionale tra sauditi e israeliani, afferma che “gli arabi hanno liquidato la questione palestinese e molti paesi del Golfo si affrettano a normalizzare le loro relazioni con l’entità sionista dimenticando le sofferenze del popolo”. Lo stesso Aoun ha irritato, pochi giorni fa, alcuni paesi della Lega Araba – succubi dell’egemonia saudita- dopo aver evocato “la protezione di Gerusalemme da parte dei paesi arabi e la necessità di sostenere la Resistenza palestinese contro il progetto sionista”.

Dichiarazioni e avvenimenti che fanno comprendere, purtroppo, quanto il Medio Oriente sia molto vicino a nuovi venti di guerra.

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