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27/01/2017

Consulta e legge elettorale. Intervista a F. Ragusa

Intervista a Franco Ragusa, studioso di riforme istituzionali (http://www.riforme.info/), realizzata da Radio Città Aperta.

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Partiamo dal senso dell'intervento della Consulta. Franco, su cosa è intervenuta, cosa ha bocciato e cosa invece ha approvato dal punto di vista dei contenuti...

Il risultato del pronunciamento era abbastanza prevedibile, era già tutto scritto sulla sentenza del Porcellum. Per la Consulta il premio di maggioranza in sé non è illegittimo, sotto il profilo costituzionale, anzi è un interesse legittimo; il problema era che il Parlamento svolge comunque anche altre funzioni di garanzia costituzionale e quindi le due esigenze dovevano essere, in qualche modo, equilibrate. Quindi sì al premio di maggioranza, purché però vi sia l'adeguata rappresentatività al fine di non squilibrare troppo il sistema dal lato della governabilità, a discapito di altre funzioni. Perché il parlamento non solo vota la fiducia e controlla il governo, bensì fa anche altre cose: modifica la Costituzione, elegge il presidente della Repubblica... Fa una serie di attività che lo differenziano dai Comuni, per cui non ha senso il luogo comune: “ma se il ballottaggio è stato ritenuto legittimo per i Comuni, perché no per la Camera?” Perché il Parlamento ha una funzione più delicata rispetto a quella svolta dai Comuni. Ora è da vedere la motivazione. Ad esempio alcuni costituzionalisti, quelli vicini al Partito Democratico, sostengono che la Consulta ha bocciato il ballottaggio perché è stato bocciato il referendum. Dicono: “se il referendum fosse passato, il 4 dicembre, avremmo avuto un sistema che con l'Italicum si completava e quindi sarebbe passato all'esame”. Secondo me non è così. Il ballottaggio non è passato perché, di fatto, aggirava la soglia che la Consulta richiedeva, allo scopo di avere una legge elettorale che rispettasse due principi: da un lato la legittimità, sì, di un premio di maggioranza, ma che dall'altro non comprimesse troppo la rappresentanza.

Quindi diciamo sostanzialmente “perché era una legge elettorale fatta male”. La scelta della Consulta quindi non è collegata allo scenario dipinto dall'esito del referendum, ma perché l'Italicum era stato costruito male rispetto a quello che indica la nostra Costituzione in merito ai vari poteri, ai vari ruoli degli organi, no? Sostanzialmente si può dire questo?

Sì, a mio avviso è così. Certo, ora vedremo la motivazione, stiamo parlando un po' al buio; ma fin dall'inizio ciò che si contestava dell'Italicum era, appunto, questo aggiramento della soglia che la Consulta richiedeva, perché non c'era alcun requisito soddisfatto. Nel senso che mentre al primo turno mi chiedi il 40% dei consensi, al secondo turno non ti preoccupi di verificare se poi quel 40% lo si raggiunge con l'imperfezionamento del voto attraverso il ballottaggio. Anche se per ipotesi vanno a votare in 3, veniva lo stesso assegnato un premio. Lì è l'assurdo del sistema di ballottaggio pensato con l'Italicum... Un sistema del genere non esiste in nessuna parte al mondo, perché anche dove c'è l'elezione diretta, chessò, del Presidente della Repubblica – per esempio negli Usa – il Congresso è eletto comunque in maniera separata, per cui non è detto che le due cose – legislativo ed esecutivo – coincidano. Mentre con l'Italicum si raggiungeva l'”equilibrio perfetto”, in cui la divisione dei poteri veniva totalmente annullata e quindi il ruolo del Parlamento era sostanzialmente inutile.

Veniamo alle conseguenze di tipo politico. Naturalmente oggi tutti i giornali titolano che si è aperta in questo modo la corsa al voto. Una legge elettorale del genere, che tipo di scenari potrebbe in qualche modo delineare e chi favorisce?

Va detto che crea problemi. Ma non per quello che dicono alcuni commentatori, perché avremmo adesso due leggi diverse, una per la Camera e una per il Senato. Il risultato del Senato non dipende esclusivamente dalla legge elettorale, cioè se una stessa legge per la Camera venisse applicata al Senato, nulla può farci ritenere che i risultati poi si equivalgano, perché il Senato ha un corpo elettorale diverso; lì votano dai 25 anni in su, quindi c'è un diverso corpo elettorale. In più, per un altro obbligo costituzionale, il Senato viene eletto su base regionale; sono venti circoscrizioni, diciamo, e quindi il risultato è incerto... Già è successo in passato, ad esempio nel 2006, quando Prodi e l'Ulivo vinsero alla Camera per pochi voti, l'alleanza con Berlusconi aveva ottenuto un milione e mezzo di voti in più al Senato. Poi, per quella strana bizzarria dei premi regione per regione, ne è uscito fuori un equilibrio perfetto tra le due forze, per cui con l'arrivo dell'”aiuto” di alcuni senatori eletti all'estero, l'Ulivo riuscì ad ottenere anche lì una piccola maggioranza di voti. Però, appunto, nulla può dare la certezza che due corpi elettorali diversi e un sistema di distribuzione del voto diverso possano dare lo stesso risultato. Quindi non è che non si può andare a votare perché le due leggi non si equivalgono, questa è un sciocchezza. Il problema, purtroppo, sotto il profilo della rappresentatività, con questa diversità di leggi al Senato c'è uno sbarramento elevatissimo e quindi quello che è rimasto del Porcellum – dopo la sentenza della Consulta – è che oggi al Senato ci ritroviamo uno sbarramento altissimo, dunque c'è una compressione della rappresentatività molto elevata. Forse bisognava un pochino riflettere se, nell'ambito dei ricorsi fatti sulla legge elettorale, andasse inserito anche qualcosa per intervenire sul Senato, sotto il profilo, appunto, di questo sbarramento insuperabile, francamente, per molte forze politiche.

E quindi, diciamo, la strada aperta è quella dell”inciucio”... E' molto probabile che sarà necessario mettersi d'accordo per poter superare gli sbarramenti e vincere le elezioni no?

Al Senato, per superare lo sbarramento dell'8%, bisognerebbe fare una coalizione, perché lì è ancora rimasta la possibilità di fare coalizioni, anche se non esistono più i premi di maggioranza. Però comunque bisognerebbe raggiungere il 20%, per poi ridurre lo sbarramento per i singoli partiti, per la singola lista, al 3%. Va da sé che piccole liste al limite del 3-4%, anche se si mettono insieme, difficilmente raggiungerebbero quel 20% che potrebbe consentire ad ogni singola lista di riuscire ad entrare. Temo che lì la compressione esercitata dal voto unico sarà molto maggiore di quella che invece si potrebbe immaginare per la Camera, perché ora, appunto, abbiamo già visto Grillo che ha posto l'obiettivo 40%. Ci sarà – come dire – una forte spinta al “voto utile” per consentire all'elettore di scegliere solo quella che, presumibilmente, potrebbe arrivare a quel 40%. Però, insomma, è un obiettivo così lontano che, al momento attuale... Però, ci sarà anche un effetto “voto utile”, ma penso che per le forze minori la possibilità di superare il 3%, almeno alla Camera, non sia così fuori dalla portata. Diversamente – sapendo che se non si arriva all'8% e non si arriva a quel 20%, il voto è sprecato – temo che la spinta al “voto utile” sarà molto maggiore al Senato.

Quindi, da un certo punto di vista, la situazione si complica un po'. Naturalmente tutto questo al netto delle motivazioni che sarà interessante leggere quando usciranno...

Beh sì, cambierebbe molto lo scenario politico se, per ipotesi, avessero ragione i costituzionalisti vicini al Pd, quelli secondo cui il ballottaggio è stato bocciato perché non c'è più quella riforma, oppure se finalmente si stabilisce un principio di democrazia per cui si dice: la rappresentanza non può essere compromessa o compressa più di tanto per esigenze di governabilità. Io auspico questa seconda soluzione perché, finalmente, si chiuderebbe questa stagione del maggioritario a tutti i costi e della governabilità a tutti i costi che, di fatto, ha drogato il sistema politico italiano e ha portato a quel degrado istituzionale che è sotto gli occhi di tutti.

Bene, grazie Franco per la tua disponibilità. Magari ci risentiamo in concomitanza con l'uscita delle motivazioni per approfondire il discorso.

Benissimo. Un saluto a tutti.

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