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30/11/2016

Ultime 72 ore di follia, poi le urne daranno il loro verdetto. La sensazione di oppressione scomparirà, facendo finire un tam tam bulimico dei renziani su tutte le televisioni principali e sui giornali di regime. Nel crescendo di endorsement per il “sì”, comunque, non si può evitare di sottolineare gli autentici autogol. Sorvoliamo su quello a fondo boccaccesco del povero “Rapo” Elkann, che alla fine sarà il meno dannoso per gli eversori della Costituzione. Più illuminante è invece il convinto sostegno esibito anche ieri dai maggiorenti tedeschi (il luciferino ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble e quello degli esteri Frank-Walter Steinmeier). Avevamo scritto nelle scorse settimane che le sortite “antieuropee” di Renzi (vedi qui e qui) intorno alla legge di stabilità erano tutta manfrina, nella speranza di guadagnare qualche consenso in campo leghista, forzitaliota o pentastellato. In realtà a Bruxelles sanno benissimo di avere il pieno controllo su quel che il governo italiano va facendo, fin nei dettagli. Sanno, insomma, che fino a domenica Renzi dovrà promettere mari e monti, la pioggia insieme al sole, l'abbondanza e i conti in ordine. Ma a loro – al contrario dei servi della stampa “locale” – non sfugge che – per esempio – per coprire gli strombazzati “85 euro” di aumento salariale per il pubblico impiego (un rinnovo contrattuale dopo sette anni, con una cifra ridicola, dal punto di vista dei lavoratori) non è stato inserito niente in bilancio per il 2017. Quei soldi, insomma, non sono previsti. Vedremo dopo domenica se scompariranno del tutto o se l'aumento verrà eventualmente fatto scattare solo nel 2018, ma al momento si tratta solo di chiacchiere. Così come i “30 o 50 euro” per le pensioni più basse, buttati lì per raggirare ancora meglio l'unica fascia di elettori in cui il “sì” risulta leggermente in testa nei sondaggi. Stabilito questo, non è secondario leggere attentamente quanto ha detto Schaeuble. "Se fossi italiano lo voterei, anche se non appartiene alla mia famiglia politica; spero in un successo di Renzi". Una conferma dello schema in vigore un po' in tutta Europa, con le “grösse koalition” tra popolari e “socialdemocratici”, per sostenere governi in linea con le direttive dell'Unione Europea. Una dimostrazione palese di come il termine “sinistra” non significhi letteralmente più nulla. Più precisamente: Renzi "dà l'idea più di altri di poter fare le riforme". E "anche se dovesse andar male, spero che continuerà a cercare altre vie per far avanzare l'Italia. Se perdesse, non vuol dire che si ritirerà dalla vita politica. Continuerà comunque a impegnarsi per migliorare l'Italia". Una investitura piena come terminale della Troika, banale burattino teleguidato per “fare le riforme” indicate a suo tempo – agosto 2011 – nella ormai famosa lettera della Bce firmata da Mario Draghi e Jean-Claude Trichet. Interessante anche il fatto che Schaeuble consideri non transitoria la presenza del contafrottole fiorentino nella politica italiana anche se dovesse trionfare il “NO”, segno della difficoltà di trovare qualcuno in grado di sostituirlo. Non certo per competenza in qualcosa, ma proprio in quanto contafrottole (tecnicamente, in base al banale calcolo dei tempi, Renzi non governa; è sempre impegnato in interviste, taglio di qualche nastro, spettacolini autopubblicitari, dichiarazioni televisive, ecc; a dare disposizioni operative ci deve per forza essere qualcun altro…). In fondo, qualcosa di utile per la Troika l'ha fatto davvero, tra Jobs Act, “buona scuola”, tagli alla sanità, riduzione degli spazi di democrazia rappresentativa, ecc. Una conferma, dal nostro punto di vista, di quanto sia stata corretta e lungimirante la scelta del Coordinamento per il NO sociale di chiudere venerdì sera la campagna referendaria manifestando sotto l'ambasciata tedesca, a Roma, e davanti al consolato di Napoli.

Ultime 72 ore di follia, poi le urne daranno il loro verdetto. La sensazione di oppressione scomparirà, facendo finire un tam tam bulimico dei renziani su tutte le televisioni principali e sui giornali di regime.

Nel crescendo di endorsement per il “sì”, comunque, non si può evitare di sottolineare gli autentici autogol.

Sorvoliamo su quello a fondo boccaccesco del povero “Rapo” Elkann, che alla fine sarà il meno dannoso per gli eversori della Costituzione. Più illuminante è invece il convinto sostegno esibito anche ieri dai maggiorenti tedeschi (il luciferino ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble e quello degli esteri Frank-Walter Steinmeier). Avevamo scritto nelle scorse settimane che le sortite “antieuropee” di Renzi (vedi qui e qui) intorno alla legge di stabilità erano tutta manfrina, nella speranza di guadagnare qualche consenso in campo leghista, forzitaliota o pentastellato. In realtà a Bruxelles sanno benissimo di avere il pieno controllo su quel che il governo italiano va facendo, fin nei dettagli. Sanno, insomma, che fino a domenica Renzi dovrà promettere mari e monti, la pioggia insieme al sole, l'abbondanza e i conti in ordine.

Ma a loro – al contrario dei servi della stampa “locale” – non sfugge che – per esempio – per coprire gli strombazzati “85 euro” di aumento salariale per il pubblico impiego (un rinnovo contrattuale dopo sette anni, con una cifra ridicola, dal punto di vista dei lavoratori) non è stato inserito niente in bilancio per il 2017. Quei soldi, insomma, non sono previsti. Vedremo dopo domenica se scompariranno del tutto o se l'aumento verrà eventualmente fatto scattare solo nel 2018, ma al momento si tratta solo di chiacchiere. Così come i “30 o 50 euro” per le pensioni più basse, buttati lì per raggirare ancora meglio l'unica fascia di elettori in cui il “sì” risulta leggermente in testa nei sondaggi.

Stabilito questo, non è secondario leggere attentamente quanto ha detto Schaeuble.

"Se fossi italiano lo voterei, anche se non appartiene alla mia famiglia politica; spero in un successo di Renzi". Una conferma dello schema in vigore un po' in tutta Europa, con le “grösse koalition” tra popolari e “socialdemocratici”, per sostenere governi in linea con le direttive dell'Unione Europea. Una dimostrazione palese di come il termine “sinistra” non significhi letteralmente più nulla.

Più precisamente: Renzi "dà l'idea più di altri di poter fare le riforme". E "anche se dovesse andar male, spero che continuerà a cercare altre vie per far avanzare l'Italia. Se perdesse, non vuol dire che si ritirerà dalla vita politica. Continuerà comunque a impegnarsi per migliorare l'Italia". Una investitura piena come terminale della Troika, banale burattino teleguidato per “fare le riforme” indicate a suo tempo – agosto 2011 – nella ormai famosa lettera della Bce firmata da Mario Draghi e Jean-Claude Trichet.

Interessante anche il fatto che Schaeuble consideri non transitoria la presenza del contafrottole fiorentino nella politica italiana anche se dovesse trionfare il “NO”, segno della difficoltà di trovare qualcuno in grado di sostituirlo. Non certo per competenza in qualcosa, ma proprio in quanto contafrottole (tecnicamente, in base al banale calcolo dei tempi, Renzi non governa; è sempre impegnato in interviste, taglio di qualche nastro, spettacolini autopubblicitari, dichiarazioni televisive, ecc; a dare disposizioni operative ci deve per forza essere qualcun altro...). In fondo, qualcosa di utile per la Troika l'ha fatto davvero, tra Jobs Act, “buona scuola”, tagli alla sanità, riduzione degli spazi di democrazia rappresentativa, ecc.

Una conferma, dal nostro punto di vista, di quanto sia stata corretta e lungimirante la scelta del Coordinamento per il NO sociale di chiudere venerdì sera la campagna referendaria manifestando sotto l'ambasciata tedesca, a Roma, e davanti al consolato di Napoli.

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