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20/10/2016

Censura sullo sciopero. I sindacati denunciano la Rai

A proposito di legalità... Un governo abusivo – non eletto da nessuno, espressione di una Camera eletta in modo incostituzionale, con una legge abolita dalla Consulta – non può ergersi a campione di nulla. Figuriamoci se può rispettare la legge...

E così, mentre da un lato si predica “fermezza” nelle scelte e obbedienza da parte dei cittadini, dall'altra li si prende per i fondelli in ogni atto e comunicazione di governo. Risulta perciò perfettamente logico – anche se formalmente un po' paradossale – che i sindacati di base Usb, Unicobas e Usi, impegnati nella promozione dello sciopero generale del 21 abbiano denunciato la Rai per infrazione (ripetuta) delle leggi 146/90 e 83/200 e successive modifiche (art. 1 comma 6), in cui si prevede che
“...Il servizio pubblico radiotelevisivo è tenuto a dare tempestiva diffusione a tali comunicazioni, fornendo informazioni complete sull’inizio, la durata, le misure alternative e le modalità dello sciopero nel corso di tutti i telegiornali e giornali radio. Sono inoltre tenuti a dare le medesime informazioni i giornali quotidiani e le emittenti radiofoniche e televisive che si avvalgano di finanziamenti o, comunque, di agevolazioni tariffarie, creditizie o fiscali previste da leggi dello Stato...” .
La ratio della legge è semplicissima: i cittadini hanno il diritto di sapere se qualsiasi servizio pubblico o privato sarà integralmente disponibile in qualsiasi giorno dell'anno.

Ma per i governi privi di qualsiasi legittimazione democratica dare notizia di uno sciopero equivale a “fare pubblicità” alle organizzazioni sindacali di opposizione (quelli “complici”, Cgil-Cisl-Uil, non dichiarano uno sciopero da secoli, ormai). Quindi la linea per la Rai e tutto il circuito mediatico mainstream è diventata, nel corso degli anni, “mantenere il silenzio assoluto”, nella speranza che la mobilitazione sia talmente debole da non essere notata.

Purtroppo per loro, il modo in cui trattano tutte le categorie di lavoratori è così infame che le mobilitazioni riescono spesso. E si notano. Specie nei servizi pubblici essenziali, come i trasporti.

A questa perturbante eventualità è stata dedicata – negli ultimi decenni – una continua rivisitazione legislativa tesa ad annullare il diritto di sciopero. Ovunque, ma soprattutto là dove gli effetti paralizzanti rivelano a tutta la popolazione l'esistenza di un malessere profondo. È stata creata una cosiddetta “commissione di garanzia” che funziona da sempre come un prefetto antisciopero; sono stati decretati una serie di “servizi minimi essenziali” di dimensioni tali da coincidere in pratica con il servizio giornaliero integrale.

L'assenza di informazione sugli scioperi, infine, doveva funzionare – dentro questo schema repressivo – come la creazione di un effetto sorpresa nella popolazione ignara, in modo da facilitare la criminalizzazione dei reprobi scioperanti. E la "buona Rai" dell'amichetto del premier (Campo Dall'Orto) e dell'ex inviata "embedded", Monica Maggioni, ha certamente perfezionato le procedure interne di silenziamento di qualsiasi evento o notizia "disturbante" il sonno dei ducetti in erba.

Questa denuncia rompe lo schema e costringe la magistratura a dimostrarsi “potere terzo”, perseguendo i responsabili della Rai e di tutti gli organi di informazione che godono di qualche forma di finanziamento pubblico.

Succederà? A volte capita, altre no... Certo, sarebbe una buona occasione per dimostrare che la tripartizione delineata da Montesquieu è una cosa concreta.

Questo il testo della denuncia: 161018 denuncia mancata informazione all'utenza sciopero 21.10.16

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