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20/09/2016

Colombia: Farc a congresso. Continua la caccia agli attivisti sociali

I leader delle Farc sono apparsi molto ottimisti nel secondo giorno della Conferenza della guerriglia nazionale chiamata a ratificare la pace siglata con il governo di Bogotà. "Tutto procede col vento in poppa. La conferenza si è rivelata un enorme successo", ha dichiarato Ivan Marquez, capo della delegazione FARC che il 24 agosto aveva concluso gli accordi con il governo del presidente Juan Manuel Santos, accordi che hanno messo fine a 52 anni di conflitto armato. "Ci stiamo preparando per la cerimonia di Cartagena de Indias (…) dove firmeremo l'accordo finale di pace", ha detto nel corso di una conferenza stampa, nel secondo giorno del X Congresso delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC), riunito a El Diamante, nel Llanos del Yari, nel cuore del Caguan (sud-est del paese), roccaforte storica della ribellione comunista.

Riuniti fino al 23 settembre, circa 200 delegati della guerriglia – tra cui lo stato maggiore al completo – e dei rappresentanti della base, devono inoltre pronunciarsi sulla trasformazione delle Farc in partito politico.

Ma nel paese continuano gli omicidi di attivisti sociali e sindacalisti. Dall'inizio dell'anno le vittime degli squadroni della morte agli ordini dell'oligarchia, delle multinazionali e di consistenti apparati dello stato sono state ben 52, e ben 17 di loro erano impegnati a vari livelli nei colloqui di pace tra guerriglia marxista e governo, stando ai dati diffusi dall'Alto Commissariato dell'Onu per i Diritti Umani. Alcuni giorni fa Cecilia Colcuè, attivista sociale di 65 anni, è stata trovata decapitata nella sua fattoria di El Vergel, nel municipio di Corinto (Cauca). La vittima era una nota militante di Marcha Patriotica, un movimento di sinistra affine alle Farc, ed era attiva nell'Associazione dei Lavoratori delle Zone della Riserva Contadina. La questione della distribuzione delle terre ai contadini è uno dei punti fondamentali dell'accordo raggiunto dopo anni di negoziati con la mediazione del governo cubano. Ma difficilmente i caciques e i latifondisti agli ordini dei quali agiscono gli squadroni della morte e i sicari accetteranno di buon grado la restituzione di milioni di ettari di terra alle vittime della repressione statale degli ultimi decenni.

Il comando centrale delle Farc ha condannato l'omicidio affermando che non si tratta di un episodio isolato ma parte di una strategia di eliminazione sistematica dei dirigenti sociali e sindacali. Le Farc hanno quindi chiesto l'immediata applicazione nei territori delle decisioni adottate a l'Avana, in particolare quella che riguarda la sicurezza degli agenti coinvolti nel processo di pace.

Il Dipartimento di Cauca, dove è molto forte il radicamento della guerriglia e dei movimenti di sinistra, è l'obiettivo privilegiato degli attacchi contro leader sociali e contadini, al punto che il presidente Juan Manuel Santos ha ordinato l'istituzione di una commissione d'inchiesta di alto livello. Ma è proprio dentro gli apparati dello stato, nella polizia, nell'esercito, nei servizi di intelligence che operano le reti legate all'ex presidente Alvaro Uribe e a quella parte dell'oligarchia che cerca in ogni maniera di boicottare la pace con la guerriglia. Poco prima dell'assassinio di Cecilia Colcué il 'Difensore del Popolo' di Cauca aveva lanciato l'allarme sull'incremento degli omicidi politici nella regione. Il 29 agosto, uomini armati con uniformi militari hanno bloccato a Almaguer il veicolo sul quale viaggiavano i contadini Joel Meneses, Nereo Meneses e Ariel Sotelo, trovati poi morti qualche tempo dopo.

Nei giorni scorsi nella regione di Cesar sono stati trovati volantini firmati dal Gruppo Armato di Pulizia Sociale (GALS) nei quali si minacciano alcuni leader sociali della zona. Néstor Iván Martínez. Portavoce del Consiglio Comunitario delle Comunità Nere è stato ucciso nel municipio di Chiriguaná con due colpi alla testa, giustiziato dagli squadroni della morte.

Il rischio che un eventuale partito politico nato dalle Farc in seguito all'implementazione del processo negoziale con il governo faccia la fine dell'Unione Patriottica è molto serio, e lo sanno bene sia i comandanti della guerriglia che i settori dell'establishment favorevoli alla normalizzazione.

La Uniòn Patriotica, il movimento di sinistra sorto nel 1985 dalla smobilitazione di alcune organizzazioni guerrigliere e con la partecipazione del Partito Comunista, dopo l'accordo siglato con il presidente Belisario Betancur nel 1984, venne letteralmente decimato da un'ondata di omicidi.

Ben 3000 membri dell'organizzazione politica vennero assassinati impunemente nel giro di pochi anni; tra le vittime due candidati alla presidenza della Repubblica e 13 parlamentari. Lo stesso Ivan Marquez, leader delle Farc e capo negoziatore all'Avana della guerriglia, era stato eletto deputato nelle liste dell'Union Patriotica prima di essere costretto a tornare sulle montagne per evitare di essere ucciso.

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