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31/08/2016

Echi di famiglia fascista: il “Piano nazionale della feritilità”

Se c'è un argomento delicato è quello della riproduzione, maternità/paternità e dintorni, con tutto lo strascico giustamente inesauribile di aspettative, paure, imbarazzi, gioie, problemi economici ed educativi, ecc.

Un governo serio, su questo, dovrebbe sostanzialmente tacere.

Naturalmente è sempre esistito un problema “sistemico”, ovvero dimensionato sull'eccesso o la scarsità di nuove nascite in conseguenza di guerre, carestie, migrazioni, o – infine – evoluzioni culturali nella modernità.

Un governo serio, in quanto responsabile dello sviluppo del paese, di fronte alla caduta della natalità può certamente mettere in campo politiche sociali che aiutano la scelta della maternità nelle donne o comunque facilitano la vita delle coppie in età riproduttiva. Cose normali e semplici, come diritti sul lavoro per le donne con figli o in attesa, asili nido pubblici e semigratuiti, sanità universale ed altrettanto semigratuita, scuole ben organizzate che garantiscano un tempo ragionevolmente “pieno”, ecc.

Stiamo vivendo appunto un periodo del genere, con la natalità crollata a livelli inquietanti. E anche un cieco sa dire perché. I giovani (gli iperfertili, no?) sono in genere disoccupati (circa il 40%, dice l'Istat), hanno “lavoretti” ultra precari e sottopagati, spesso sono invitati a prestare lavoro gratuito (“volontariato”, preferiscono chiamarlo), ecc. Una condizione che li obbliga spessissimo a restare in casa con papà e mamma, per non spendere in affitti, bollette, bollo e assicurazione auto molto più quel che guadagnano (quando lo guadagnano). Ottenere un posto in un asilo pubblico è un terno al lotto, visto quanti pochi sono. Avere un appartamento in proprio è una chimera... Diciamo che il “disincentivo” alla figliolanza è piuttosto forte, giusto?

Un governo ridicolo la mette invece sul piano moralistico-terroristico, puntando l'indice accusatorio contro le donne che lasciano passare gli anni più fertili senza “adempiere al loro compito di riproduttrici”. Governi fascisti, insomma, che ritengono di poter usare i corpi dei cittadini – in questo caso delle sole donne – come una (l'ultima, in tempo di privatizzazioni) “risorsa nazionale pubblica”.

Per fortuna, direte voi, non abbiamo più governi simili...

Errore. Il ministero della sanità o come si chiama adesso, guidato dalla neomamma Beatrice Lorenzin, ha messo in campo proprio un'iniziativa del genere, dichiarando il prossimo 22 settembre come fertility day.

Complimenti per lo sprezzo del ridicolo, ma sarà meglio guardare cosa c'è dentro questa iniziativa o “campagna”. E vi proponiamo dunque di prendere visione del testo con cui il ministero “spiega” le sue intenzioni, pomposamente chiamato “Piano nazionale per la fertilità” (l'ultima pianificazione possibile ai tempi della Troika?).
PIANO NAZIONALE PER LA FERTILITÀ

“Difendi la tua fertilità, prepara una culla nel tuo futuro”

Per favorire la natalità, se da un lato è imprescindibile lo sviluppo di politiche intersettoriali e interistituzionali a sostegno della Genitorialità, dall'altro sono indispensabili politiche sanitarie ed educative per la tutela della fertilità che siano in grado di migliorare le conoscenze dei cittadini al fine di promuoverne la consapevolezza e favorire il cambiamento. Lo scopo del presente Piano è collocare la Fertilità al centro delle politiche sanitarie ed educative del nostro Paese. A tal fine il Piano si prefigge di:

1) Informare i cittadini sul ruolo della Fertilità nella loro vita, sulla sua durata e su come proteggerla evitando comportamenti che possono metterla a rischio.

2) Fornire assistenza sanitaria qualificata per difendere la Fertilità, promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce al fine di curare le malattie dell'apparato riproduttivo e intervenire, ove possibile, per ripristinare la fertilità naturale.

3) Sviluppare nelle persone la conoscenza delle caratteristiche funzionali della loro fertilità per poterla usare scegliendo di avere un figlio consapevolmente ed autonomamente.

4) Operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la Fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione.

5) Celebrare questa rivoluzione culturale istituendo il “Fertility Day”, Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla Fertilità, dove la parola d’ordine sarà scoprire il “Prestigio della Maternità”.
Lo storytelling è la vera cifra del governo Renzi, ma qui le “palle” sono oscurate dall'intento palesemente “integralista”: “Operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la Fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società”, “Celebrare questa rivoluzione culturale“, ecc.

Anche i punti che ogni essere pensante ritiene importantissimi (“informazione”, “assistenza sanitaria”, “conoscenza delle caratteristiche funzionali”, ecc) sono declinati in funzione ideologico-persuasiva. “Donne, fate figli per la Patria prima che l'orologio biologico vi crei problemi!”, si sente urlare dalle stanze di un ministero.

Si potrebbe ironizzare a lungo su un ministro della salute che non ha alcuna nozione di medicina (non sarebbe indispensabile, è vero, ma almeno una laurea qualsiasi non le avrebbe sporcato il curriculum...), che si circonda di collaboratori in evidente trance eugenetica, con qualche venatura stile Adinolfi o Militia Christi... Ma non c'è proprio nulla da ridere.

Tutto il testo è ossessivamente concentrato sulle donne, sulla riproduzione come “dovere biologico”, mentre ai maschi – nella "versione Facebook ben presto oscurata – sono riservate facezie da avanspettacolo pro-Salvini, come quella confusione (intenzionale, ammiccante, subliminale, suggerita da una buccia di banana, sgonfia e a terra…) tra infertilità e impotenza. Insomma, se non fai figli forse è perché “nun gliela fai...”.

Di fronte a una simile offensiva, che pretende di “rispondere” in modo delirante a un problema sistemico reale (il calo della natalità e il suo peso nell'evoluzione del paese), non sembra però sufficiente trincerarsi – come molti/e fanno – dietro la sola, ultra legittima, “libertà di scelta”. Come se davvero ogni essere umano fosse una monade senza rilevanza sociale (ricordate la Thatcher? “non esiste la società, solo gli individui”), un consumatore davanti agli scaffali del supermercato. Un vuoto di relazioni e vincoli sociali che qualcun altro, come sempre, si propone di riempire.

Il "piano" Lorenzin: C_17_pubblicazioni_2367_allegato

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