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22/07/2016

Turchia. Autogolpe, una tesi italiana

Autogolpe? La tesi si trova solo dai noi ma non non viene presentata nessuna prova: Rainews ieri ci ha montato una trasmissione coinvolgendo anche seri professionisti. Citano le “loro” fonti che però spiegano sempre le cose dopo, non prima.

La realtà è più prosaica e meno affascinante delle dietrologie. Erdogan è astuto ma non così lungimirante. Commette molti errori di valutazione, dalla Siria ai curdi, dall’Egitto alla Russia, e anche dentro il suo Paese, altrimenti non avrebbe convocato nel 2015 a giugno elezioni anticipate che ha rischiato di perdere. Ha l’istinto di chi si salva dal baratro prima di precipitare, quindi rimedia con la tattica la sua debolezza strategica.

TUUTE LE FORZE ARMATE HANNO TRADITO ERDOGAN NON SOLO I GOLPISTI

Basta passare davanti alle caserme a Istanbul per fare un semplice ragionamento: sono sbarrate da autotreni e camion della spazzatura con la polizia e i servizi che tengono d’occhio le entrate. In pratica le forze armate sono consegnate in caserma perché durante il golpe di venerdì 15 luglio anche se non si sono schierate con la minoranza dei militari ribelli NON sono intervenute a difesa di Erdogan.
Il presidente turco è atterrato all’alba all’aereoporto Ataturk: nel raggio di un chilometro ci sono tre caserme di militari che non sono MAI intervenute contro i golpisti, tanto è vero che è stata la polizia a riprendere il controllo dello scalo.

GENERALI: UN TERZO ARRESTATI O RIMOSSI

Può essere finto un golpe dove cadono i generali turchi della NATO?

Sono stati uccisi dei generali tra cui il vice del comandante delle base Nato di Maslak a Istanbul, fulminato sul ponte del Bosforo di Bogazici. Il suo capo è stato arrestato. La base è presidiata dalla polizia, portoni sbarrati da camion di immondizia e morale sotto i tacchi dei militari.

Dentro sono di stanza anche militari europei e basta informarsi un po’ per capire come è andata. Per non parlare di quanto accaduto a Incirlik dove ci sono due squadriglie Usa con armi nucleari tattiche: il comandante è stato arrestato, da qui decollò l’aereo aereo cisterna degli F 16 ribelli e ora la base, da dove partono i raid del Califfato, è ancora senza luce.

Tra i generali arrestati, un centinaio, un terzo degli alti gradi delle forze armate, ci sono il fratello del vicepresidente dell’Akp, generale Mehmet Disli, consiglieri militari del presidente e del primo ministro: questi non sono neppure gulenisti ma nominati dallo stesso Erdogan e dalla sua cerchia. Per questo il golpe rischiava di riuscire anche con pochi militari: Erdogan e i suoi avevano le liste dei gulenisti, che poi hanno usato, ma non pensavano di avere a fianco ribelli che loro stessi avevano nominato.

CHI COMANDA LA NATO?

In Turchia ci sono 24 basi Nato con missili nucleari schierati e armi nucleari tattiche. Eppure né gli americani né la Nato sapevano nulla, almeno così dichiarano, di un colpo di stato che li ha direttamente coinvolti in almeno un paio di basi, per quello che ci è noto. L’Alleanza Atlantica, se è vero che non ne sapeva nulla, dovrebbe procedere a un’epurazione di massa di generali e servizi di intelligence.
Da notare che sopra lo spazio aereo turco gli Awacs pattugliano costantemente i cieli quindi potevano vedere sui radar quanto accadeva ad aerei ribelli e lealisti. O alla Nato mentono oppure sono guidati da un manipolo di ufficiali inutili.
Gli europei e gli americani hanno esitato a a dare il sostegno a Erdogan perché ritenevano che i golpisti potessero farcela.

CHANCE

Erdogan ha ancora qualche chance di sopravvivenza, è certamente meno sprovveduto dei dietrologi ma soprattutto degli americani e degli europei che gli hanno commissionato il lavoro sporco, fallito, di fare fuori Assad usando i jihadisti. Qui non ci voleva nessuna fonte segreta per capirlo già molto tempo fa.
Non solo non è stato capace di abbattere un dittatore ma lo sta diventando a sua volta. In più con i profughi e altre amenità come le stesse basi Nato conserva una certa capacità di ricatto nei confronti dell’Europa che gli ha affidato il controllo delle frontiere esterne.

EPURAZIONI

Non solo 10mila arresti e 60mila silurati, ma un bel pezzo di media borghesia turca che se ne va dalla scena. L’aspetto più interessante sono le confessioni dei golpisti, autodafé, in stile santa inquisizione, dei gulenisti. Milioni di turchi appartengono a confraternite religiose, anche Erdogan membro dei Naqshibendi. Le tariqa erano state proibite da Ataturk ma sono silenziosamente sopravvissute e anzi si sono espanse negli ultimi vent’anni. Forse anche in Turchia avremo un’Inquisizione?
Dalle confessioni alle delazioni il passo è breve e magari anche Erdogan sarà costretto a confessare, un giorno, l’autogolpe che piace tanto ai dietrologi italiani, ai quali invece di andare in tv è consigliabile farsi un giro sul posto a porre qualche domanda ai militari occidentali della Nato.

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