Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

27/04/2016

Chi vuole cambiare la Resistenza

In tanti la vogliono cambiare in qualcosa che non è stata dandole significati che fanno comodo a tanti, non ai cittadini. Breve elenco dei principali responsabili.

1) gli opinionisti e i cronisti di un giornale che è portavoce della lobby politico-industriale che devasta i territori e che si fa portatrice di interessi privati nello Stato tramite la classe politica più corrotta d’Europa; un giornale il cui Direttore traduce nelle sue “lezioni” linguaggio e dettami dei circoli atlantici e neoliberisti più estremi e che sostiene che la miglior soluzione per proteggersi dal terrorismo è che i cittadini facciano corpo unico con le forze dell’ordine, cioè si facciano tutti poliziotti e delatori; un giornale che mantiene in Cronaca un redattore autore di un libro di denigrazione della Resistenza che è stato definito dall’Anpi di Savona “esponente del revisionismo neofascista”; un giornale che si scaglia quotidianamente contro proteste e lotte sociali e non trova migliori definizioni che il solito, allarmante appellativo di “anarchici” per i cittadini che prendono iniziative autonome dalle istituzioni per celebrare il 25 aprile;

2) il partito di maggioranza che strumentalizza l’Anpi e i vecchi partigiani utilizzando un senso di appartenenza genuino che viene dal passato, da una sinistra che non c’è più, che si è fatta sistema di potere corrotto, che pretende di mantenere il controllo su un’Anpi ridotta a strumento di voti e consenso (tutte le strutture dirigenti, che cantano in coro “i pericoli di strumentalizzazione” sono in mano al Pd);

3) l’Anpi dei vecchi, che organizza celebrazioni ibride, istituzionali, che in nome di un patriottismo retorico e di facciata, accetta tutti e tutto: messe, carabinieri, alzabandiera, leghisti e neofascisti travisati. Col risultato di incoraggiare la disaffezione popolare, il distacco dalla gente, lo svuotamento dei contenuti. Il modo migliore per imbalsamare memoria e corrompere il significato della Resistenza e i suoi valori;

4) amministrazioni di cosiddetto centrosinistra, come quella di Milano, che, “per evitare polemiche”, autorizza un rito commemorativo dei caduti di Salò con tanto di saluti fascisti e bandiera della repubblichina. La Costituzione ridotta a opinione;

5) intellettuali, storici e studiosi che hanno ceduto la loro autonomia di giudizio per acquisire punti nei salotti del partito di maggioranza e della borghesia industriale, quella che col fascismo andava a nozze, e assicurarsi cosi carriera, fama letteraria e marchette in tv.

Ecco chi vuole cambiare la Resistenza.

Dall’altra parte, negli ultimi anni si è dato inizio a un rinnovamento dell’Anpi. Si sono fatte avanti nuove generazioni, nuovi protagonisti (molti figli e nipoti di partigiani) che rivendicano un’identità di lotta politica autonoma dai partiti, come dovrebbe essere da statuto interno, e la consapevolezza di vivere in un Paese a democrazia sempre più limitata (inutile fare l’elenco dei sintomi o degli inquisiti, li conosciamo tutti...) con istanze di protesta sociale che abbracciano ormai un ampio spettro di tematiche: l’etica, l’ambiente, la casa, i bisogni materiali, i diritti sul lavoro (v. le durissime vertenze della logistica, ecc.). Giovani che dicono che la Resistenza non è stata e non è di tutti, che la democrazia è a rischio e si deve difendere costantemente, che l’antifascismo è pratica quotidiana, sul territorio, sui posti di lavoro, nelle scuole e nelle università. E’ a questi giovani che si vuole negare la parola e l’agibilità con l’arroganza e con il discredito dei media, anche se essi sventolano le bandiere dell’Anpi.

Negli ultimi tempi ci sono state mobilitazioni spontanee di cittadini di varie tendenze politiche, iscritti all’Anpi e non. Fascisti sono stati cacciati dall’Università e da Almese in Val Susa con la sindaca in testa. In questi giorni abbiamo visto iniziative autonome per il 25 Aprile a Torino nel quartiere San Salvario dove Casa Pound, sotto le mentite spoglie di un comitato di quartiere, organizza ronde razziste; ancora nella mai domata Val Susa, da Chiusa S. Michele con un corteo eterogeneo che è arrivato fino a Vaie sostando presso le lapidi commemorative dei caduti; a Givoletto, dove per iniziativa di una lista civica d’opposizione alla giunta di centrodestra si è commemorato con efficace e commovente semplicità l’eccidio di nove partigiani (tra cui una staffetta di undici anni) da parte delle brigate nere.

A Torino, ieri 25 aprile le “istituzioni” hanno ignorato le richieste di una piazza che voleva dare voce alle mamme (non anarchici né “antagonisti”) di giovani sottoposti a misure cautelari per attività contro la Torino - Lione e contro i fascisti universitari. Una piazza che ha ascoltato con rispetto e applaudito i due vecchi partigiani Bruno Segre e Plinio Pinna Pintor ma ha fischiato il Pd Boeti dimostrando di saper distinguere. Un truce Chiamparino e un indispettito Fassino hanno rinunciato a parlare e se ne sono andati con portaborse e bagagli ma lasciando, come al solito, a rappresentarli degnamente solo la polizia e la stupidità impostata di due presentatori.

Se questo è il tipo di rapporti che rimane tra i politici e la gente, se la vuota retorica patriottarda la fa da padrona con i partiti, se la “zona grigia” degli indifferenti è più ampia che mai, l’Italia non è in buono stato, e neanche l’Anpi dei vecchi. Sarà il ricambio generazionale a favorire il cambiamento nell’Associazione più ancora che la dialettica politica. Per ora sono le sezioni dell’Anpi giovane e di lotta a prendersi legittimazione sul terreno. Toccherà a loro insieme ai cittadini consapevoli e ai veri antifascisti raccogliere il testimone per impedire che la memoria e i valori della Resistenza se ne vadano via col vento.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento