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20/11/2015

Sanità pubblica tra liste d’attesa e ticket

di Tania Careddu

Chi l’ha detto che la salute non ha prezzo? Liste d’attesa lunghissime, ticket eccessivamente gravosi, assistenza territoriale in affanno, malpractice e servizi per la salute mentale fuori uso: a fare le spese per le inefficienze di un Sistema Sanitario Nazionale sempre meno accessibile, i cittadini. Con la soluzione di rivolgersi progressivamente alle prestazioni sanitarie private.
Stando a quanto riporta il XVIII Rapporto PiT Salute 2015 Sanità pubblica, accesso privato, redatto da Cittadinanzattiva, al primo posto della classifica delle difficoltà segnalate, ci sono i tempi di attesa.

Esami diagnostici, interventi chirurgici e visite specialistiche possono attendere: mediamente, per una risonanza magnetica tredici mesi, per un’ecografia nove, per una mammografia dodici, per una colonscopia otto e per un elettrocardiogramma sette.

Esami (in generale) per i quali si registra anche un aumento del ticket. Altra frizione, l’esenzione del pagamento non solo troppo elevato, ma, relativamente al quale, spesso, le informazioni complete e corrette scarseggiano finanche alla mancata applicazione per imperizia del medico prescrivente o per mancata indicazione dei pazienti.

Numerose le prestazioni a costo pieno. Oltre che per l’acquisto dei farmaci, il peso del ticket sulla diagnostica e la specialistica sta diventando sempre più oneroso, così come i costi per le prestazioni in intramoenia, da dover sostenere per affrontare tempestivamente il bisogno di cura negato dalla sanità pubblica.

Un servizio, pure quello, di malpractice, al secondo posto nella graduatoria delle preoccupazioni dei cittadini: errori terapeutici - in ortopedia, chirurgia generale e oculistica e diagnostici in oncologia, ortopedia, ginecologia e ostetricia -; condizioni inaccettabili delle strutture, disattenzione del personale sanitario, infezioni nosocomiali e da sangue infetto.

Negate le visite a domicilio o il rilascio di una prescrizione da parte del medico di famiglia che originano lamentele sull’assistenza sanitaria di base. Voce, al terzo posto della lista, che turba il 30,1 per cento dei cittadini. Compresa la riabilitazione, carente o di scarsa qualità nei servizi ospedalieri e raramente attivabile a domicilio. In difficoltà anche la ASL che risentono della mancanza di fondi pure per il rinnovo o l’acquisto di apparecchiature.

Fonte

Manca giusto una precisazione nell'articolo, si chiama austerità quella che porta alle situazioni descritte.

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