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26/10/2015

L'aria che tira a Bologna/3: inizia la campagna elettorale

Bologna, è una delle grandi città che si prepara l’anno prossimo ad affrontare una nuova tornata elettorale. Un appuntamento che, comunque andrà e indipendentemente dal vincitore, avrà come conseguenza ben poca libertà di manovra una volta insediatosi visto che, tra Fiscal Compact e tagli ai trasferimenti, le risorse dei comuni sono sempre più risicate e spesso inadeguate anche solo per far fronte all’ordinaria amministrazione.

Bologna rappresenta un luogo di potere e di affari tra i più importanti in Italia. La città felsinea è un centro logistico di prim’ordine, ha un’università che incamera centinaia di milioni di euro ogni anno solo dalle rette studentesche e, per i prossimi anni, nel territorio sono state progettate opere che muoveranno cantieri milionari: il tratto autostradale denominato Passante Nord, la sopraelevata per collegare stazione ferroviaria e aeroporto chiamata People Mover, il progetto F.I.Co (Fabbrica Italiana Contadina, che dovrebbe diventare il polo dell’eccellenza del cibo italiano) e il trasferimento di varie facoltà universitarie in un unico campus nell’area dell’ex-Staveco.

In mezzo a tutto ciò, le elezioni amministrative sono sempre un utile “termometro” politico, in particolare se in una sola tornata vanno al voto, oltre a Bologna e ad altre città minori, le quattro principali città italiane: Roma, Milano, Napoli e Torino.

Dunque non sorprende vedere che gli apparati di partito si siano già mossi (e da tempo) ed ora stanno entrando nel vivo della contesa.

Nella campagna elettorale bolognese, quest'anno, fa ingresso per la prima volta in modo organizzato e preponderante, la Lega Nord di Salvini, che vedrà il prossimo 8 novembre, la calata del suo leader in città. Pare assodato ormai, che il nuovo segretario del Carroccio stia investendo nella mutazione della Lega in partito nazionale e nazionalista, smarcandosi dal regionalismo che l’ha sempre contraddistinta e fungendo da polo d’attrazione per tutta quella destra estrema italiana che viene dalla diaspora dell’MSI e dallo scioglimento di AN. Non è un caso che, oltre ai soliti sgherri di CASAPOUND (ormai veri cani da guardia delle camicie verdi) alla kermesse leghista parteciperanno anche Giorgia Meloni e Francesco Storace, perfetti esponenti di quella destra nostalgica, chiassosa e roboante che così bene si è saputa destreggiare negli ultimi vent’anni all’interno dell’apparato berlusconiano mantenendo sempre una propria nicchia di potere, anche nei momenti di formale rottura. Pare che alla fine anche Berlusconi, il quale aveva inizialmente chiamato una piazza parallela a Firenze, abbia accettato l’invito di Matteo per confluire assieme nella città emiliana.

Dunque, quello che può sembrare un raduno per nostalgici di vari ventenni (da quello fascista a quello berlusconiano), pare adesso assumere le forme di una sorta di passaggio di testimone. È infatti evidente che Berlusconi non abbia trovato quell’ “erede politico” che va cercando da anni per dare una continuità ed una nuova credibilità al suo blocco di potere. Essendo ormai appurato che nessuno dei pochi rimasti della cerchia PDL/Forza Italia possa raccogliere la sua eredità (chi passa una vita a fare il lacchè non può reinventarsi leader, e non è un caso che molti berlusconiani di ferro oggi siano passati armi e bagagli a sostenere Renzi), Berlusconi potrebbe in effetti puntare tutto su Salvini e il nuovo progetto leghista. Un progetto che certamente incarna lo spirito della borghesia gretta e arraffona di cui il Caimano è stato ben più che un emblema e che ora è scompaginata e schiacciata dal cambio di passo imposto dall’Unione Europea alle nostre classi dirigenti.

Se questo sarà effettivamente quello che si prospetta in quella piazza, Salvini da quel momento avrà piena legittimità per presentarsi come l’unico leader riconosciuto di un centro-destra ormai privo di centro. Un centro che, se sul piano nazionale è ormai diventato organico al “Partito della Nazione” renziano, a Bologna è ancora opposizione del governo cittadino targato PD-Sel.

Ed è proprio la rincorsa al centro che tiene banco in queste settimane, col sindaco Merola (che in estate è stato riconfermato dal PD per la corsa al secondo mandato, pur non senza difficoltà e malumori) che spinge per allargare la coalizione di governo “alle forze moderate che non si riconoscono nella destra populista”.

In questa ricerca di convergenze al centro, va inserita la visita del ministro del lavoro Poletti all’Ascom (associazione dei commercianti), della scorsa settimana.

Ma non c’è solo questo: Merola e la sua giunta hanno subito pesanti critiche da destra e da sinistra, soprattutto per quanto riguarda la “gestione dell’ordine pubblico”, categoria a cui sempre più spesso ci si riferisce per giustificare l’uso della forza e della repressione per far fronte all’ormai dirompente disagio sociale (L’aria che tira a Bologna/1). La stretta repressiva a cui si sta assistendo a Bologna nell'ultimo periodo, ha inoltre mostrato la debolezza dell’amministrazione, spesso scavalcata nelle decisioni di sgombero progettate e messe in atto direttamente da procura e questura. Il PD quindi è e rimane al bivio, guardandosi intorno immobile, da un lato cercando alleati a destra e a manca, e dall’altra non offrendo alcuna soluzione politica in grado di affrontare la crisi.

Dall’altro lato, anche la stampella del PD a Palazzo d’Accursio, SEL, si trova in mezzo al guado e non sa come varcarlo: da una parte le dichiarazioni di Vendola, che spinge i suoi assessori a rompere col PD e dall’altra, la sua figura di riferimento, cioè l’assessore alle politiche sociali Amelia Frascaroli che, nonostante le belle parole spese in favore degli spazi sociali e delle occupazioni abitative nella ricerca di convergenze tra lei e una parte delle strutture di movimento, pare non avere alcuna intenzione di mollare il sindaco uscente.

La campagna elettorale sembra quindi iniziata, e già si preannuncia un balletto di alleanze e tradimenti, che si tradurranno, comunque vada, in misure di austerità da scaricare sulle spalle dei settori più esclusi dalla crisi: migranti in fuga dalle guerre o alla ricerca di una vita dignitosa, precari proni a tenersi stretto il prossimo contratto, lavoratori sempre prossimi alla pensione che non arriva mai e giovani espropriati di ogni spazio di socialità.

All’oggi, appare evidente che nessuna delle forze in campo possa rappresentare una vera alternativa per le classi popolari di Bologna come di questo Paese: né il populismo leghista che tenta di ricostruire la destra reazionaria italiana, né il diretto e attuale rappresentante dell’austerità dell’Unione Europea, ne chi si propone come una coazione a ripetere sulla scia di Tsipras.

Queste alternative rappresentano 3 facce di una stessa medaglia, nella battaglia per aggiudicarsi il posto d'onore tra la borghesia europea, per cui non si tratterà solo di elezioni amministrative, ma di molto di più.

Ciò che rappresenta o non rappresenta nel 2015 una campagna elettorale lo vedremo nei prossimi mesi e per ora non possiamo fare a meno che seguire gli attori che si stanno muovendo nel campo di battaglia.

To be continued...

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