Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

27/10/2015

Che succede in Vaticano?

Brutto scherzo quello di chi ha passato al “Quotidiano Nazionale” la notizia sulla malattia di Bergoglio, poi smentita con veemenza dal Vaticano. Molto probabilmente la notizia non è vera, ma la smentita servirà a poco, perché, in casi come questa, è scontata.

C’è chi pensa a manovre del fronte anti Bergoglio da collegare anche alla fuga di notizie sulla lettera di dissenso dei 13 cardinali ed all’insolito coming out di padre Charamsa e che tutto rientri nella strategia offensiva del fronte conservatore.

Certo la coincidenza della notizia sulla malattia e la fase conclusiva del Sinodo (per di più per un supposto tumore al cervello, che magari suggerisce maliziosamente l’ipotesi di una decadenza intellettiva del Pontefice) fa sorgere più di un sospetto ma, non credo che tutto possa spiegarsi in questo modo: il Vaticano è un nido di vipere da sempre e la fuga di notizie riflette il costume (non solo in Vaticano) di un tempo che, sia per le caratteristiche tecnologiche dei mezzi di comunicazione, sia per la bulimia dei mezzi di informazione, sia per i sempre più spericolati giochi di intelligence, ci ha abituato a queste situazioni.

Ormai siamo di fronte a vere e proprie alluvioni informative, in cui passa di tutto, vero o falso che sia. Già ai tempi della fine del pontificato wojtiliano qualcuno “soffiò” ai giornalisti notizie sullo stato di salute del Papa (poi: solita smentita ma, in pochi anni, notizia confermata dai fatti), ed i “refoli” divennero trombe d’aria ai tempi di Ratzinger, con rivelazioni sullo Ior, sulla salute del Papa (questa volta smentite dai fatti), sulla questione dei preti pedofili eccetera.

Dunque, in sé la cosa non sorprende e può anche spiegarsi con il fuoco incrociato di varie “emittenti informative”. Ma alla fine questo è solo l’aspetto epifenomenico di quel che sta accadendo nella Chiesa cattolica con questo Sinodo. La cosa meno importante.

Si sa: i mass media rispetto alle analisi e agli approfondimenti, preferiscono il colore, le notizie ad effetto, la “roba pronta da friggere”, ma che in un tempo che spreca aggettivi come “storico” ed “epocale” ad ogni fermata di tram, sfugga la portata storica (qui ci vuole) di questo Sinodo è cosa che la dice lunga sul livello professionale del nostro giornalismo.

La Chiesa cattolica è ad un bivio radicale fra la prosecuzione sulla strada di sempre – ma correndo il rischio di sfaldarsi in tempi molto più brevi di quanto non si immagini – o prendere atto dei mutamenti intervenuti e riconsiderare totalmente il suo ruolo, la sua struttura, i suoi scopi. In qualche modo siamo all’esito del duello fra modernismo ed ortodossia iniziato un secolo fa e periodicamente riemerso sino ai nostri giorni.

Il modernismo invitava la Chiesa a pensarsi soggetto umano nella storia, a rimettere in discussione le certezze eterne e confrontarsi con la modernità, dunque, accettando anche il carico di laicità e secolarizzazione che da essa deriva. L’ortodossia respingeva con raccapriccio questa prospettiva, prospettando la Chiesa come portatrice di verità d’origine divina ed, in quanto tali, immutabili nel tempo. Dopo la sconfitta dei primi del secolo e l’infausta serie dei “Pontefici di serie piana” (da Pio X a Pio XII), il conflitto riesplose con il Concilio (sintomaticamente il primo, nella storia millenaria della Chiesa, convocato non su questioni di teologia dommatica o morale, ma sul tema della pastoralità). Poi Paolo VI, nella seconda fase del suo pontificato, si ritrasse spaventato dalle innovazioni che lui stesso aveva evocato ed iniziò la “normalizzazione” dottrinaria, poi portata a termine da Woijtila. Ora il tema si ripropone con Bergoglio, il cui progetto è quello di una Chiesa che si lascia dietro le spalle la centralità della dottrina e la sua unicità, in favore di un approccio pluralistico e della nuova centralità pastorale.

Questo dibattito teologico ha immediati riflessi di ordine geopolitico: la proposta di Bergoglio candida la Chiesa ad essere la maggiore agenzia di mediazione culturale nel mondo della globalizzazione e del confronto di civiltà, mentre la posizione “tradizionalista” non si schioda dalla sua visione eurocentrica o, al massimo, occidente-centrica.

Bergoglio propone di fare “un passo indietro” sul tema della morale sessuale e di lasciare al fedele una più ampia sfera di scelta, confrontandosi con Dio senza la mediazione ecclesiale, mentre gli ortodossi confermano la vocazione della Chiesa ad essere portatrice di immutabili verità etiche, con la conseguente pretesa di influire sulla normazione statale. Bergoglio ha una visione (mi si passi il termine) più “movimentista” della Chiesa, con un ruolo molto più ridimensionato del clero (a cominciare dalla revisione del “principio petrino”) ed uno ben più dinamico dei laici; i suoi oppositori insistono nella visione di una Chiesa-impero con la sua catena di comando, le sue rigidità dottrinali il suo clericalismo di sempre.

Va da se che le due linee, nonostante il compromesso momentaneo, vanno in direzioni radicalmente diverse e sono inconciliabili, alla lunga. Il Sinodo è stato una prima battaglia, vinta di misura dai bergogliani, ma con un terzo dei vescovi schierato e contro il Papa (non era mai accaduto, per lo meno in modo così aperto). Che in queste condizioni lo scontro riprenda alla prima occasione è più che probabile e di battaglie ce ne saranno, anzi, molte altre. Non escluderei nemmeno la richiesta di un nuovo Concilio da parte degli “ortodossi” che, peraltro, si trovano in una posizione molto scomoda. Infatti, uno dei loro capisaldi dottrinali è la centralità del “primato petrino”, ma qui la parte “conservatrice” si trova a confliggere proprio con il Pontefice. Immagino che molti fra loro non sarebbero affatto rattristati dall’ipotesi di un nuovo pontificato a breve termine. Quando da ragazzo ero dai salesiani, ricordo che alcuni di essi amavano ripetere: “sopportare pazientemente le persone moleste e pregare Iddio che muoiano presto”. Qui non si tratta di una generica molestia, ma immagino che molti della “minoranza” stiano ardentemente pregando.

Immagino che i miei amici pasdaran dell’anticlericalismo storceranno il naso di fronte a questa lettura di quel che sta accadendo: per loro è solo manfrina e Bergoglio è solo uno che sta imbellettando la solita merce avariata. Mi ricordano un po’ Sergio Romano che, da ambasciatore a Mosca, disse all’allora Presidente del Consiglio De Mita, che il tentativo di Gorbaciov era solo piccola propaganda, che nulla cambiava e non si accorse che tutto stava crollando. Che il tentativo di Bergoglio riesca non è affatto detto ma se i conservatori dovessero nuovamente vincere, la Chiesa potrebbe pagare un prezzo molto alto per questo: Gorbaciov perse, ma l’intero sistema sovietico finì in pezzi. Dopo Bergoglio riesce difficile immaginare un nuovo Pio X o un nuovo Woijtila.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento