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24/06/2015

Quell’antiamericanismo lasciato alle destre


C’è un immagine circolata in questi giorni sui principali media internazionali passata colpevolmente sotto traccia, quasi casuale, ininfluente a capire la mentalità perversa del killer di Charleston. Quella di Dylann Storm Roof che da fuoco alla bandiera degli Stati Uniti. Per chi ignora le correnti profonde della politica statunitense, una manifesta contraddizione. Invece è una delle chiavi di lettura principali per capire una parte dell’odio suprematista bianco pienamente in vigore negli Usa. In via teorica il razzismo bianco dovrebbe difendere una presunta purezza della nazione e della sua etnicità, mentre qui il razzismo viene declinato in critica dell’origine statale-nazionale. Letta tramite chiavi interpretative europee, la politica Usa è una politica “di destra”, imperialista, neoliberista, nazionalista, eccetera (e infatti lo è). Il problema è che la federazione in Stati, la nascita stessa dell’unione, la spinta neoliberista, il processo di globalizzazione, negli Usa sono sempre state caratteristiche fondanti di quella che dovrebbe essere la “sinistra”, il Partito democratico, non a caso definito laggiù “liberal” (mentre da noi liberal dovrebbe connotare un’impostazione politica più vicina alle destre che alle sinistre). E’ la sinistra che da sempre è stata portatrice di quella politica di destra, non la destra repubblicana. Negli Usa la destra repubblicana è la destra anti-statale, quella avversa al dominio centrale di Washington, la destra anti-tasse, quella per cui l’unione in un’unica federazione è *il problema*, non la soluzione. Il parallelo con quanto sta avvenendo in Europa è più che mai calzante. E’ la sinistra liberal europea, quella socialista o post-socialista, la protagonista del processo di costruzione dell’unione tra Stati; è la sinistra liberal europea la rappresentante più coerente dei grandi capitali transnazionali; è la sinistra liberal europea l’alfiere dell’abbattimento del vecchio modello di relazioni industriali in favore del nuovo dogma neoliberista; è il pensiero “di sinistra”, apparentemente democratico, il collante ideologico del processo di accentramento. Nella Ue, come da due secoli negli Usa, non aver compreso questa dinamica sta portando la lotta a questa Unione europea ad essere cavalcata dalle destre di ogni risma populista. La paura di apparire come “sovranisti” impedisce alla sinistra radicale di rompere con questa Ue, di smascherare la costruzione europeista come funzionale al capitalismo transnazionale e dunque irriformabile dall’interno. Il paradosso, similare nella Ue quanto negli Usa, è che ad essere “antieuropeisti”, così come “antiamericani”, sono oggi le destre estreme, invece che le sinistre, che dovrebbero invece comprendere le ragioni di questo rifiuto da parte delle popolazioni vittime dell’accentramento politico-economico. L’aver lasciato alle destre la rappresentanza politica della lotta a Washington ha portato le sinistre statunitensi all’afonia, all’impossibile rappresentanza di qualsivoglia ipotesi di rottura radicale con il neoliberismo made in Usa. Se la sinistra politica s’intesta la rappresentanza di un orizzonte evolutivo di destra, le ragioni della sinistra scompaiono o vengono fagocitate implicitamente in forma alienata (ad esempio il razzismo come forma di difesa dall’impoverimento economico causato dal fenomeno migratorio), e le masse proletarie rifluiscono o nell’ideologia antipolitica o vengono risucchiate nella reazione razzista.

Negli Usa sono le fasce proletarie completamente dis-integrate ed escluse da ogni possibile partecipazione alla cosa pubblica ad essere avverse al controllo di Washington, e questo sembra essere il modello della futura Ue. Un’unione che produce un’unica grande frattura politica: chi difende il processo federalista e chi lo combatte. La lotta a tale processo, che dovrebbe contraddistinguere le sinistre radicali dei paesi europei, viene lasciata al campo delle destre populiste, razziste, piccolo-borghesi. Esattamente come negli Usa, siamo nella paradossale situazione per cui l’opposizione al neoliberismo europeista avviene da destra, mentre la sinistra costruisce o legittima culturalmente il processo di accentramento (anche criticandolo, portando avanti l’assunto che, in ogni caso, meglio dentro che fuori la Ue). L’esempio Usa dovrebbe anche illuminarci sui danni che tale processo genererebbe se lasciato a se stesso. Quello di un rifiuto dello stato di cose presenti cavalcato dalle destre, mentre le sinistre s’incaricano di cementare il consenso europeista legittimandolo, appunto, da sinistra, quindi venandolo di democraticità o progressismo. Questa una delle contraddizioni principali oggi da sciogliere, onde evitare, nel prossimo futuro, di avere anche da noi seguaci di Dylann Storm Roof che bruciano la bandiera Ue dopo aver accoppato qualche migrante in lotta come lui per uscire da una povertà connaturata alla costruzione del sovrastato europeo.

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