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30/06/2015

NATO-Russia, aria di guerra

di Michele Paris

Il vertice NATO andato in scena questa settimana a Bruxelles si è trasformato nell’ennesimo prevedibile festival dell’ipocrisia, con i paesi dell’Alleanza impegnati a dipingere la Russia come il pericolo principale per la sicurezza europea, vista la presunta aggressività mostrata nella questione ucraina. Per esigenze strettamente “difensive”, gli Stati Uniti e i suoi 27 fedeli partner militari hanno così annunciato, tra l’altro, l’avvio di discussioni sulle contromisure da adottare anche nell’ambito degli armamenti nucleari.

Nei racconti relativi ai contenuti del summit apparsi sui media ufficiali in Occidente si sono sprecate le citazioni di anonimi funzionari NATO che hanno riportato le preoccupazioni dei vari paesi membri e dei vertici militari per le decisioni prese recentemente dal presidente russo, Vladimir Putin.

In particolare, l’incontro di mercoledì e giovedì nella capitale belga sarebbe stato motivato dal recente annuncio del Cremlino di volere aggiungere altri 40 missili balistici intercontinentali al proprio arsenale. Washington, inoltre, ha insistentemente puntato il dito contro la Russia - in larga misura senza fondamento - per avere violato il Trattato sulle Forze Nucleari a Medio Raggio (INF), siglato tra USA e URSS nel 1987.

Quest’ultima accusa dovrebbe portare i membri della NATO a formulare una nuova “dottrina nucleare” già nei prossimi mesi, ad esempio incorporando in essa nuove direttive riguardanti il ruolo delle armi nucleari nell’ambito delle esercitazioni militari dell’Alleanza e un’interpretazione aggiornata delle posizioni russe in merito all’uso di questi stessi ordigni.

In altre parole, secondo la versione occidentale, poiché la “dottrina nucleare” NATO attualmente in vigore risale almeno a un decennio fa, quando la Russia era considerata un possibile partner, essa non riflette più la nuova realtà strategica venutasi a creare a causa della rinnovata aggressività di Mosca.

Nelle parole del segretario generale della NATO, l’ex premier laburista norvegese Jens Stoltenberg, “le attività nucleari, gli investimenti nelle proprie capacità nucleari e le esercitazioni in ambito nucleare della Russia fanno parte di un quadro globale nel quale è possibile osservare un paese più risoluto” nella proiezione dei propri interessi.

Lo stesso Stoltenberg giovedì ha messo anche in guardia dal rischio di una ripresa dei combattimenti in Ucraina sud-orientale, ribadendo senza fondamento come la Russia continui a fornire armi e soldati ai separatisti che combattono contro il regime golpista installato a Kiev dall’Occidente.

La responsabilità del clima bellico che si respira in Europa, in sostanza, secondo la NATO sarebbe da attribuire interamente al governo di Vladimir Putin, intento a pianificare una qualche riconquista delle aree sotto la sfera d’influenza sovietica.

Vista la situazione, perciò, diventa legittima praticamente ogni genere d'iniziativa militare volta a contrastare questo fantomatico tentativo di espansione russo che sembrerebbe incombere in primo luogo sui paesi dell’Europa orientale.

Durante il vertice di questa settimana sono stati così confermati alcuni progetti per rispondere all’arroganza di Mosca. Il numero di uomini da assegnare alla cosiddetta Forza di Reazione Rapida è ad esempio salito a 40 mila dai 4 mila previsti inizialmente e in un secondo momento già aumentati fino a 13 mila.

In maniera chiaramente provocatoria nei confronti della Russia, queste forze stazioneranno in vari paesi dell’Europa orientale, come Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania. Inoltre, la NATO dovrebbe istituire una forza di circa 4 mila uomini in grado di mobilitarsi contro ipotetiche manovre russe in maniera ancora più rapida, cioè entro 48 ore.

Nella giornata di martedì, il segretario alla Difesa americano, Ashton Carter, aveva assicurato che gli Stati Uniti forniranno centinaia di veicoli militari, aerei da guerra, droni, carri armati e artiglieria pesante da posizionare in questi stessi paesi. Da qualche mese, poi, dal Pentagono viene avanzata l’idea di stazionare in Europa missili Cruise con testate nucleari, ovviamente puntati verso la Russia.

I preparativi in atto confermano dunque come la NATO stia portando a compimento un vero e proprio riorientamento strategico e militare contro la Russia. Ciò non è dovuto alla crisi in Ucraina - peraltro creata dall’Occidente - ma è bensì un progetto in cantiere da tempo, e accelerato dalla crisi in Ucraina, che non può che essere percepito a Mosca come un’aperta minaccia di guerra e provocare una risposta adeguata.

Le implicazioni degli scenari creati in Europa sono state suggerite da una recente dichiarazione del ministro della Difesa polacco, Tomasz Siemoniak, il quale ha affermato che “il periodo di pace seguito alla Seconda Guerra Mondiale è finito”, lasciando intendere come la classe dirigente occidentale sia pronta per un nuovo conflitto, questa volta potenzialmente combattuto con armi nucleari.

A fronte delle provocazioni e dell’ostentato atteggiamento di unità, in Occidente e all’interno della stessa NATO vi sono divisioni e conflitti sulla strategia da perseguire nei confronti della Russia. I disaccordi, evidenti anche dallo scarso entusiasmo con cui alcuni paesi hanno sacrificato i propri interessi economici dando il proprio assenso al recente prolungamento delle sanzioni contro Mosca, restano per il momento in secondo piano nei confronti del rispetto formale dell’alleanza strategica che li lega agli Stati Uniti.

Sanzioni e minacce militari, d’altra parte, invece di isolare la Russia la stanno spingendo sempre più a guardare a Oriente, in particolare verso la Cina, e ai paesi emergenti (BRICS), nel quadro di una crescente integrazione, soprattutto economica, da cui è un’Europa già in affanno che rischia di essere esclusa.

Con l’evoluzione di queste dinamiche, a Londra come a Parigi, a Berlino come a Roma, i governi occidentali saranno chiamati a scegliere fra la cooperazione pacifica e il percorso di guerra e distruzione preparato dall’impero in declino.

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