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27/06/2015

Libia - Tobruk accetta la bozza Leon: riaperto il dialogo con Tripoli

di Chiara Cruciati – Il Manifesto

Una qua­lità che certo non manca all’inviato Onu per la Libia, Ber­nar­dino Leon, è la capar­bietà: dopo l’umiliazione rime­diata a Ber­lino il 9 giu­gno, quando il governo di Tobruk rifiutò la quarta bozza di accordo delle Nazioni Unite, ripar­tono i nego­ziati tra i due par­la­menti del paese. Tea­tro del dia­logo torna ad essere il Marocco: le dele­ga­zioni di Tri­poli (il movi­mento isla­mi­sta Fajr Libya) e di Tobruk (l’esecutivo rico­no­sciuto dalla comu­nità inter­na­zio­nale) sono arri­vate tra gio­vedì e ieri per discu­tere la pro­po­sta di due set­ti­mane fa.

A favo­rire l’ennesima svolta nel caos libico è stata la deci­sione del par­la­mento di Tobruk di accet­tare, mer­co­ledì sera, la bozza redatta da Leon. Un via libera che ha gene­rato rin­no­vato entu­sia­smo al Palazzo di Vetro, con Leon che dal resort di Skhi­rat (dove si aprirà il tavolo del nego­ziato) sban­diera «una solu­zione vicina»: «Il fatto che tutti i par­te­ci­panti abbiano accet­tato la bozza come base per una solu­zione defi­ni­tiva è estre­ma­mente inco­rag­giante», ha detto ieri alla stampa.

Un via libera che, però, resta zoppo: Tobruk ha messo le mani avanti e chie­sto «modi­fi­che» alla quarta bozza d’accordo, rite­nuta troppo sbi­lan­ciata a favore dei rivali isla­mi­sti. La pro­po­sta Leon pre­vede la for­ma­zione di un governo di unità nazio­nale, a tempo deter­mi­nato (un anno), con un con­si­glio dei mini­stri gui­dato da un trium­vi­rato rap­pre­sen­ta­tivo delle due fazioni rivali; la for­ma­zione di una Camera dei Rap­pre­sen­tanti (ovvero l’attuale par­la­mento di Tobruk) con potere legi­sla­tivo e di un Alto Con­si­glio di Stato (120 mem­bri di cui 90 pro­ve­nienti dal par­la­mento isla­mi­sta di Tri­poli) con potere con­sul­tivo; e l’integrazione in un unico eser­cito delle due forze armate.

La bozza era stata accolta posi­ti­va­mente da Tri­poli, ma riget­tata all’ultimo momento da Tobruk che accu­sava Leon di essersi pie­gato alle richie­ste isla­mi­ste e aver con­cesso agli avver­sari un potere ecces­sivo: l’Alto Con­si­glio avrebbe la facoltà di emet­tere pareri vin­co­lanti, ovvero di appro­vare o boc­ciare i dise­gni di legge della Camera. Ora, però, quella stessa pro­po­sta torna sul tavolo, accom­pa­gnata dal plauso della comu­nità inter­na­zio­nale che vede in un governo di unità la rispo­sta alla crisi libica e all’emergenza migranti, reale preda di Unione Euro­pea e Nazioni Unite. Che, cie­ca­mente e col­pe­vol­mente, attri­bui­scono le stragi nel Medi­ter­ra­neo all’assenza dello Stato in Libia e spe­rano che un nuovo ese­cu­tivo per­met­terà di imple­men­tare l’operazione navale EuNa­v­For, appro­vata lunedì da Bru­xel­les per fer­mare le imbar­ca­zioni di dispe­rati diretti in Europa.

Eppure i due par­la­menti libici, divisi in tutto, paiono vicini pro­prio nella rea­zione al piano Ue: la sovra­nità della Libia è una linea rossa inva­li­ca­bile. E se Tri­poli ha già mani­fe­stato le pro­prie riserve in merito, lunedì, aprendo il fuoco con­tro un bar­cone, Tobruk ha minac­ciato raid aerei nel caso di ingresso nelle acque ter­ri­to­riali libi­che di navi europee.

In tale con­te­sto si apre il nego­ziato maroc­chino, debo­lis­simo per­ché super­fi­ciale, alie­nato dalla reale situa­zione del paese. Se è vero che il potere “uffi­ciale” nel post-Gheddafi appare diviso a metà, tra Tobruk e Tri­poli, la realtà sul ter­reno è diversa: la Libia è smem­brata in una miriade di auto­rità rivali sul piano reli­gioso ed etnico, mili­zie armate, tribù, orga­niz­za­zioni isla­mi­ste che coprono l’ampio spet­tro degli incubi occi­den­tali, dall’Isis ad al Qaeda nel Magh­reb Islamico.

Di gruppi (molti armati durante l’operazione Nato con­tro il Colon­nello, nel 2011) ne esi­ste­reb­bero almeno 1.700. Laici, isla­mi­sti, seces­sio­ni­sti, libe­rali. Ideo­lo­gie diverse ma obiet­tivi comuni: con­trollo del ter­ri­to­rio e delle immense risorse ener­ge­ti­che libi­che. Ogni mili­zia, ogni tribù va alla cac­cia di alleanze pro­fit­te­voli, con Tri­poli o Tobruk, per garan­tirsi il con­trollo del traf­fico d’armi da Ciad e Niger o quello del greggio.

La Libia è tor­nata il paese della “tri­ba­liz­za­zione” pre-Gheddafi: tal­mente fram­men­tata in auto­rità avver­sa­rie, geo­gra­fi­ca­mente divisa tra tribù rivali, che pen­sare di risol­vere le innu­me­re­voli guerre civili che la scuo­tono con un governo Tripoli-Tobruk appare inge­nuo. Per que­sto nei giorni scorsi Leon ha incon­trato a Misu­rata le mili­zie armate attive a ovest, per discu­tere di ces­sate il fuoco locali e scam­bio di prigionieri.

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